Racconti europei

Conference League, la storia della coppa: prima volta senza un’italiana

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Dalla notte di Tirana, alla disfatta di Atene: ecco tutti i drammi, gioie e ripercorsi storici di questa competizione
Federico Grimaldi
Federico Grimaldi

Nata nel 2021 per dare voce anche ai sogni delle "piccole", la Conference League si è presto trasformata in un teatro vibrante di emozioni, in cui tradizione e sorpresa si intrecciano sotto le luci europee. Una competizione giovane, ma già ricca di storie da raccontare. A scrivere il primo capitolo è stata la Roma di José Mourinho, che nel 2022 ha alzato il trofeo a Tirana, restituendo al calcio italiano un titolo europeo dopo più di un decennio.

L’anno seguente, nel 2023, è toccato al West Ham: gli Hammers hanno trionfato a Praga con un gol all’ultimo respiro, regalando a Londra un trofeo europeo atteso da 58 anni. Nel 2024, la Fiorentina ha accarezzato il sogno, ma si è dovuta inchinare all’Olympiacos in una finale decisa ai supplementari, colpita al cuore da un destino che sembrava scritto per i greci. Ed eccoci al 2025, un’edizione che rompe la continuità: per la prima volta nessuna squadra italiana è presente in finale. Dopo anni di protagonismo tricolore, l’Italia guarda da lontano, spettatrice di un duello che parla altre lingue, in attesa di tornare presto a scrivere un nuovo capitolo.

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— Muk (@CFC_Muk) May 26, 2025

Conference League, prima vittoria storica per la Roma di Mourinho

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Era il 25 maggio 2022 quando la Roma scrisse una pagina eterna nella sua storia. Nella notte albanese di Tirana, sotto un cielo teso di emozione e bandiere giallorosse, la squadra di José Mourinho conquistò la prima edizione della Conference League. Un gol di Nicolò Zaniolo, carezza e graffio al tempo stesso, bastò per domare il Feyenoord e far esplodere la gioia di un popolo che attendeva da troppo.

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Non era solo un trofeo, era una liberazione: il primo titolo europeo della Roma, il coronamento di un cammino fatto di passione, fatica e riscatto. Mourinho, ancora una volta profeta d’Europa, si inginocchiò sul prato con le lacrime agli occhi — non per il numero di coppe vinte, ma per ciò che quella significava. Fu una notte che fermò il tempo, in cui la Roma non fu soltanto una squadra, ma il cuore pulsante di una città che sognava da una vita.

Il doppio tentativo fallito della Viola

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La Fiorentina ha sfiorato la gloria due volte, accarezzandola con dita tremanti, solo per vederla svanire all’ultimo respiro. Nel 2023, a Praga, la Viola tornava su un palcoscenico europeo che le mancava da troppo tempo. L'avversario era il West Ham, e la partita, un dramma in tre atti: sofferenza, pareggio, beffa. Il gol di Bowen al 90' spezzò un sogno che sembrava finalmente possibile. Ma la squadra di Vincenzo Italiano non si è arresa, e un anno dopo, nel 2024, eccola di nuovo in finale, stavolta contro l’Olympiacos, ad Atene.

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Una sfida ruvida, tesa, estenuante, che si trascinò ai supplementari. Ancora una volta, il destino fu crudele: El Kaabi, con un colpo di testa letale, scrisse la parola fine. Due finali, due cuori spezzati, ma anche due viaggi che hanno ridato alla Fiorentina il profumo d’Europa e la dignità delle grandi. Perché perdere così, lottando fino all’ultimo, è un modo nobile di restare nella storia.

Conference League, la prima finale senza un'italiana

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Per la prima volta da quando la Conference League ha visto la luce, la finale non parlerà italiano. Dopo tre edizioni in cui l’Italia era sempre arrivata fino in fondo - con la Roma trionfante nel 2022 e la Fiorentina finalista per due anni di fila - quest’anno il sipario si apre senza colori azzurri. A contendersi il trofeo saranno il Betis Siviglia e il Chelsea, due squadre pronte a giocarsi il tutto per tutto, oggi, in una sfida che promette scintille e prestigio.

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La Fiorentina ha sfiorato ancora una volta la finale, ma sulla sua strada ha trovato proprio il Betis, che l’ha piegata con cinismo e qualità. Così, l’ultimo atto della Conference 2025 parlerà spagnolo e inglese, non più il linguaggio passionale e struggente del calcio italiano. Una pausa, forse solo momentanea, in una storia europea che l’Italia aveva iniziato scrivendo a lettere maiuscole.