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Il tifo

Coreografie, cori e passione: Aston Villa-Bologna vista con l’occhio del tifoso

Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi
La trasferta degli emiliani al Villa Park raccontata dagli spalti: tra cori, bandiere e coreografie, i tifosi rossoblù sfidano il settore ospiti inglese con la passione e l’orgoglio di chi vive il calcio come un vero pellegrinaggio
00:33 min

Birmingham, giovedì 25 settembre, ore 21. Tutto pronto per il debutto in Europa League del Bologna di Vincenzo Italiano contro l’Aston Villa di Unai Emery. Non c’è bisogno di consultare statistiche e pronostici per capire cosa significhi davvero una notte europea come questa. Gli inglesi restano i favoriti, nonostante l’avvio deludente in Premier League, ma un manipolo di tifosi rossoblù sta per sbarcare in Inghilterra.

Villa Park, la roccaforte dei Villains, sorge a pochi passi di distanza dalla casa Ozzy Osbourne: tifoso illustrissimo, Principe delle Tenebre, icona di Birmingham. Ma a risuonare sugli spalti, questa volta, saranno i cori che annunciano l’arrivo dei felsinei. Solo 750, questa volta, ma si faranno comunque sentire.

Aston Villa-Bologna, la trasferta

I tifosi in trasferta sono a una specie di viaggiatori a sé: sciarpe ben legate al collo, c’è chi parte su voli low cost in orari disumani, chi affronta lunghe ore di pullman, chi si inventa itinerari improbabili pur di non mancare all’appuntamento. Una trasferta europea non è mai solo un viaggio: è un pellegrinaggio laico che prevede sveglie all’alba e rientri appesantiti dal pensiero dell’ufficio all’indomani. Per i fedelissimi che macinano chilometri al seguito della propria maglia, è già quasi una vittoria essere qui. Ma nel cuore, tra una pinta al pub e un mignon nascosto in tasca, resta viva la speranza di portarsi a casa i tre punti.

Birmingham, nelle ore precedenti alla partita, si tinge di rossoblù. Cori improvvisati in italiano rimbalzano da un locale all’altro, le bandiere spuntano tra le strade che dal centro portano allo stadio, mentre gli automobilisti di casa mostrano il dito medio. Nonostante la pioggia leggera e l’umidità delle Midlands occidentali, l’entusiasmo emiliano non si spegne.

Villa Park, la casa dei Villains

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Culla della Rivoluzione industriale, dopo Londra, BirminghamBrum per i local – è la seconda città più grande d’Inghilterra e del Regno Unito. Qui, nel marzo 1874, nasce l’Aston Villa: nella città che tra qualche lustro sarà la patria di J.R.R. Tolkien e dei Peaky Blinders. Sono proprio quelli gli anni d’oro dei Claret & Blue, che riusciranno a conquistare 6 dei loro 7 campionati complessivi. Con il tempo, i Villains diventeranno una delle presenze più longeve nella massima serie britannica e una delle tifoserie più rumorose in un football sempre più restrittivo verso i fan.

Ancora oggi, l’Aston Villa resta la squadra più seguita nelle Midlands. Tra i sostenitori più illustri spicca il Principe William, che in più di un’occasione ha infranto il protocollo reale in nome della fede calcistica. La casa dei Villains è Holte End, il settore più famoso del Villa Park, dietro una delle porte. Lì, i tifosi ospitanti fanno sentire la loro voce: non cantano solo per esultare, ma perché i cori sono parte integrante del loro essere. “Villa till I die”, dicono loro: un inno da pelle d’oca, che non ha bisogno di traduzione.

Il settore ospiti, la balotta rossoblù

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Se questa volta i tifosi ospiti saranno poche centinaia, non bisogna dimenticare che anche Leonida alle Termopili si presentò con soli 300 uomini a fronteggiare un esercito immenso. “Un suicidio”, lo definiscono di solito gli insegnanti di greco nelle classi di ginnasio, notoriamente tra le creature più insensibili del pianeta. Eppure, arroccato nel remoto settore ospiti, è proprio così che si sente un tifoso durante una sciarpata: “Venite a prenderci”. Un gesto meno spettacolare della pirotecnica messa in scena dall’Aston Villa per salutare l’ingresso in campo della squadra, ma sicuramente più genuino.

Si è lontani da casa, e si sente: nell’attesa che sembra interminabile, negli sguardi complici che i “figli di Bulgarelli” si scambiano mentre passano i controlli e varcano i tornelli. La tifoseria del Bologna è tra le più antiche e radicate d’Italia. Al Dall’Ara come in trasferta, i gruppi organizzati danno vita a coreografie, sventolano bandiere e intonano cori che non si interrompono mai. È un tifo che vive della memoria storica dei sette scudetti del club e dell’eco dei passi dei Mods in marcia nelle città vuote all’alba, ma soprattutto del senso di appartenenza a una città che si identifica nei suoi colori, da rappresentare con orgoglio in Italia e in Europa. E dentro il settore ospiti di Villa Park, contro una squadra favorita dai pronostici e sostenuta da migliaia di voci, l’atmosfera non può che essere da guerra civile. Il risultato lo deciderà il campo; per chi c’era, male che vada, resterà sempre il vanto di essere stati dalla parte di Leonida.