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Il tifo

Coreografie & tifosi: LA Galaxy e Vancouver Whitecaps, atmosfere a confronto

LA Galaxy Vancouver Whitecaps
LA Galaxy e Vancouver Whitecaps rappresentano due stili di tifo opposti: uno legato alla tradizione, l’altro alla performance collettiva. Ma entrambi raccontano un modo autentico e diverso di vivere il calcio

Anche nell’MLS c’è chi canta con la mano sul cuore, e chi lo fa lanciando coriandoli e accendendo fumogeni. LA Galaxye Vancouver Whitecaps, pur separate da uno storico di trofei e da due concezioni opposte di tifo, mettono in scena due versioni diverse dello stesso spettacolo: il calcio come rito, ma con linguaggi, ritmi e colori profondamente diversi.

LA Galaxy: coreografie sobrie, cuore pieno

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I tifosi del LA Galaxy sventolano il loro passato (recente, ma comunque un passato) come una bandiera: qui si è fatta la storia dell’MLS, qui hanno giocato Beckham, Donovan, Zlatan. E il tifo, come la squadra, ha un’identità precisa e stratificata, fatta di rituali, gruppi organizzati e una tradizione che risale agli albori della lega.

I Galaxians, nati nel 1996 – gli stessi anni della fondazione del club – sono i sostenitori più antichi dei Galaxy. Il loro posto è nel settore Nord-Ovest dello StubHub Center, sezione 124, proprio dietro un grande striscione dorato che recita “Galaxians”. Indossano maglie dorate, battono i tamburi, cantano cori cadenzati e rivendicano con orgoglio il loro motto: Loyalty. Pride. Tradition. Sono il gruppo più piccolo, ma anche il più fedele. Per chi cerca l’essenza originaria del tifo californiano, loro sono il punto di partenza.

L.A. Riot Squad, invece, nasce nel 2001 da una scommessa: l’allora portiere Kevin Hartman sfidò alcuni tifosi a fondare un gruppo organizzato, promettendo un barile di birra in caso di successo. I tifosi accettarono. L’anno dopo nacque LARS e il portiere mantenne la promessa. Oggi abitano nelle sezioni 137 e 138, nel settore Sud-Est dello stadio, vestiti di nero e con un’ironia un po’ British che li rende il lato più dissacrante della tifoseria. Hanno uno stile caustico, goliardico, molto lontano dalle teatralità da curva sudamericana – ma con un’identità ben definita.

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Angel City Brigade è invece l’anima latina del tifo Galaxy. Occupano il settore Nord, proprio dietro la porta, dove sventolano bandiere a strisce e a scacchi nei colori bianco, blu e oro. Indossano magliette bianche – spesso quelle ufficiali della squadra – e sono facilmente riconoscibili da un enorme striscione con la scritta Angel City Brigade. Sono il gruppo più viscerale, il più coinvolgente a livello sonoro e coreografico. Un tifo trascinante, con un'impronta calda e passionale.

Le coreografie sono essenziali, ma funzionano. Niente sovraccarichi visivi: solo messaggi netti, colori istituzionali, striscioni che sembrano affermazioni di principio. Come quel “BLUE WHITE AND GOLD” disteso su tutto il settore. L’atmosfera allo stadio è organizzata, pulita, quasi da evento corporate – se non fosse per l’occasionale flare e per il pathos infuocato del derby El Tráfico contro il LAFC. È una tradizione ordinata, solida, dove il tifo sembra dire: “Noi siamo arrivati per primi. E non abbiamo bisogno di urlarlo”.

Vancouver Whitecaps: Colori, cori e caos organizzato

Dall’altra parte del confine, la musica cambia: si alza il volume, si moltiplicano le voci, si accendono i colori.

Al BC Place, le coreografie sono vere e proprie installazioni visive. Il tifo dei Whitecaps ha il respiro di una festa collettiva, potente da vedere e da sentire: coriandoli, bandiere, tamburi e una curva sempre in piedi. L’atmosfera? Molto più vicina a quella delle curve europee che a certi standard nordamericani. A Vancouver, il tifo non si limita a sostenere: mette in scena.

I Southsiders, fondati nel 1999 quando la squadra si chiamava ancora Vancouver 86ers, ne sono il cuore pulsante. Nati come un piccolo gruppo di sconosciuti, si sistemarono dietro la porta sud dello Swangard Stadium, strategicamente a metà tra il chiosco della birra e il portiere avversario – nelle loro grinfie per tutto il secondo tempo.

Il loro motto è chiaro e diretto: Sing. Drink. Victory! Tanto semplice che non serve aggiungere altro.

Ma il panorama del tifo biancoblu è variegato, e comprende altre realtà, diverse ma complementari, ciascuna con una voce ben riconoscibile.

The Sisters è il gruppo inclusivo per eccellenza: uno spazio sicuro per sorelle, alleate e per chiunque viva il calcio con passione e consapevolezza.

Lottano contro ogni forma di odio, ingiustizia, omofobia e misoginia, e promuovono una cultura del tifo attenta, rispettosa – ma non per questo meno rumorosa. “Un grande cuore porta con sé una voce forte”, affermano. E i giocatori lo sanno bene.

Vancouver Albion, invece, è il primo gruppo giovanile dei Whitecaps. Nato nel 2020 durante il lockdown, quando un gruppo di adolescenti si riunì su FIFA 20 per giocare sotto il nome di “Albion” – un riferimento ironico alla Gran Bretagna – oggi è una presenza reale sugli spalti, nelle sezioni 201 e 254. Dal virtuale al concreto: quando i Caps sono tornati in campo nell’agosto 2021, loro erano già lì ad accoglierli.

Poi ci sono gli RCB – Rain City Brigade, nati nel 2010 da un gruppo di amici con una birra in mano e la voglia di dare un senso più ampio al proprio tifo. Quello che era iniziato come un ritrovo tra amici è diventato un punto fermo: ogni match è un evento sociale, un’occasione per vivere lo sport come comunità.

E sullo sfondo, costante e infiammata, c’è la Cascadia Cup: la rivalità con Seattle Sounders e Portland Timbers che trasforma ogni derby in una saga calcistica dal sapore epico.

Se Los Angeles si affida alla sua leggenda, Vancouver risponde con una celebrazione corale, inclusiva, orizzontale. Una festa sonora, visiva, identitaria. E forse, proprio per questo, più contemporanea.

Chi vince sugli spalti?

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In fondo, quelle di LA Galaxy e Vancouver Whitecaps sono due visioni opposte – ma ugualmente affascinanti – di stare allo stadio e, in fondo, nel mondo.

A Los Angeles il tifo è identitario, radicato, con lo sguardo rivolto al passato e un rispetto quasi liturgico per il presente. A Vancouver è più liquido, spontaneo, pop: ogni partita è un evento, ogni curva una tela bianca da colorare. LA celebra la continuità. Vancouver, la performance.

Se vai allo stadio per sentirti parte di qualcosa di antico, costruito nel tempo e legato a una mitologia calcistica, allora LA Galaxy è il tuo posto. Se invece sogni cori assordanti, fumogeni, bandiere e un’energia che ti scorre nelle vene dal primo all’ultimo minuto, prenota un volo per Vancouver.