Zero titoli

Il calcio più puro, il destino più crudele: l’Arsenal e il vuoto sotto la coppa

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Tanto bel gioco, ottimi risultati, ma ancora una volta nessun titolo per i Gunners
Federico Grimaldi
Federico Grimaldi

Anche quest’anno l’Arsenal ha camminato con eleganza tra i giganti d’Europa. Secondi in Premier League, dietro solo a un Liverpool implacabile, e spinti fino alla soglia della finale di Champions, dove il sogno si è infranto a un passo dalla gloria. Con Arteta in panchina come architetto di un calcio raffinato e coraggioso, i Gunners hanno emozionato, dominato, illuso. Ma alla fine, tolto il Community Shield vinto nell’estate 2023, resta solo il vuoto di un’altra stagione senza trofei. Il loro è un progetto che affascina, ma che continua a cercare il suo compimento. E così, ancora una volta, bellezza e dolore si intrecciano nel rosso dell’Arsenal.

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— adidas UK (@adidasUK) May 15, 2025

L’eleganza non basta: per l’Arsenal di Arteta, ancora zero trofei

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Da quando ha preso in mano l’Arsenalnel dicembre 2019, Mikel Arteta ha ridato identità, orgoglio e visione a una squadra che si era smarrita dopo l’addio di Arsène Wenger. Con la calma di un pensatore e la tenacia di un guerriero, ha costruito un progetto ambizioso, fatto di gioco pulito, giovani talenti e una filosofia offensiva che ha spesso incantato l’Inghilterra e l’Europa. In questi anni ha messo in bacheca tre trofei - due Community Shield e una FA Cup - ma il grande salto, quello che separa le belle promesse dalla vera grandezza, ancora non è arrivato. Il problema è che, pur essendo arrivati vicinissimi al traguardo, manca sempre qualcosa. Quest’anno, nonostante una stagione eccellente chiusa al secondo posto dietro il Liverpool e una corsa fino alla semifinale di Champions League, l’Arsenal ha nuovamente chiuso senza alzare alcun trofeo.

Arsenal

E allora la domanda torna a galla, scomoda ma inevitabile: è Arteta a non essere più l’uomo giusto per completare l’opera, o è semplicemente una questione di rinforzi mancati? Perché ciò che è mancato in questa squadra, anche agli occhi dei più indulgenti, è una punta vera, un numero 9 in grado di trasformare la bellezza in cinismo. Gli infortuni non hanno aiutato: Gabriel Jesus, Havertz e persino Thomas Partey hanno avuto stop pesanti, spezzando spesso il ritmo nei momenti decisivi. L’Arsenal è tornato tra le grandi d’Europa, ma non è ancora tornato a vincere da grande. Perché la bellezza, nel calcio, emoziona. Ma solo i trofei restano.

Alla ricerca di un campionato, che ormai manca da più di 20 anni

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Il ricordo dell’Arsenal degli Invincibili sembra ormai lontano, quasi un sogno irraggiungibile, seppur vivido nella memoria dei tifosi più anziani. Quella squadra, che nel 2004 fece storia restando imbattuta in tutta la Premier League, sembrava destinata a diventare un mito eterno. Capitanata da Patrick Vieira, con Thierry Henry, Robert Pirès e Dennis Bergkamp a fare la differenza, l’Arsenal incuteva timore in tutta Europa. L’anno successivo, una cavalcata fino alla finale di Champions League contro il Barcellona aveva confermato il suo status da grande, ma fu lì che il sogno si infranse, in un confronto che vide il Barcellona trionfare con un 2-1 indimenticabile. Da allora, quella magnificenza è diventata un ricordo che sembra sempre più distante.

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Come non ricordare l’anno scorso, quando l’Arsenal chiuse la stagione con 89 punti, il secondo punteggio più alto della sua storia, ma ancora una volta, per l’ennesima volta, dovette cedere il passo al Manchester City. Era l’occasione che sembrava finalmente quella giusta: una squadra affamata, talentuosa, capace di dominare il campionato con bellezza e determinazione. Ma, nonostante tutto, la Premier League rimase un sogno irraggiungibile, sfuggito di mano come sabbia.

Ancora una volta, i Gunners si fermarono a un passo dalla gloria, nell’ombra di un titolo che sembrava appartenere a loro, ma che il destino ha riservato ad altri. Ogni anno, quel sogno torna a brillare negli occhi dei tifosi, eppure l’Arsenal non riesce mai a completare il viaggio. Il sogno della Premier League, tanto agognato, sembra sempre più lontano, eppure ogni stagione si rinnova la speranza che sia quella giusta. Ma, ancora una volta, l’alba di una nuova annata di gloria è rimasta nell’oscurità della delusione.

Arsenal, Arteta è l'uomo giusto per tornare a sognare

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Mikel Arteta è l’uomo giusto per l’Arsenal, l’architetto di un sogno che si sta lentamente costruendo. Sotto la sua guida, il club ha riscoperto il proprio vigore, tornando tra le prime quattro d’Europa, sfidando e abbattendo giganti come il Real Madrid con la grazia di chi sa dove vuole arrivare. Ogni gesto, ogni passaggio, ogni strategia sembra parlare una lingua che si fonde con l’anima dell’Arsenal, e la simbiosi tra Arteta e la squadra è ormai indissolubile. Il gioco è lì, visibile, concreto, ma manca ancora quella scintilla, quella concretezza sotto porta che solo un bomber d’area potrebbe colmare.

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Se il destino si schiererà finalmente dalla parte dei Gunners, e gli infortuni smetteranno di mietere vittime, il sogno di tornare a sollevare un trofeo sembra meno lontano. Ma in un’epoca in cui tutto può cambiare in un battito di ciglia, ripartire da zero con un altro allenatore sarebbe come rinunciare alla bellezza di un progetto già nato, come lasciarsi sfuggire una stella che finalmente brilla dopo tanto buio. Arteta è il filo che lega il passato, il presente e il futuro dell’Arsenal. Con lui, il sogno è più vicino, e la sua presenza è il segno che la vera grandezza è a portata di mano.