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Inter–Slavia Praga: dal campo alla tavola, chi vince la sfida gastronomica?

Inter Slavia Praga
Non è solo calcio: a tavola Milano schiera risotto, ossobuco e panettone, mentre Praga risponde con guláš, knedlíky e birra. Una sfida tra classe e rusticità che lascia il verdetto al gusto
Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi

Milano, martedì 30 settembre, ore 21.00. Alla Scala del calcio è tutto pronto per la seconda giornata di Champions League. Va in scena Inter-Slavia Praga. Mentre i tifosi fluiscono sugli spalti del Meazza e lo speaker inizia ad annunciare le formazioni, per chi non è riuscito ad accaparrarsi un biglietto, nelle case meneghine come in quelle boeme è pronto in tavola.

Sul campo, i nerazzurri vicecampioni d’Europa partono strafavoriti: puntare sulla squadra di Chivu sembra un po’ come servire un piatto di risotto allo zafferano in una serata d’autunno, accompagnandolo a un vino rosso corposo. Ma lo Slavia Praga sa essere un avversario insidioso, e può sempre capitare l’ospite che preferisce la sincerità robusta di un buon gulasch accompagnato da una pinta di birra. Ci siamo immaginati cosa accadrebbe se Inter-Slavia Praga si giocasse sulla tavola: i piatti forti del Biscione, contro quelli della città del Golem.

Inter Slavia Praga

Primo tempo: l’Inter mette in campo la tradizione milanese

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I padroni di casa scendono in campo con il loro classico 3-5-2, consegnando le chiavi della difesa alla cassöeula: elaborata e ipercalorica, a base di verze e di praticamente qualsiasi taglio di carne di maiale, compresa la salsiccia. A centrocampo, c’è ovviamente la cotoletta: croccante, imponente e titolarissima, top player di fama tale da essere citata già in un documento del 1148, gelosamente custodito nella Basilica di Sant’Ambrogio.

Sulle fasce corrono i mondeghili, le polpettine di carne, pane e uovo che fanno tanto pranzo della domenica, e i rostin negàa, in italiano gli arrosti annegati, un succulento secondo piatto di carne di vitello cucinato a cottura lenta con burro, brodo e vino bianco. In attacco, un’altra certezza: la coppia ossobuco con gremolada e risotto alla milanese, dorato come la Madonnina.

A difendere la porta, non può che esserci il panettone: un dolce che non ha bisogno di presentazioni, sicuro e burroso, guarnito da un ricciolo di mascarpone. L’Inter a tavola cala le sue carte migliori: i piatti che un tempo rimettevano al mondo chi doveva lavorare al freddo, oggi sono il comfort food di chi si siede sugli spalti nonostante la scighera.

Inter Slavia Praga

Secondo tempo: lo Slavia Praga risponde con sostanza e birra

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Ma i cechi ci tengono a fare bella figura, e schierano un robusto 4-4-2. A guidare la difesa c’è il celebre prosciutto, il piatto più conosciuto della città delle cento torri, arrostito su uno spiedo, tagliato al coltello e servito con contorno di patate. A centrocampo fanno girare la palla la svíčková, carne di manzo brasata con salsa cremosa e panna, e i knedlíky, gnocchi di pane che accompagnano quasi ogni portata. In attacco troviamo il goulash, lo spezzatino speziato nato in Ungheria ma ormai un must degli inverni sul Danubio.

Tra i pali, non può che esserci il trdelník: un filoncino di pane dolce, ricoperto da una generosa dose di zucchero e cannella, che viene cucinato avvolgendo l’impasto su un fuso di legno e facendolo cuocere a fuoco vivo. Quella degli ospiti di Praga è una cucina ricca, abbondante e gratificante, che ricorda l’atmosfera festosa di un birrificio in una fredda sera d’inverno.

Supplementari: classe vs solidità

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Chi vince tra Milano e Praga? È un confronto polarizzante fino alla fine: il momento del digestivo. Amaro Ramazzotti per i milanesi, Becherovka per i boemi. La classe della Milano da bere anni ’80 contro il sapore erbaceo e dolce amaro della città di Kafka. A tavola è questione di gusti, sul campo che vinca il migliore.