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Come se non bastasse l'umiliante sconfitta per 5-0 contro l'Inghilterra, subita in casa lo scorso 9 settembre, i guai non sono ancora finiti per la Serbia: la nazionale di Luka Jovic e Dusan Vlahovic, infatti, è stata anche sanzionata dalla FIFA con una multa di 85.000 euro e l'imposizione della capienza ridotta in occasione del prossimo impegno, in programma per l'11 ottobre contro l'Albania. Il motivo è il comportamento tenuto da alcuni tifosi serbi durante e subito dopo la partita, dentro lo stadio e negli immediati dintorni.
Come riferisce la federazione calcistica serba, le motivazioni dei provvedimenti draconiani presi dalla FIFA nei confronti della Serbia sono da ricercare in quanto accaduto non tanto in campo, malgrado l'espulsione di Milenkovic al 72', quanto sugli spalti e intorno allo stadio Rajko Mitić. I tifosi serbi, infatti, si sono distinti fin dai primi minuti del match, causando l'interruzione degli inni nazionali. La partita è poi continuata in un clima di tensione, tra lancio di oggetti dalle gradinate, utilizzo di laser come elemento di disturbo e, ancor più grave per l'immagine del torneo, un atteggiamento discriminatorio che si è manifestato con gesti e cori inappropriati contro la squadra ospite.
Il Consiglio disciplinare della FIFA, quindi, come del resto ci si poteva aspettare, ha denunciato violazioni dell'obbligo di garantire "ordine e sicurezza dentro e intorno allo stadio": le sanzioni comminate alla nazionale ospitante consistono, oltre alla multa di 85.000 euro, nell'obbligo di giocare la prossima partita, contro l'Albania, con una riduzione di almeno il 20% degli spettatori. Quello contro l'Albania, in particolare, è già di per sé un incontro delicato, sia a causa delle tensioni mai veramente spente che attraversano l'area balcanica dagli anni '90, sia per i precedenti: nemmeno un anno fa, la Serbia era stata punita con una multa ancora più alta e con il divieto di trasferta per due mesi, dopo che alcuni tifosi avevano tentato di dare fuoco a una bandiera albanese.
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