Scontro aperto

Manchester City nella bufera: azione legale dei tifosi contro gli abbonamenti

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La nuova policy imposta dalla società non piace ai supporters che si sentono traditi dalle scelte sulla sottoscrizione delle tessere
Federico Grimaldi
Federico Grimaldi

Tensione sempre più crescente tra il Manchester Citye una parte della sua tifoseria: un gruppo di sostenitori, riuniti sotto il nome Trade Union Blues, ha intentato un’azione legale contro il club per la nuova politica sugli abbonamenti stagionali, definita "discriminatoria e penalizzante". Al centro della protesta c’è il nuovo regolamento che impone agli abbonati di assistere ad almeno 16 partite casalinghe, limitando anche la possibilità di cedere i biglietti. Una scelta che, secondo i tifosi, ignora le esigenze di chi vive condizioni particolari, come disabilità, turni di lavoro o responsabilità familiari. Il caso è ora nelle mani dello studio legale Leigh Day, pronto a contestare la norma sulla base dell’Equality Act del 2010.

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— Trade Union Blues (@tradeunionblues) June 10, 2025

Manchester City, il nuovo regolamento sugli abbonamenti fa infuriare i tifosi

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Il Manchester City ha recentemente introdotto una nuova politica per gli abbonamenti stagionali, che ha sollevato forti polemiche tra i tifosi. La regola stabilisce che ogni abbonato debba presenziare ad almeno 16 partite casalinghe di Premier League per poter rinnovare l’abbonamento nella stagione successiva. Inoltre, solo sei di queste partite potranno essere cedute ad amici o restituite al club per la rivendita. Una modifica che, secondo molti supporter, penalizza pesantemente chi non può garantire la presenza costante, per motivi legati a salute, lavoro o responsabilità familiari.

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A guidare la protesta c’è il gruppo Trade Union Blues, composto da tifosi iscritti al sindacato, che ha incaricato lo studio legale Leigh Day di avviare un’azione contro il club. Secondo gli avvocati, questa politica viola l’Equality Act del 2010, in quanto applica criteri rigidi che svantaggiano gruppi protetti come persone con disabilità, lavoratori precari o famiglie con carichi di cura. La questione è diventata particolarmente delicata perché, a differenza di club come Liverpool e Arsenal, che pure prevedono obblighi di presenza, il Manchester City impone limiti più restrittivi e meno flessibili. Il club, per ora, non ha rilasciato commenti ufficiali ma il malcontento tra i tifosi continua a crescere.