Il confronto

Mondiale per Club: Porto-Palmeiras è anche lo scontro tra Portogallo e Brasile

porto palmeiras
Dai Pentacampeões del calcio samba a quello di ora, in declino dopo un secolo di trionfi. Dall'altra parte il Paese della Seleção das Quinas, ormai una delle potenze del calcio mondiale
Alessandro Savoldi
Alessandro Savoldi

Palmeiras-Porto, una delle prime partite del Mondiale per Club, è anche lo scontro tra due mondi: Brasile e Portogallo. Vediamo come sono cambiate le dinamiche tra questi due paesi sul piano calcistico negli ultimi anni.

La rinascita del Portogallo

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Fino alla metà degli anni ‘90 il Portogallo era un paese come tanti sulla mappa del calcio mondiale, a differenza del Brasile. I lusitani hanno partecipato due volte al Mondiale, nel 1966 e nel 1986. Nel primo caso, grazie al Benfica e alla sua generazione d’oro, fu terzo posto, nel secondo soltanto un’eliminazione al primo turno.

Mondiale per Club: Porto-Palmeiras è anche lo scontro tra Portogallo e Brasile- immagine 2

Poi, dopo 20 anni, un nuovo fenomeno, Cristiano Ronaldo, ha ridefinito l’importanza del Portogallo nel calcio internazionale. Dal suo esordio con la maglia della “Seleção das Quinas”, la squadra non è mai mancata a una rassegna iridata, vincendo anche un Europeo nel 2016. E, vedendo i tanti talenti che in questi anni il Portogallo sta sfornando, anche con il suo ritiro ormai prossimo i tifosi possono dormire sonni tranquilli. L’obiettivo è quello di migliorare il risultato del quarto posto del 2006, il migliore in epoca moderna.

Il calo del Brasile e il confronto tra club come Palmeiras e Porto

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D’altro canto, il Brasile non sta riuscendo a rialzarsi dopo più di due decenni complicati. Dopo il Mondiale vinto in Corea del Sud e Giappone nel 2002, i verdeoro non hanno trovato mai la quadra per essere davvero tra i favoriti ai nastri di partenza di una rassegna iridata. In quattro edizioni su cinque la squadra si è fermata sempre ai quarti di finale. Nel 2014, in casa, il 7-1 subito dalla Germania in semifinale è un’umiliazione ancora cocente per tutti gli appassionati carioca.

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Una delusione ancor più grande se pensiamo che anche il Brasile ha avuto il suo grande campione in questi anni: Neymar. Il suo erede, che dovrebbe essere Vinicius, sembra ora troppo solo per poter portare la "Selecao" al successo mondiale. Mancano soprattutto centrocampisti e difensori in grado di essere all’altezza di quelli europei e argentini, che in questi anni hanno nettamente sopravanzato quelli brasiliani.

Dal punto di vista dei club il discorso è un po’ diverso. La Copa Libertadores è da sempre appannaggio dei club brasiliani e argentini. Dal 2010 a oggi 10 volte su 15 a vincere è stato un club verdeoro. Il Palmeiras ha vinto nel 2020 e nel 2021, un risultato che per il Porto è oggettivamente impossibile.

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Nonostante i club portoghesi siano sicuramente avversari ostici, soprattutto in casa, nella storia le squadre lusitane hanno vinto solo 4 Coppe dei Campioni. Due volte, negli anni ‘60, con il Benfica, e due con il Porto, nel 1987 e nel 2004, con José Mourinho. Si tratta di un dato da prendere chiaramente con le pinze. La concorrenza che il Porto deve affrontare è molto più significativa di quella del Palmeiras.

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Potremmo dunque parlare di una sorta di scambio: quello che era il Brasile, forte in ogni ruolo e con grandi campioni, è diventato il Portogallo. E per gli iberici l’assalto al Mondiale, adesso, è possibile.