ITALIANI ALL'ESTERO

ESCLUSIVA – Napoleoni: “Potevo andare alla Roma e alla Lazio. Derby di Istanbul pazzeschi”

Gennaro Dimonte
Stefano Napoleoni, giocatore con una grande carriera tra Polonia, Grecia e Turchia, ha raccontato il derby di Istanbul. Poca considerazione dell'Italia nei suoi confronti nel momento migliore.
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Stefano Napoleoni è stato uno di quei giocatori con una storia calcistica particolare e vissuta completamente fuori dall'Italia. Il fantasista romano ha fatto le fortune dell'Istanbul Basaksehir in Turchia e non solo. Una carriera iniziata dalla Polonia (a notarlo fu Zbigniew Boniek) e terminata nella sua Roma dove ora gioca in Serie D. Nel mezzo, l'esordio in Champions League e una chiamata dalla Nazionale che non è mai arrivata. Alla vigilia del derby di Istanbul tra Besiktas e Basaksehir, il classe 1986 ci ha raccontato come si vive una situazione del genere da calciatore, svelando diversi aneddoti della sua vita ai microfoni di DerbyDerbyDerby.

Un giovanissimo Stefano Napoleoni, in azione con la maglia del Widzew Lodz in Polonia.

Besiktas-Basaksehir, le parole di Stefano Napoleoni

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Stefano, sarà una partita importantissima tra Besiktas e Basaksehir: come ci si sente a essere protagonisti in questi derby? "La settimana delle sfide di Istanbul comincia un mese prima. Storicamente non facevamo parte delle big 3 (Fenerbahce, Galatasaray e Besiktas), ma si percepiva tantissima passione. La cosa più bella che ricordo è il tragitto con il pullman per andare allo stadio: per fare due chilometri ci mettevi mezz'ora, il tifo per strada era pazzesco e non ti facevano passare. Questo tipo di calore a un giocatore come me ha fatto bene. Spesso erano i sostenitori delle altre squadre in giro a dire di non fare scherzi". 

Ora c'è Ciro Immobile a godersi queste realtà con la maglia del Besiktas, come pensi andrà il match? "Anche Ciro resterà estremamente colpito dal clima che si respira anche se in stagione l'ha già vissuto. Sono due squadre che si giocano le ultime possibilità di mantenere aperta la porta delle coppe europee, sarà una sfida molto gradevole".

Il Basaksehir fa parte di un momento della tua carriera bellissimo in cui l'Italia ha iniziato a notarti. Che ricordi hai? "Fantastici, mi sono ritrovato a giocare e cambiarmi nello spogliatoio con gente che sceglievo sulla Playstation qualche anno prima. Sicuramente è stato un periodo bellissimo della mia carriera, si lottava per vincere tutto. Eravamo entrati tra le grandi di Istanbul anche se eravamo la quarta realtà. Facevamo paura a tutti, si battevano Galatasaray e Fenerbahce. Ritrovarmi a giocare in Champions ed Europa League a 33 anni è stata la chiusura di un cerchio".

Riavvolgiamo il nastro e torniamo ai momenti iniziali di questo tuo percorso. Come nasce l'idea di andare subito all'estero?"Giocavo da ragazzo nel Tor di Quinto, una realtà di Roma. Feci una grande stagione e, in una partita di un torneo (dove realizzai tre gol), mi notò Boniek. Mi presentò questa possibilità di andare a giocare in Polonia al Widzew Lodz e non esitai. Ricordo benissimo le sue parole: 'Tu vai a giocare lì, poi il resto te lo devi meritare'. Rimase meravigliato dalla mia decisione di partire subito ma avevo troppa fame e voglia di dimostrare chi fossi. Mi reputo fortunato per le esperienze che ho fatto e le scelte. Tutto quello che sono riuscito ad avere me lo sono costruito da solo. In un'era senza social, avevo una chiamata al giorno per sentire i miei dal telefono di una signora in reception. Tutto questo mi ha aiutato a diventare l'uomo che sono ora". 

Prima di questo torneo avevi avuto però due grandi occasioni: la Roma e la Lazio. "Si, prima con i biancocelesti e poi con i giallorossi ma non se ne fece nulla. Con una delle due addirittura mi sono allenato per una settimana con la prima squadra". 

Hai mai avuto altre possibilità di tornare a giocare in Italia? "Sono stato vicinissimo al Siena in A quando c'era Iachini in panchina. Il resto sono state solo chiacchierate e niente più. Purtroppo con l'Italia c'è stato sempre un rapporto non bellissimo dal punto di vista calcistico. Un italiano andato all'estero viene sempre visto in maniera diversa. Non ho mai accettato che uno che ha fatto una carriera come la mia non sia stato considerato realmente dal mio paese. Non si può nascondere il fatto che mi sarebbe piaciuto giocare in Italia ma alla fine va bene così, ho zero rimpianti".

C'è stato un momento in cui tanti ti davano nel giro della Nazionale, cosa c'è di vero?"Questo l'avevo sentito anch'io dalla Turchia, ma nessuno dello staff mi ha mai contattato. Sono state solo voci e tutte le volte in cui si parlava di me per gli Azzurri sono state in situazioni non inerenti alla Nazionale".