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Questa sera al Parco dei Principi di Parigi i campioni in carica del PSG ospiteranno l'Atalanta di Ivan Juric. I parigini sono chiamati a difendere il titolo conquistato a Monaco lo scorso 31 maggio nella finale senza storia contro l'Inter (5-0). Una vittoria ottenuta grazie alle mosse vincenti del tecnico Luis Enrique, il cui gioco veloce e la collettività si sono rivelate armi a doppio taglio. Dall'altra parte oggi, il tecnico spagnolo se la dovrà vedere con un gioco intenso e fisico. Ecco le tattiche dei due allenatori.
Il gioco di Luis Enrique lo si può descrivere in tre modi: lo spirito del Barcellona, libertà ed etica del lavoro. Questo perché gli anni al Barcellona hanno completamente influenzato il suo stile di gioco, caratterizzato da un dominio del campo e dal condurre la partita con equilibrio. Proprio per questo l'ex tecnico della Roma usa moduli tanto cari al gioco di posizione, ovvero il 4-3-3 che può diventare 3-2-5 o l'utilizzo del "terzo uomo" per uscire dalla pressione avversaria. Non a caso il PSG ha in media il 68% di possesso palla con classiche e continue rotazioni dei giocatori.
Collettività e precisione sono altre due mosse importanti nel gioco dei parigini, il che rendono le azioni rapide e imprevedibili. L'uso di Dembelé come falso 9 è stata una decisione perfettamente azzeccata, tanto da cambiare la carriera allo stesso giocatore, autore di 35 reti nella scorsa stagione. Se un giocatore viene pressato è completamente libero di spostarsi dalla posizione di competenza, perché lo schema prevede l'immediato arrivo in tale zona di un altro compagno.
La squadra dell'ex Barcellona pratica un pressing feroce che non sarebbe possibile senza il senso di sacrificio da parte di tutti, attaccanti compresi. La cessione di Kylian Mbappé avrebbe dovuto essere un duro colpo per il PSG, invece Luis Enrique ne ha fatto il suo punto di forza. Nessuno gli ha creduto il giorno in cui ha detto alla stampa "senza Mbappé siamo più forti". Un anno dopo ha dimostrato di avere perfettamente ragione.
Dopo 9 anni con Gian Piero Gasperini, l'Atalanta ha deciso di voltare pagina. Sulla panchina adesso siede Ivan Juric, reduce dall'esonero con il Southampton. Una scelta che potrebbe rappresentare un cambio di marcia ma che invece è un continuo alla tradizione dato che il tecnico croato è stato allievo di Gasperini ai tempi del Genoa e del quale condivide molte idee di calcio, a partire dal pressing feroce e dalla difesa a tre. Organizzazione, attenzione al dettaglio e compattezza sono ciò che Juric chiede ai suoi giocatori in ogni partita.
La struttura di partenza di Juric è verosimilmente un 3-4-2-1, schema già familiare agli orobici. Come è già successo prima con il Verona e poi con il Torino, Juric può trasformare il suo modulo in un 3-4-3 più diretto o in un 3-5-2 più coperto. L’obiettivo, però, resta sempre lo stesso: verticalizzare, aggredire e controllare il campo con il pressing. La squadra dovrà essere corta, aggressiva e pronta a recuperare palla in zona avanzata. Il croato, inoltre, punta anche su un calcio fisico, intenso, ma senza rinunciare alla qualità negli ultimi metri.
Uno degli aspetti più caratteristici del gioco di Juric è la marcatura a uomo a tutto campo. I suoi giocatori sono chiamati a seguire l’avversario anche lontano dalla propria zona di competenza, con l’obiettivo di rompere le linee di costruzione e impedire agli avversari di ragionare. Per quanto riguarda il reparto offensivo, invece, le mezze punte (De Ketelaere e Samardzic) hanno il compito di agire tra le linee, alternando movimenti in profondità a scambi corti per favorire l’inserimento degli esterni. La punta centrale (Scamacca), a sua volta, deve essere in grado di lavorare spalle alla porta e aprire spazi per chi arriva da dietro.
PSG (4-3-3): Chevalier; Hakimi, Marquinhos, Zabarnyi, Nuno Mendes; Joao Neves, Vitinha, Fabian Ruiz; Kvaratskhelia, Gonçalo Ramos, Barcola. All. Luis Enrique
ATALANTA (3-4-2-1): Carnesecchi; Kossounou, Hien, Djimsiti; Bellanova, De Roon, Musah, Zalewski; De Ketelaere, Pasalic; Krstovic. All. Juric
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