
Se ci sono due club agli antipodi in Spagna, questi sono il Real Madrid e l’Athletic Bilbao. Due realtà, due filosofie, due visioni del calcio e della vita opposte e forse inconciliabili, basate su ideali antitetici.
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Se ci sono due club agli antipodi in Spagna, questi sono il Real Madrid e l’Athletic Bilbao. Due realtà, due filosofie, due visioni del calcio e della vita opposte e forse inconciliabili, basate su ideali antitetici.
Il primo grande motivo di distanza tra Real Madrid e Athletic Bilbao è sicuramente di natura politica. I Blancos sono da sempre la squadra della capitale, quella che parla castigliano, vicina al potere reale. Nata come Madrid, la società ha ricevuto dal sovrano Alfonso XIII il titolo di "Real". Da allora la squadra è stata il simbolo della Spagna centralizzata, soprattutto nel periodo franchista. Un’epoca, al contrario, di grande sofferenza per l’Athletic Club.
I baschi furono costretti a cambiare il proprio nome, in quanto il regime proibì l’utilizzo dei dialetti diversi dallo spagnolo della capitale, il castellano, appunto. L’Athletic diventò quindi Atlético Club, rinunciando persino alla politica di utilizzare solo giocatori di origine basca. Era l’imposizione di un regime che vedeva invece nel Real Madrid il perfetto strumento di propaganda in ambito internazionale: una squadra ricca, elegante, vincente.
Bilbao e la sua squadra sono tutto il contrario. I Paesi Baschi sono una terra ruvida, piovosa, sferzata dal vento 365 giorni all’anno. Eppure gli abitanti di questa regione a tratti inospitale, estremamente diversa dal resto del paese, sono orgogliosi della propria cultura, dell’Athletic e della sua storia. L’Athletic Club tessera solamente giocatori provenienti dall’Hegoalde e dall’Iparralde, le due parti che compongono la regione dei Paesi Baschi, la prima quella spagnola, la seconda quella francese. Nel 2010 il club lanciò un sondaggio democratico tra i tifosi, valutando l’opzione di aprire le porte del club anche a giocatori stranieri. Risposta? Il 93% dei sostenitori fu contrario, perché i calciatori passano, un’identità così speciale no.
Come anticipato poco fa, Real Madrid e Athletic Bilbao sono estremamente diverse anche per il modo in cui vanno a comporre la propria squadra. Uno dei tanti soprannomi del Madrid è galacticos, nomignolo nato dalle operazioni di mercato condotte da Florentino Perez durante il suo primo mandato da presidente. Il significato è chiaro: il Real Madrid è la squadra delle stelle, dove tutti i grandi campioni sognano un giorno di giocare.
L’acquisto di Mbappé è il perfetto esempio di cosa siano i Blancos: non importa se la tua vecchia squadra ti offre tanti soldi e una buona chance di competere anche sul piano europeo, niente è equiparabile al Real Madrid. Nel corso degli anni sono tantissimi i campioni ad avere vestito la camiseta blanca: da Di Stefano a Modric, passando per i due Ronaldo, Cristiano e Nazario, Puskas e tanti altri ancora.
Al contrario, l’Athletic Club punta tantissimo sui giovani baschi all’interno del suo centro sportivo a Lezama, 15 minuti da Bilbao. Si tratta di un club che cresce i ragazzi, educandoli prima ancora che allenandoli. Un modello vincente, in grado rendere la società sostenibile grazie alla necessità di investire poco sul mercato e, soprattutto, di valorizzare una regione e una cultura. Oltre ai prodotti del vivaio, l’Athletic è un modello di scouting capillare con pochi rivali al mondo. Non esiste prospetto nato nella regione sul quale i biancorossi non mettano occhio.
Questo approccio, nel corso degli anni, ha dato all’Athletic la possibilità di unire il talento fatto in casa a quello scovato a chilometro zero. Un modo di fare che ripaga anche sul lungo periodo, con giocatori importanti come Nico Williams disposti a rifiutare mete più importanti per restare a Bilbao. Real Madrid-Athletic Club è lo scontro tra due galassie lontane anni luce in tutto. El Viejo Clasico di domenica sarà prima che una partita l’ennesimo opporsi di mondi che forse non possono capirsi a pieno. E a entrambi, probabilmente, va bene così.
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