derbyderbyderby calcio estero Robin van Persie a cuore aperto: “È merito di mia figlia se oggi alleno il Feyenoord”
Un coach inaspettato

Robin van Persie a cuore aperto: “È merito di mia figlia se oggi alleno il Feyenoord”

Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi
Oggi, a 42 anni, guida il Feyenoord con umiltà e disciplina ringraziando i dialoghi con la giovane figlia: “Mi ha insegnato a seguire davvero la mia passione e a mettere da parte l’ego”
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Ex stella dell'Arsenal e del Manchester United, Robin van Persie ha lasciato il calcio giocato nel 2019, dopo un'ultima stagione al Feyenoord, il club in cui tutto era iniziato. Oggi, a soli 42 anni, l'ex attaccante olandese siede proprio sulla panchina di quel club, con cui ha già messo in cassaforte 8 vittorie su 10 partite di campionato. Eppure, la sua vita non è sempre stata così lineare: "Quando smetti di giocare, una parte di te muore", ha raccontato in una lunga intervista con The Guardian, "Ho capito cosa volevo davvero dopo una chiacchierata con mia figlia".

Tra passato, carriera e ricordi: "Pensavo che l'insegnante mi avesse preso di mira"

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L'attuale tecnico del Feyenoord ricorda perfettamente com'era andata: si era da poco ritirato dal calcio, e stava facendo un discorso motivazionale ai figli, Shaqueel e Dina, di 14 e 10 anni. Nonostante fosse ben consapevole di come i monologhi genitoriali vengano recepiti dai ragazzi di quell'età, li stava spronando a "Trovare la loro passione il prima possibile". Fino a quando la figlia, spazientita, lo ha interrotto bruscamente: "Sì, papà, ma qual è la tua passione adesso?"

In un primo momento, ha ricordato Robin, ha cercato di non lasciarsi distrarre e di tornare rapidamente alla sua "predica": "La mia passione è il calcio", ha risposto, "Ma ora non posso più giocare. Ora lavoro come opinionista". Dina, però ha continuato a incalzare il padre, chiedendogli se davvero fosse quella la sua vera vera passione, e se desiderasse diventare il miglior opinionista del mondo. Fino a quando Robin ha ceduto: "La seconda cosa migliore del calcio è fare l'allenatore, però dovrei tornare a scuola, e dare degli esami". La risposta della bambina non si è fatta aspettare: "Se dici che dobbiamo trovare la nostra passione, anche tu dovresti fare lo stesso".

Così, all'improvviso, l'ex calciatore e opinionista pentito si ritrova a passare lunghe notti a studiare: "Nel 2020, sapevo a malapena aprire un computer", scherza oggi ricordando quei tempi. "Tutti si erano offerti di aiutarmi, ma io volevo fare da solo! La prima esercitazione mi ha impegnato per settimane, e quando l'ho inviata ero così fiero", pochi giorni dopo, l'elaborato è tornato al mittente con una grossa croce rossa sopra. Van Persie, però, non intendeva mollare: "Pensavo che l'insegnante volesse mettermi alla prova, che mi avesse preso di mira perché ero un ex calciatore. Ho superato l'esame al quarto tentativo. Non voglio dire che sia stata una tortura, però...".

Van Persie: "Se sono  qui, è merito di mia figlia"

In momenti come questi, ogni studente prova la tentazione di mandare tutto al diavolo. Persino a Van Persie. Che, però, aveva dalla sua l'implacabile Dina, che lo rimproverava senza pietà:"Quindi è così, papà, che vuoi seguire la tua passione?". Rimproveri che comunque sono serviti, per quanto non sia stato semplice percorrere la strada verso il De Kuip. "A un certo punto, ho capito che per riuscirci davvero dovevo mettere da parte il mio ego", ricorda l'ex campione, "È stato in quel momento che ho accettato davvero di non essere più un calciatore".

Oggi Van Persie è l'allenatore del club con cui ha esordito nelle giovanili, e il computer che fino a pochi anni fa era per lui uno strumento misterioso oggi viene utilizzato per analizzare nei minimi dettagli dati e statistiche e organizzarle in presentazioni Power Point da mostrare ai giocatori. "Posso essere molto diretto nei miei giudizi, e può capitare che loro se la prendano sul personale. Secondo me, non dovrebbero. Ma sto cercando comunque di migliorare anche in questo".

Aver messo il proprio ego da stella del calcio in secondo piano, comunque, gli è sicuramente utile anche dopo il corso per allenatori. A poche settimane dall'inizio del suo primo incarico all'Heerenveen, infatti, gli è toccato trovarsi dal lato sbagliato di un umiliante 9-1: "In realtà, avevamo fatto un buon primo tempo! Eravamo sotto di 2-1, ma avremmo meritato di essere in vantaggio per 3-2. Così, ho sostituito uno dei centrocampisti difensivi" racconta Van Persie, "Volevo vincere, ma è andato tutto storto. Mi è proprio servito di lezione, ho capito che bisogna sempre avere un piano B, che a volte può anche essere giocare tre minuti di calcio normale, senza voler impressionare nessuno".