LE PAROLE

Roman Abramovich rompe il silenzio: “Non tornerò nel calcio ma voglio dire addio al Chelsea”

Roman Abramovich
L'ex proprietario del Chelsea ha escluso qualsiasi idea di reinvestire nel calcio con un ultimo sogno da realizzare con i blues
Danilo Loda
Danilo Loda

Dopo tre anni di silenzio, Roman Abramovich è tornato a parlare pubblicamente della sua forzata uscita di scena dal Chelsea, il club che aveva acquistato nel 2003 e trasformato in una delle potenze del calcio europeo. L'intervista è contenuta nel libro "Sanctioned: The Inside Story of the Sale of Chelsea FC", che racconta l'accordo tra l'oligarca russo e il consorzio americano Todd Boehly-Clearlake Capital nel maggio 2022.

Roman Abramovich rompe il silenzio: “Non tornerò nel calcio ma voglio dire addio al Chelsea”- immagine 2

Roman Abramovich, il suo desiderio è un ultimo saluto al "suo" Chelsea

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Abramovic ha rivelato il suo desiderio di tornare, un giorno, a Stamford Bridge solo per salutare degnamente la squadra con la quale è rimasto legato. Al tempo stesso ha categoricamente escluso qualsiasi ritorno attivo nel mondo del calcio. "Non sono interessato a nessun ruolo in una squadra di calcio, figuriamoci in una professionistica", ha affermato.

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Abramovich ha aggiunto che, pur non escludendo di contribuire a iniziative giovanili o accademie che offrano opportunità a chi proviene da contesti svantaggiati, il capitolo del calcio professionistico per lui è definitivamente chiuso.

La cessione del Chelsea obbligata dalla guerra Russia-Ucraina

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Il magnate russo fu costretto a cedere il Chelsea nel 2022, dopo che il governo britannico lo aveva sanzionato in seguito all'invasione russa dell'Ucraina. Il ricavato della vendita del club, pari a circa 2,5 miliardi di sterline, è attualmente bloccato in un conto bancario britannico, destinato ad aiuti umanitari. Tuttavia, permangono tensioni tra Abramovich e le autorità del Regno Unito, che vogliono essere sicuri che i fondi vengano destinati esclusivamente alle vittime ucraine. L'ex proprietario, invece, sostiene che anche i civili russi colpiti dalla guerra meritino aiuto.

Abramovich ha chiuso con un detto russo che riassume bene il suo stato d’animo: "I cani abbaiano, ma la carovana si muove". Con queste parole, sottolinea come, nonostante le critiche e i sospetti, il suo intento fosse semplicemente quello di fare del bene. Un addio malinconico, ma dignitoso, da parte di uno degli uomini che ha cambiato per sempre la storia del calcio inglese.