Il difensore punta il dito contro l'operato del suo ex allenatore
La verità è molto spesso dura da accettare ma ancor più da svelare. Non è un problema per il calciatore del Tottenham Djed Spence che in una lunga intervista al podcast Rio Ferdinand Presents ha parlato della sua carriera, della squadra e soprattutto del modo nel quale ha vissuto Antonio Conte come allenatore, rivelando alcuni particolari delle metodologie del tecnico molto particolari, che hanno inciso sulla sua serenità e sulla sua autostima. Il calciatore ha spiegato in maniera molto precisa l'anno condiviso al Tottenham e come abbia dovuto fare un lavoro su se stesso per smaltire quelle scorie di insicurezza.
L'esperienza al Tottenham con Antonio Conte
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Le metodologie di allenamento di Antonio Conte sono ben conosciute nel mondo del calcio. Allenamenti di altissima intensità, così come la necessità di tenere i suoi calciatori sempre sul filo del rasoio, cercando di tirar fuori da ogni pedina sempre il meglio. "Non so come andrà questa stagione ma so di certo che ogni calciatore terminerà l'anno fortemente migliorato rispetto a come ha iniziato", ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione al Napoli, creando un vero gruppo di guerrieri sportivi pronti a scendere in campo con lui e per lui, remando tutti nella stessa direzione. I risultati ci sono sì sul campo ma non senza rinunce e non tutti riescono a mantenere alta la concentrazione se messi costantemente in discussione. Ben lo sa Djed Spence che al suo arrivo al club inglese nella stagione 2022-2023 ha trovato sulla panchina proprio Conte. Giovanissimo, ricco di talento e buona volontà, voleva dimostrare tutto il suo valore, trovando davanti a sé un vero sergente di ferro con il quale non ha trovato la giusta empatia.
— Tottenham Hotspur (@SpursOfficial) February 22, 2025
Le metodologie e l'atteggiamento in campo
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Spence ha lungamente parlato nel podcast Rio Ferdinand Presents del suo rapporto con Antonio Conte e di come le sue metodologie lo abbiano segnato nel profondo. "Quando sono arrivato al Tottenham ero giovanissimo, in forma, con la voglia di conquistare il mondo. Davanti a me ho trovato un mister che non sapeva spronarmi nel modo giusto, dicendomi sempre e solo quello che non andava bene. Era come un muro di gomma, continuava a non essere mai contento. Mi sono posto il problema, iniziando a pensare che forse davvero non fossi all'altezza di una squadra così importante. Stava minando ogni mia sicurezza, anche perché già non è incline a fare complimenti ma ogni tanto si ha bisogno di una parola di rassicurazione, che non arrivava proprio mai. Eppure sapevo che stavo giocando bene, mi stavo allenando bene ma evidentemente sbagliavo ancora qualcosa. Un'altra cosa che non mi piaceva è che facevamo sempre le stesse cose, mi stava spegnendo" ha dichiarato, parlando dell'anno trascorso con Conte.
Il percorso per recuperare l'autostima
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Ma non è ancora tutto. Le sicurezze di Spence erano talmente state minate, che ha dovuto intraprendere un percorso di nuove consapevolezze con se stesso, rivedendo anche il suo atteggiamento. "Con il tempo ho capito che ho sbagliato a stare in silenzio e voler sembrare umile, professionale. Dovevo esprimere ciò che sentivo, il mio malessere e con un bel po' di lavoro su me stesso adesso lo faccio. Con mister Postecoglouadesso è tutto diverso, ci alleniamo bene su più cose, cambiando spesso metodologia e ci troviamo davvero bene. Attualmente mi sento più sicuro di me, in grado di reggere la pressione e la concorrenza ma con estrema serenità: sto crescendo e voglio dare tutto per questa maglia, so dove posso arrivare e voglio assolutamente raggiungere al meglio i miei obiettivi", termina nel podcast.