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Uno scudetto. Un Campionato Europeo. Tre volte capocannoniere della Serie A e della Coppa Italia. Ancora oggi migliore marcatore della Nazionale Italiana con 35 reti. Stiamo parlando della magnifica carriera di Gigi Riva, noto come "Rombo di tuono". L'eterno numero 11 si ritirava l'8 aprile di 48 anni fa a soli 33 anni. Pochi ma quanto basta per scrivere la storia del Cagliari e del calcio italiano.
"Quando Gigi Riva tornerà. Non ci troveranno ancora qua. Con la vita in fallo laterale. E il sorriso fermo un po' a metà. Tornerà la voglia di sognare". Dice un pezzo della canzone di Piero Marras dedicato all'eterno numero 11. Perché è questo che ha lasciato Gigi Riva nel cuore dei tifosi del Cagliari e di tutti gli italiani. Mai una parola fuori posto e massimo rispetto per gli avversari. Avrebbe potuto giocare in club molto più blasonati, avrebbe potuto avere un palmarès molto più ricco. Ma la sua ricchezza era l'affetto che i tifosi sardi hanno avuto per lui. A quel ragazzo venuto da Leggiuno, in provincia di Varese, che in poco tempo si è definito "sardo".
Mancino naturale, era solito partire dalla posizione di ala sinistra per poi convergere e concludere a rete. Giocatore dal fisico possente, si dimostrava molto veloce nello scatto nonché molto abile in acrobazia e nel gioco aereo. Suo punto di forza era la velocità nel saltare l'avverso in corsa e in dribbling. Ma gli amanti lo ricordano anche per quella potenza di tiro che ha piegato le mani a molti portieri. Da qui nasce l'immortale nome di "Rombo di tuono" datogli dal giornalista Gianni Brera.
"Il Cagliari era tutto per tutti e io capii che non potevo togliere le uniche gioie ai pastori. Sarebbe stata una vigliaccata andare via, malgrado tutti i soldi della Juve. Dopo ogni partita spuntava Allodi che mi diceva "Dai, telefoniamo a Boniperti". Ma io non ho mai avuto il minimo dubbio e non mi sono mai pentito". - Gigi Riva
Le strade di Gigi Riva e il Cagliari si incrociarono, casualmente, nell'estate del 1963. All'epoca i sardi militavano in Serie B e per limitare viaggi e spese si ritrovava spesso a giocare, alternativamente, due partite in casa e due in trasferta. Quando si trovava lontano dalla Sardegna, la squadra faceva base a Legnano. Ed è qui che l'allenatore Arturo Silvestri e il vicepresidente Andrea Arrica notano un ragazzino di 19 anni che subito fa colpo su entrambi. Senza pensarci due volte, i sardi lo comprano per 37 miliardi di lire e così Riva, controvoglia, accetta la nuova destinazione.
Neanche il tempo di ambientarsi nella nuova squadra, il ragazzino inizia subito a far vedere che sarebbe diventato un campione. In un anno riporta il Cagliari in Serie A dove, due anni più tardi, vince il suo primo titolo di capocannoniere. Ormai diventato un punto di forza dei rossoblù, il classe '44 continua a macinare record su record fino ad arrivare a quello storico 12 aprile 1970, nella partita contro il Bari che assegna al Cagliari il tricolore. Ormai Gigi Riva è divenuto un simbolo del Cagliari e di tutta la Sardegna, sia dal punto di vista sportivo che sociale e mediatico.
Mai un momento in cui il numero 11 abbia pensato di lasciare l'isola. Ormai aveva trovato il suo ambiente, la sua famiglia. I soldi erano niente in confronto alla stima e all'amore che gli abitanti della Sardegna gli avevano dato. Soprattutto dopo quel triste 1 febbraio 1976, in cui un grave strappo muscolare all'adduttore mise fine alla sua carriera. Ritiro a soli 33 anni. Sicuramente avrebbe meritato di vincere molto di più per quanto fosse forte ma, per Rombo di Tuono, che si è spento il 22 gennaio dell'anno scorso, i suoi trofei sono stati i migliaia cuori conquistati nei quali è entrato e dai quali mai uscirà.
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