Una delle squadre che più può dirsi soddisfatta della propria stagione è il Como. I lariani, guidati da Cesc Fabregas in panchina e dall’abbacinante talento di Nico Paz in campo, sono a una vittoria da chiudere la stagione con uno storico decimo posto.
Serie A
Como, il decimo posto è solo l’inizio: un futuro da protagonista


Un progetto che parte da lontano
—Che il Como non fosse una neopromossa come tutte le altre era ben chiaro. Sin da subito la portata del progetto della famiglia Hartono, i proprietari del club, era evidentemente superiore alla semplice salvezza. Arrivati a Como nel 2019, gli indonesiani hanno ridato lustro a un club che in Serie A mancava da quasi 20 anni. Lo hanno fatto quando, dopo le vicende societarie tormentate dello scorso decennio, era in Serie D. Hanno, con pazienza e visione, investito in modo mirato per far sì che la squadra ottenesse una crescita costante, passando in Serie C nel 2020, in Serie B nel 2021 e conquistando la Serie A nel 2024.

La scelta vincente del Como: puntare su Fabregas
—In questi anni c’è un momento che cambia tutto: è quando, l’anno scorso, con il Como nelle zone alte di classifica in cadetteria, la dirigenza prende una decisione inaspettata. Fuori Moreno Longo, dentro Cesc Fabregas. La motivazione è semplice: “non ci piace il gioco proposto sin qui, vogliamo fare di meglio”. Una scelta che all’epoca fece storcere il naso a parecchi tifosi e ad altrettanti osservatori esterni. Affidare ad un allenatore straniero, all’epoca senza esperienza in panchina, una squadra che stava comunque andando bene sembrava una follia. E invece si è rivelata una scelta di clamoroso impatto sulle fortune del Como. A fine anno i lariani conquistano la promozione in Serie A, ma la vera differenza si vede proprio nella massima categoria.

Chiaro, gli investimenti hanno aiutato, ma dietro ai risultati del Como c’è l’evidente mano dell’allenatore. Fabregas lo ha detto: “Dovrò retrocedere? Lo farò, ma con i miei principi”. Una frase forse un po’ presuntuosa, ma che con il senno di poi è alla base del girone di ritorno stratosferico del Como. Tanta intensità, ri-aggressione una volta persa palla e rotazioni continue a centrocampo: un calcio che difficilmente si è visto proporre a una neopromossa. Un approccio che sta dando grandi soddisfazioni al club e ai suoi tifosi. Proprio questa mentalità solida, diventata anche efficace con il passare delle giornate, è la motivazione per la quale il Como non ha sostanzialmente mai sfigurato, con nessuno. Anzi, a volerla dire tutta, i lombardi meritavano anche qualcosa di più in diverse partite dove è mancata un po’ di freddezza e di solidità mentale, come naturale che sia. Il Como è una delle squadre più giovani di questo campionato, un aspetto che sulla partita singola ha causato qualche punto perso di troppo. Sul lungo periodo, però, la crescita costante dei singoli e del sistema è innegabile.
Il simbolo di questo Como e il futuro dei lariani
—Ci sono tanti giocatori del Como che meriterebbero di essere raccontati, dal ritorno dell’enfant du pays Patrick Cutrone al talento senza fine di Nico Paz. Scegliamo però Lucas Da Cunha. Il francese, arrivato come esterno d’attacco, è diventato grazie a Fabregas un centrocampista di enorme qualità. Un giocatore intenso, in grado di fare bene entrambe le fasi e di gestire il ritmo della squadra. La sua è stata un’evoluzione inaspettata ma decisiva per le sorti del Como e mostra la qualità del lavoro dell’allenatore spagnolo. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma il simbolo di questa bella annata del Como è proprio il numero 33.

Qual è il futuro del Como? La domanda vien da sé, soprattutto ora che Fabregas è uno dei nomi più caldi per diverse panchine in giro per l’Europa. Sicuramente i lariani dispongono di una forza economica e progettuale, anche al di là del lato sportivo, senza pari tra le squadre dal decimo posto in giù. Tuttavia, la prossima estate sarà fondamentale per consolidare quanto fatto quest’anno e, perché no, ambire a lottare per l’accesso alla Conference League per la stagione che arriva. Per farlo sarà fondamentale scegliere, se ci fosse bisogno, un allenatore di livello, potenzialmente giovane, per legare a doppio filo la sua crescita individuale e quella dei giocatori. Il progetto del Como è, comunque, tutto da scoprire, con il suo fascino e le sue infinite potenzialità.
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