L'intervista

ESCLUSIVA – Arturo Di Napoli: “Boškov maestro di vita, per lo scudetto occhio alla Champions”

Arturo Di Napoli
L'ex goleador si racconta tra i ricordi più intensi della carriera e una riflessione autentica sul calcio italiano tra passione e identità
Giorgio Abbratozzato

Con oltre 100 reti tra Serie A e Serie B, Arturo Di Napoli è stato uno degli attaccanti più riconoscibili del calcio italiano tra gli anni ’90 e 2000. Cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, ha vestito maglie pesanti e passionali come quelle di Inter, Napoli, Palermo, Salernitana e Messina, diventando una vera e propria bandiera per quest’ultima, con cui ha segnato il maggior numero di gol in Serie A nella storia del club.

Nel suo percorso ha attraversato piazze calde, club prestigiosi e stagioni indimenticabili, portando ovunque il suo carisma e il suo istinto da bomber. Oggi, con la lucidità di chi ha vissuto il calcio vero, Arturo Di Napoli ci accompagna in un viaggio tra i ricordi più intensi della sua carriera e una riflessione sincera sull’attualità della Serie A, tra passione, rivalità e visione.

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Le emozioni di Arturo Di Napoli e il calcio del passato

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I ricordi e aneddoti più significativi della tua carriera?

"Ho tanti ricordi belli, ma sicuramente la promozione del Messina è tra quelli più vivi. La festa dopo la partita, una città intera per strada con macchine colorate, cori, gioia ovunque. Vedere un popolo così felice è un’immagine che mi porterò dentro per tutta la vita. Era una squadra che non andava in Serie A da 40 anni, è stata una vera e propria rivincita per una città martoriata da mille problemi. Attraverso lo sport la gente ha tirato fuori l’orgoglio, e questo me lo porterò sempre nel cuore. Vedere bambini, anziani, uomini e donne unirsi, anche chi magari non aveva mai seguito il calcio, è stato qualcosa che ha superato lo sport: è diventato un fatto culturale".

Un esempio da seguire tra compagni e allenatori?

"Ho avuto tanti allenatori ma Vujadin Boškov mi è rimasto particolarmente impresso. Aveva un modo speciale di vivere il calcio: per lui era un gioco, un divertimento, una passione, ma da prendere sempre con leggerezza. Riusciva a rendere semplici anche le cose complicate. E questa, secondo me, dovrebbe essere l’essenza di questo mondo. Certo, ci sono momenti difficili, ma tutto ha un limite, e lui sapeva sempre come riportare l’ambiente alla serenità. Era famoso anche per le sue frasi ironiche, tipo: “È meglio perdere 5-0 che 5 volte 1-0”. Un personaggio unico".

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Il calore delle piazze del Sud come lo descriveresti?

"Sud e Nord vivono il calcio in maniera diversa, come tante altre cose. Il Sud ha tanti problemi, ma anche tante cose incredibilmente belle, che spesso vengono invidiate. Credo che al Sud il calcio venga vissuto come una forma di rivincita culturale, un motivo di riscatto. C’è sempre stata una rivalità tra Nord e Sud, e anche se oggi è meno accesa, esiste ancora. Cambiano il ritmo di vita, il clima, la mentalità, e tutto questo si riflette anche nel modo di seguire e vivere lo sport".

Cosa ha rappresentato per te l’esperienza a Napoli? Il significato di quella maglia?

"Napoli rappresenta perfettamente la voglia di riscatto del Sud. I miei genitori, i miei nonni, tutti i miei parenti sono tifosi del Napoli, quindi indossare quella maglia per me è stato motivo di orgoglio, sia personale che familiare. È una maglia storica, prestigiosa, indossata da uno dei più grandi di tutti i tempi. Camminare su quel campo, cambiarmi dove si è cambiato lui, fare la doccia dove l’ha fatta lui… sono dettagli che fanno venire i brividi. È stata anche la squadra con cui ho fatto il mio esordio in Serie A, quindi ha un posto speciale nel mio cuore".

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Una tua opinione sull’Inter degli ultimi anni?

"Inter, Juve e Milan sono squadre che fanno parte della storia del nostro campionato. Per la loro importanza, ogni anno devono partire con l’obiettivo di vincere: lo impone la loro tradizione. L’Inter negli ultimi anni ha preso quel ruolo dominante che aveva prima la Juventus. Oggi si pensa dell’Inter quello che si pensava della Juve ai tempi dei nove scudetti di fila. È normale che ci si aspetti sempre la vittoria, e quando non succede diventa facile finire sotto accusa. Quest’anno hanno perso in Coppa Italia contro la Roma, e da possibile tripletta ora sono bersagliati. Però stanno comunque facendo una stagione da protagonisti. Per me, fin dall’inizio, l’obiettivo principale era la Champions, e anche contro il Barcellona hanno dimostrato di essere forti non solo in Italia ma anche in Europa".

Il tuo punto di vista sull’ambiente dell’Inter e la crescita personale?

"L’Inter è la squadra che mi ha cresciuto: ho fatto lì tutto il settore giovanile, poi sono arrivato anche in prima squadra. Ho vinto due titoli italiani a livello giovanile e conservo tanti ricordi belli. Lì ho vissuto il calcio con spensieratezza, com’era giusto viverlo da ragazzo: con passione e divertimento. L’Inter mi ha forgiato come uomo, prima ancora che come calciatore".

Come si vince e che ha valore hanno le sconfitte?

"Per vincere bisogna anche sapere perdere. Lo diceva anche Maldini: ha perso tanto, ma ha anche vinto tanto. Juventus, Inter e Milan partiranno sempre con l’obiettivo di vincere, ma riuscirci non è mai semplice".

Da dove ripartire per costruire un nuovo Napoli?

"Due anni fa il Napoli ha vinto lo scudetto giocando un calcio spettacolare. L’anno scorso invece è stata una stagione difficile, niente Champions e tante delusioni. Oggi sono andati via due giocatori fondamentali come Kvara e Osimhen. È normale cambiare, ma il Napoli deve ripartire da Conte. Ha fatto un lavoro straordinario in mezzo a mille difficoltà. È arrivato Lukaku, ma non è più il giocatore devastante di qualche anno fa. Conte ha cambiato tutto: da una squadra spumeggiante a una squadra operaia. E questa mentalità ha fatto la differenza. Il Napoli oggi è un top club, al pari di Inter e Juve, anche se con risorse economiche diverse. Serve un altro attaccante giovane, qualcosa da sistemare in difesa, ma il centrocampo è tra i migliori. Dopo una stagione deludente, ripartire da Conte è la scelta giusta".

Conte

Un focus sul tuo contributo al Messina e i gol in Serie A

"Sì, lo so che sono tra i migliori marcatori della storia del Messina. Ma soprattutto sono sicuro di essere il calciatore che ha segnato di più in Serie A con quella maglia. Il Messina non è più tornato a quei livelli. Ho vissuto grandi soddisfazioni anche a Salerno, ma a Messina ho giocato con più continuità e più anni. È una piazza che porto nel cuore".

Chi è la squadra favorita per lo scudetto?

"Sarà un campionato che si deciderà all’ultima giornata. Il Napoli ha un calendario più semplice. L’Inter ha la Champions di mezzo e quello può cambiare tutto: se andranno in finale, tutte le energie saranno lì. Dipenderà molto da quello".

L'analisi sulla lotta salvezza

"Adesso la squadra più in difficoltà è il Lecce. Mancano tre partite, e sarà una sfida tra Empoli, Venezia e Lecce. Il Parma con 32 punti è già tranquillo. L’Empoli sembra più viva, ha avuto un inizio forte ma poi tantissimi infortuni. Nonostante tutto, D’Aversa è ancora lì a lottare per la salvezza: è stato davvero bravo. Ha guidato una squadra giovane, con tante assenze, e sta facendo un mezzo miracolo. Le sue squadre giocano bene ma raccolgono meno di quello che meritano. L’Empoli se la può giocare, è difficile, ma ha le carte per farcela".

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