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Doveva essere la naturale prosecuzione di un’estate che aveva acceso speranze e acceso i riflettori sul calcio femminile italiano. E invece, a sorpresa ma non troppo, la Figc ha deciso di ritirare la candidatura per ospitare l’Europeo femminile del 2029.
Una rinuncia che pesa come un macigno, arrivata appena un mese dopo l’avventura indimenticabile della Nazionale azzurra, capace di spingersi fino alla semifinale continentale. Quelle notti di luglio avevano acceso televisioni, cuori e sogni: il Paese si era finalmente accorto della forza e della bellezza del calcio giocato dalle donne. Sembrava l’inizio di un nuovo capitolo, e invece la realtà ha presentato il conto.
La decisione, ufficializzata dalla UEFA con una nota, era in qualche modo nell’aria. I problemi infrastrutturali, che da anni condizionano il calcio italiano, hanno inciso ancora una volta. La candidatura azzurra non aveva convinto il comitato esecutivo, che tra pochi mesi dovrà scegliere tra Danimarca e Svezia (insieme in un progetto congiunto), Germania, Polonia e Portogallo. Un parterre agguerrito, con stadi moderni e piani solidi. L’Italia, invece, resta impantanata in cantieri mai avviati e in stadi che arrancano dietro agli standard internazionali.
Il ritiro della candidatura non è solo un fatto burocratico: è un segnale. Nel momento in cui il movimento femminile italiano ha mostrato la sua maturità tecnica e il suo potenziale mediatico, il Paese non è stato in grado di accompagnarlo con un progetto all’altezza. Per le azzurre, che sognavano di vivere un Europeo in casa come simbolo di riscatto, è una delusione cocente.
Ora resta la speranza che il vento di entusiasmo non si spenga. Il calcio femminile italiano merita un futuro più coraggioso, fatto di investimenti concreti e strutture degne di una Nazionale che ha dimostrato di poter competere con le migliori. L’Europeo femminile 2029 sarà altrove, probabilmente nel Nord Europa, ma la vera partita si gioca qui: far sì che la crescita non si fermi, e che il sogno di una grande manifestazione in Italia non resti per sempre rimandato.
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