L'analisi

Mkhitaryan, l’espresso d’Armenia: la Roma l’ha perso, l’Inter ci viaggia sopra

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L'armeno arrivato in silenzio a Roma e a Milano senza troppi clamori ma ora l'Inter non può fare a meno di lui
Federico Grimaldi

Negli anni alla Roma, un coro dei tifosi rimbomba ancora nel cuore di Mkhitaryan: "Ecco l'armeno che va come un treno". E non esiste frase più vera di questa. Perché, nella capitale è passato come un lampo, elegante e silenzioso. Miki era un treno in corsa, e ora, sui binari dell'Inter di Inzaghi, viaggia senza sosta, guidando con intelligenza, ritmo e visione una delle locomotive più temibili d’Europa. Ha lasciato la Capitale con classe, ma a Milano è diventato imprescindibile: non un rimpianto, ma un capolavoro in movimento.

 

🗣️ Mkhitaryan: "I’ve already said I’d like to stay at Inter for another year. If the club wants me, I’ll be happy to continue." pic.twitter.com/vxcb6drZ6u

— Nerazzurri Society (@nerazzurriSoci_) April 16, 2025

Mkhitaryan, l'uomo in più della Roma di Mourinho

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Henrikh Mkhitaryan arrivò alla Roma nell’estate del 2019, inizialmente in punta di piedi, in prestito dall’Arsenal. Ma bastarono poche partite per capire che quel talento leggero e intelligente avrebbe lasciato un’impronta profonda. In tre stagioni in giallorosso ha collezionato 117 presenze e messo a referto 29 gol e 28 assist, numeri che raccontano solo in parte il suo peso specifico. Con Paulo Fonseca fu subito protagonista, spesso decisivo con le sue incursioni e la capacità di legare centrocampo e attacco.

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Ma è con José Mourinho che Mkhitaryan ha trovato una nuova dimensione: il tecnico portoghese lo arretrò a centrocampo, valorizzandone la visione di gioco e trasformandolo in una mezzala moderna, capace di dettare i tempi e spezzare i ritmi. Con lui in campo, la Roma guadagnava equilibrio, intelligenza tattica e leadership silenziosa. Non era solo un calciatore tecnico: era l’uomo che metteva ordine nel caos, la mente lucida nei momenti più sporchi del gioco. Un compagno prezioso e un punto fermo in un progetto che cercava stabilità.

 

Ora è il cuore pulsante dell'Inter

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All’Inter Henrikh Mkhitaryan è arrivato nel 2022, a parametro zero, quasi in sordina, come se fosse un colpo d’esperienza buono per arricchire la panchina. E invece, giornata dopo giornata, è diventato un ingranaggio irrinunciabile nel meccanismo perfetto costruito da Simone Inzaghi. In nerazzurro ha alzato ulteriormente l’asticella: più corsa, più intensità, più presenza nei due lati del campo. Ha segnato 11 gol in oltre 90 presenze, ma il suo valore va ben oltre le cifre. Da mezzala nel 3-5-2 ha saputo adattarsi con naturalezza, aggiungendo geometrie, inserimenti intelligenti e una straordinaria capacità di leggere le situazioni. A differenza della Roma, dove era spesso il creatore designato, qui si è trasformato in un equilibratore d’élite, prezioso tanto nella gestione quanto nella fase difensiva. Inzaghi non può farne a meno: è lui il collante tra muscoli e talento, l’uomo che sa quando rallentare e quando affondare. Un treno elegante e silenzioso, che continua a correre senza fermate.

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