L'episodio

Poborský e quel 5 maggio con la sfida tra Lazio e Inter: “Promisi a Nedved una doppietta”

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I suoi gol decisero lo Scudetto nella giornata che rimarrà alla storia semplicemente come "il 5 maggio"
Federico Iezzi
Federico Iezzi Collaboratore 

Karel Poborský è un nome che in Italia si ricorda quasi solamente per i due gol fatti all'Inter nella storica partita del 5 maggio 2002. In quella occasione l'ala ceca, in pratica, decise il campionato. La partita terminò 4-2 per i biancocelesti, i neroazzurri furono superati dalla Juventus seconda che vinse lo scudetto. Di recente Poborský, intervistato da Diretta/Flashscore News, ha ricordato quell'episodio e la sua esperienza alla Lazio.

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Karel Poborsky allo United (Photo by Mark Leech/Getty Images)

L'arrivo di Poborský alla Lazio

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Il centrocampista ceco, classe 1972, giunse alla Lazio dopo aver giocato per lo Slavia Praga, il Manchester United e il Benfica. Come racconta lui stesso fu Nedved a convincerlo ad accettare la corte della squadra di Roma: "È stato lui a dare il via al primo contatto. Mi ha chiamato dicendo che la Lazio stava cercando un centrocampista destro e mi ha chiesto se fossi interessato. La sua presenza è stata uno dei fattori che ha aumentato il mio interesse. Io e Pavel ci conoscevamo da tempo, avevamo giocato insieme in nazionale, ed era la prima volta, giocando all'estero, che avrei avuto un compagno di squadra ceco nello spogliatoio di un club".

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Il ceco con la maglia della Lazio. Mandatory Credit: Mike Hewitt /Allsport

Il 5 maggio 2002 di Poborský

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Il 5 maggio 2002 è una data che molti appassionati di calcio ricordano bene. L’Inter non vinceva uno Scudetto da tredici anni e, a una giornata dalla fine, aveva un punto di vantaggio sulla Juventus, seconda in classifica, e due sulla Roma. L’Inter era allenata da Hector Cuper, un allenatore argentino arrivato l’estate prima. Il 5 maggio 2002 l’Inter doveva giocare l’ultima partita contro la Lazio, allo Stadio Olimpico di Roma. In molti pensavano che quella sarebbe stata una partita facile in quanto la Lazio, ormai fuori dai giochi per la qualificazione in Champions, non avrebbe avuto stimoli e voglia di vincere.

In realtà i laziali si stavano ancora giocando un posto nell'allora Coppa UEFA e da subito dimostrarono di voler trovare i tre punti. L’inizio di partita fu favorevole agli ospiti: prima segnò Christian Vieri e poi arrivò il pareggio dei padroni di casa: gol di Karel Poborsky. Quattro minuti dopo Luigi Di Biagio riportò in vantaggio l’Inter. A un minuto dalla fine del primo tempo un clamoroso errore del giovane terzino slovacco dell’Inter, Vratislav Gresko, rese possibile il gol del pareggio, segnato ancora da Poborsky. Nel secondo tempo la squadra di casa mise a segno altre due reti e l'Inter perse lo Scudetto.

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28 GENNAIO 2001: Karel Poborsky della Lazio. Alessandro Rossini / GRAZIA NERI DIGITAL CAMERA Mandatory Credit: Grazia Neri/ALLSPORT

Poborský e Pavel Nedved

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Pochi mesi dopo l'arrivo di Poborský in Italia, Nedved passò dalla Lazio alla Juventus. Ma i due continuarono a sentirsi e rimasero amici. Racconta l'ex Lazio e Benfica: "Ci siamo sentiti anche il ​​giorno prima. Mi ha detto che il titolo si sarebbe deciso il giorno dopo e, quindi, di dare il massimo. Scherzando gli risposi: 'Non preoccuparti, li batteremo domani, farò due gol e lo scudetto sarà tuo'. E poi è andata davvero così! Non ricordo di aver mai segnato due gol in una partita in nessun altro momento, sicuramente non in Serie A. Pavel mi ha chiamato subito dopo la partita, dal pullman della squadra dove stavano festeggiando il titolo". Per ironia della sorte quella del 5 maggio fu l'ultima partita di Poborský in Italia. Il ceco, infatti, quell'estate tornò a giocare in patria.

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Il ricordo di Simone Inzaghi

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Nell'intervista Poborský ha anche brevemente parlato di Simone Inzaghi, attuale tecnico dei nerazzurri, che quel giorno mise a segno un gol: "Non avrei mai pensato che sarebbe diventato un allenatore così famoso. Era un tipo piuttosto silenzioso ed è così ancora oggi. Certo, a bordo campo mostra le sue emozioni, ma in conferenza stampa parla sempre in modo colto e riflessivo. All'epoca, era dura per lui. Giocava poco, ma era il nostro dodicesimo uomo. Il centravanti titolare era Crespo".