L'intervista

ESCLUSIVA Milan-Atalanta, Donati: “Ederson fa la differenza, Theo può migliorare”

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L'ex di Milan e Atalanta, ha parlato in esclusiva della gara in programma a San Siro tra i rossoneri e la Dea
Stefano Sorce

Milan-Atalanta, quando il cuore si divide in due. Massimo Donati, ex centrocampista, questa sfida l'ha vissuta da entrambe le parti, respirandone la storia, l’intensità e il significato più profondo. Cresciuto nel vivaio della Dea, ha poi indossato la maglia rossonera, toccando l’élite del calcio europeo. Per lui, questa non è solo una partita, ma un incrocio di emozioni, un abbraccio tra passato e presente.

In esclusiva per DerbyDerbyDerby.it, Donati racconta una sfida tra Milan-Atalanta che intreccia ricordi e ambizioni: "Due squadre organizzate, che stanno bene, sarà una bella partita". Nel suo sguardo c’è l’amore per un calcio che non dimentica, quello che lascia cicatrici leggere e sogni infiniti.

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La gara di Massimo Donati

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Massimo hai iniziato la tua carriera all'Atalanta, una squadra che ti ha visto crescere come giocatore. Quali sono i ricordi più belli di quel periodo e cosa rappresenta per te la società bergamasca nella tua carriera?

"L'Atalanta è la squadra in cui sono cresciuto, quindi i ricordi belli sono davvero tanti. Anche se il periodo nel settore giovanile è stato duro e impegnativo, è stato allo stesso tempo molto formativo e, col senno di poi, bellissimo. Ho avuto tante soddisfazioni, fino ad arrivare in prima squadra. Dopo il primo anno siamo subito stati promossi in Serie A, e da lì è arrivato anche l’esordio prima in Serie B e poi in A, con il primo gol segnato proprio nel derby. Insomma, tante emozioni, tante cose belle. Le basi della mia carriera sono state costruite lì, all’Atalanta".

Nel 2001 sei passato al Milan. Come hai vissuto quel passaggio a una realtà così grande? C’è qualche aneddoto particolare di quel periodo?

"Mi sono ritrovato al Milan dopo appena mezza stagione in Serie B e mezza in Serie A, quindi probabilmente, a livello mentale, non ero ancora pronto per un palcoscenico così grande. Negli anni successivi ho provato a rientrare, ma intanto il Milan aveva iniziato a marciare forte, a vincere la Champions, quindi è diventato tutto più complicato. Nonostante questo, è stata un’esperienza bellissima, emozionante. Ho avuto la fortuna di giocare con campioni del calibro di Rui Costa, Shevchenko, Gattuso, Maldini, Costacurta. Era un sogno che si realizzava, anche se forse sarebbe stato meglio aspettare un anno o due prima di fare un passo così importante".

Hai giocato sia con il Milan che con l'Atalanta. Quale delle due esperienze ti ha formato maggiormente come calciatore?

"Beh, ovviamente la differenza è che all'Atalanta si ha la possibilità di sbagliare qualche partita, mentre al Milan questo non è concesso. La pressione è molto più alta, il contesto è completamente diverso: sia quello in cui giochi che quello in cui ti alleni. C’è un livello di aspettativa molto più elevato.

Inoltre, come dicevo prima, anche il fatto di giocare con compagni diversi incide: devi sentirti al loro livello, devi dimostrare di essere all’altezza, e non è sempre semplice".

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Il 20 aprile si gioca una partita interessante tra Milan-Atalanta. Come pensi che andrà la gara e quali saranno, secondo te, gli aspetti determinanti per il risultato?

"Sul prossimo Milan-Atalanta è difficile fare un pronostico. Il Milan dovrà stare particolarmente attento soprattutto ai primi minuti, perché spesso ha compromesso le partite proprio in avvio, facendosi sorprendere e poi faticando a recuperare. L’Atalanta ha attraversato un periodo complicato, con gli attaccanti che segnavano poco, ma va detto che ha dovuto affrontare molti infortuni e diverse assenze importanti. Mi aspetto una partita bella e intensa, anche perché manca poco alla fine del campionato e il margine d’errore si è ridotto al minimo. Credo che entrambe le squadre scenderanno in campo con grande determinazione e con la voglia di chiudere al meglio la stagione".

Milan-Atalanta: tra Conceicao e Gasperini

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Al Milan a gennaio è arrivato Sergio Conceição. Che opinione hai sul suo lavoro con i rossoneri? Cosa ti aspetti per il resto della stagione e per Milan-Atalanta?

"Conceicao è partito bene, vincendo subito la Supercoppa Italiana, e sembrava avesse risolto tutti i problemi. Secondo me, in parte ci è anche riuscito, soprattutto su alcuni aspetti fondamentali. Il problema principale del Milan, come dicevo prima, resta l’approccio alla partita: spesso fatica nei primi minuti, non so se per una questione mentale o perché ha bisogno di tempo per entrare in partita. Però, una volta che prende il controllo, riesce a mostrare cose davvero egregie. Il problema dell’equilibrio, che ha accompagnato il Milan per tutta la stagione, secondo me è rimasto. Se sia giusto o meno che la squadra abbia ancora queste difficoltà, non spetta a me dirlo. Sicuramente l’allenatore ha fatto cose belle e altre meno positive. Alla fine, la responsabilità è sempre sua, anche se a volte ha colpe relative".

Recentemente il Milan ha adottato un modulo con la difesa a tre, permettendo a Theo Hernández di essere più libero in attacco. Che opinione hai su questo cambiamento tattico e sul rendimento di Theo in questo ruolo?

"Theo Hernandez, ovviamente, è sempre stato molto presente in fase offensiva, mentre in fase difensiva un po’ meno. Oggi però i giocatori devono saper fare bene entrambe le fasi, non ci si può più permettere di essere specializzati solo in una. Anche gli attaccanti, secondo me, devono contribuire in fase difensiva, soprattutto in determinate zone del campo. Lo vedo bene quando può concentrarsi maggiormente sull’attacco, ma se vuole diventare un top a livello mondiale, deve curare di più anche la fase difensiva. Ha tutte le potenzialità per esserlo, ma ovviamente queste cose vanno dimostrate partita dopo partita".

Theo Hernandez, Milan

Gasperini ha fatto miracoli con l'Atalanta, ma pensi che potrebbe ambire a una panchina di un club più grande? Come vedi la sua possibile evoluzione?

"Gasperini ha fatto qualcosa di incredibile con l’Atalanta, davvero qualcosa di pazzesco. Vincere l’Europa League sembrava un’utopia, una follia, e invece ce l’ha fatta. È stato un percorso in crescendo: ogni anno qualcosa in più, sempre un passo avanti. È sempre bello vedere giocare l’Atalanta, anche per chi non è tifoso. È una squadra che si fa ammirare per l’intensità, la velocità, il gioco diretto. Mi auguro davvero che Gasperini possa restare, perché ha dimostrato che, anche quando ha perso pezzi importanti, è riuscito a ricostruire e a fare ancora meglio. Ovviamente non spetta a me decidere, ma secondo me Gasperini sta bene all’Atalanta, e l’Atalanta sta benissimo con Gasperini".

"L'Atalanta è già sicuramente una squadra di prestigio, ma sta a lui decidere. Secondo me, Gasperini è già in una realtà prestigiosa. La vera domanda è se sente il bisogno di nuovi stimoli oppure no. Tutto dipende da questo. Credo che l’Atalanta gli abbia dato grandi soddisfazioni negli ultimi anni, così come lui ne ha date all’Atalanta. Alla fine, però, ognuno deve guardarsi dentro e capire cosa sente e cosa desidera davvero".

Donati e i centrocampisti attuali

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Guardando al presente, c’è un giocatore che si sfiderà nella gara tra Milan-Atalanta nei quali ti rivedi per caratteristiche o stile di gioco?

"Mah, sinceramente non ci sono tanti giocatori in cui mi rivedo, anche perché il calcio è cambiato molto rispetto a qualche anno fa. Però ti posso dire che vedere giocareEderson è davvero un piacere per gli occhi. È un centrocampista completo sotto tutti i punti di vista: ha forza fisica, senso del gol, intelligenza tattica… sa fare tutto. Dal mio punto di vista, è davvero il centrocampista ideale".

Da centrocampista, come vedi l’evoluzione del ruolo negli anni? C’è qualche giocatore che oggi interpreta il ruolo nel modo migliore?

"Oggi un centrocampista deve saper fare un po’ di tutto. È vero che ci sono giocatori più specializzati nella fase difensiva, altri più votati al contenimento, altri ancora con caratteristiche da regista o da incursore, però ormai, nel calcio di oggi, è fondamentale avere una formazione completa. Tutti devono saper fare tutto, o almeno sapersi adattare alle diverse situazioni di gioco".

ederson

Quali sono le tue ambizioni, i tuoi progetti, e cosa ti piacerebbe fare nel calcio nei prossimi anni?

"Spero di rientrare al più presto in una squadra, in una situazione che sia positiva per me, per poter continuare il percorso di crescita che ho iniziato".

Hai allenato in Grecia, com’è stata quella esperienza e cosa ti ha insegnato?

"L’esperienza in Grecia è stata particolare, un mondo un po’ strano, dove secondo me ci sono tante cose che non funzionano o che comunque non sono molto chiare. Ma io la prendo sempre come un'esperienza positiva. Infatti, siamo stati elogiati da tutti: dai giornali, dalla federazione, anche in ottica nazionale, per il gioco che abbiamo espresso, un calcio che lì non avevano mai visto. Questo mi ha dato grande orgoglio. Certo, poi nel calcio contano i risultati: puoi giocare bene quanto vuoi, ma alla fine è il risultato che fa la differenza. Mi porto a casa sia le cose belle che quelle brutte, che mi serviranno sicuramente per la prossima esperienza".

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