Salernitana, dall’Arechi all’ippocampo: viaggio nella storia del club granata

[tps_title]Le radici profonde della Salernitana[/tps_title] Nel calcio italiano, la Salernitana è una di quelle squadre che alla fine ritrovi sempre lì: solida, presente, riconoscibile. In più di cent’anni di storia ha quasi sempre giocato tra Serie A, B e C. Le uniche volte in cui è davvero caduta sono state dopo il fallimento del 2011: ripartenza dalla Serie D, l’unico anno tra i dilettanti di tutta la storia granata. Una parentesi breve, durata solo un'anno, ma eloquente: la Salernitana può cadere, ma non la tieni giù. NON PERDERTI NEMMENO UNA PARTITA DELLA SALERNITANA IN STREAMING GRATIS, CLICCA QUI Il granata, oggi così naturale addosso a questa squadra, non c’è sempre stato. Arriva a fine anni Venti, ma diventa parte del DNA del club in modo stabile solo nel '43. È un colore che racconta una città passionale e istintiva. E insieme al granata arriva anche il simbolo che tutti conoscono: l’ippocampo, sulle maglie dal ’49, affiancato all’antica moneta della zecca di Salerno. Non è solo un logo: è un marchio che unisce storia, identità e appartenenza. [tps_title]Retrocessioni e resistenza[/tps_title] La Salernitana nasce nel 1919 ed è una delle squadre più antiche del nostro calcio. La squadra campana debuttò nel campionato di Promozione nel 1919-1920, vincendo tutte le partite del proprio girone, dimostrando forza e determinazione. Negli anni a venire la società collezionò promozioni e retrocessioni ma il primo momento degno di nota per i tifosi fu nel 1937-1938 quando la squadra raggiunse la prima storica promozione in Serie B. La leggenda granata In seguito alla Seconda Guerra Mondiale la squadra si fece notare anche per il rivoluzionario “Vianema”, un sistema di gioco che anticipava il catenaccio italiano. Grazie a questa tattica i campani conquistarono pareggi e vittorie contro avversari più quotati. Il coronamento di questo periodo d'oro arriva con la storica promozione in Serie A nella stagione 1947-48, Grazie all'allenatore Gipo Viani e al bomber Vincenzo Margiotta. Nei decenni successivi la squadra ha militato in B e in C dimostrando solidità ma senza picchi altissimi. Le promozioni in B duravano quasi sempre una sola stagione in quei decenni. I primi segni di evoluzione per il calcio Granata arrivarono negli anni 90'. In quegli anni personaggi come Delio rossi, Giovanni Pisano, Marco Di Vaio, Ciro Ferrara, Edoardo Artistico furono il fulcro di un progetto vincente che portò a diverse promozioni in Serie A sotto la presidenza di Aniello Aliberti. Nella stagione 1998-99 la Salernitana retrocesse per un solo punto e, durante il viaggio di ritorno da una trasferta, quattro tifosi persero tragicamente la vita in un incendio su un treno, un episodio che segnò profondamente la piazza: un’annata che rimarrà per sempre una ferita aperta nella memoria di tutti i tifosi granata. [tps_title]Gli anni 2000[/tps_title] Gli ultimi venticinque anni della Salernitana sono un concentrato perfetto della sua storia: cadute pesanti, risalite coraggiose e soddisfazioni conquistate con fatica e sudore. Nel 2002-2003, nonostante il 20° posto, evita la retrocessione grazie al celebre “caso Catania”. Ma il peggio era solamente rimandato, nel 2005 arriva la prima radiazione per problemi finanziari, fu un colpo durissimo per la città, che vide la squadra ripartire dalla C1. Grazie ai gol di Arturo Di Napoli quel periodo fu molto breve e la squadra risalì temporaneamente le categorie. Il secondo fallimento del 2011 arrivò come un fulmine a ciel sereno, che ha azzerato nuovamente tutto. Claudio Lotito ha riportato la luce in un buio che sembrava senza fine. L'imprenditore rileva il club nel 2011 e nel 2014-2015, con Leonardo Menichini in panchina, arriva anche il ritorno in Serie B. Il ritorno in A della Salernitana Nel 2020-21 la Salernitana completa l’impresa più attesa: torna in Serie A dopo 22 anni, chiudendo il campionato al secondo posto dietro l’Empoli e davanti al Monza. La festa però si intreccia al “caso Lotito”, un solo presidente non poteva gestire due squadre nello stesso campionato. La società venne temporaneamente affidata a un trust, per poi essere ceduta in extremis a Danilo Iervolino. La stagione parte male, ma nel girone di ritorno la squadra si trasforma grazie a Walter Sabatini e Davide Nicola, centrando una salvezza quasi miracolosa con soli 31 punti grazie anche ai 10 goal di Bonazzoli. L’anno successivo arriva una salvezza storica, 42 punti e record per il club in Serie A grazie anche al nuovo allenatore Paulo Sosa. Dopodiché ci fu un altro crollo: retrocessione in B e, nel 2025, un’ulteriore caduta in C dopo i playout con la Sampdoria. Per la prima volta nella sua storia, la Salernitana vive due retrocessioni consecutive. [tps_title]I calciatori più rappresentativi[/tps_title] Il calciatore simbolo, che detiene il record di presenze con il club granata è Ciro Ferrara. Omonimo dell'ex difensore di Napoli e Juve ma che ha trascorso la maggior parte della sua carriera nelle leghe minori. Negli anni novanta il bomber della squadra era Giovanni Pisano. L'attaccante italiano ha registrato 63 reti con il club di Salerno, è diventato il primo per goal segnati nella storia del club stabilendo un record che dura da 28 anni e lasciando un ricordo indelebile nelle menti dei tifosi. La città di Salerno ha visto molti calciatori dalla tecnica elevata e dal grande cuore che mettevano in campo tutte le loro energie. L'ex capitano Roberto Breda fu un simbolo di lealtà dedizione e attaccamento alla maglia, le sue più di 250 presenze in maglia granata non verranno scordate dai tifosi che ancora nell'era attuale lo ricordano con gioia e rispetto. I calciatori che hanno giocato all'Arechi ( stadio ufficiale dal 1990) da nominare sono tanti, Arturo Di Napoli è sicuramente uno di questi, 37 reti segnate in due stagioni per riportare la squadra in Serie B. Tornando alla storia recente non si può non nominare Pasquale Mazzocchi che è stato il primo calciatore della storia della Salernitana a essere convocato nella nazionale italiana. Anche Marco Di Vaio ha lasciato una traccia importante così come Franck Ribery. [tps_title]L'Arechi: il simbolo di una tifoseria[/tps_title] L’Arechi non è solo uno stadio: è il cuore pulsante di Salerno, il luogo in cui la città si fonde con la sua squadra. Dal 1990 unisce generazioni di tifosi granata, mentre prima, nei vecchi impianti, nulla cambiava: le emozioni restavano, ma mancava questo legame collettivo così tangibile. Ogni partita diventa una festa di passione. Dalle curve i tifosi cantano senza sosta, sventolano bandiere e trasportano l’entusiasmo oltre le mura dello stadio. Anche nelle stagioni più dure, quando le retrocessioni sembrano segnare il destino, l’amore del popolo granata non vacilla. È questo legame viscerale a rendere l’Arechi un luogo sacro, un monumento della storia di una città che non morirà mai.