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CUR in Campo, tra i pali c’è Stefano Sorrentino: l’ultimo dei portieri romantici

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Dal Torino al Chievo, dal Palermo alla rinascita nei dilettanti: il viaggio calcistico di un uomo che ha fatto della resilienza la sua cifra stilistica. A Foggia, scenderà in campo con i soliti occhi della tigre.
Nancy Gonzalez Ruiz
Nancy Gonzalez Ruiz

Dopo due tappe partecipatissime a Frosinone, Cur in Campo si sposta sotto il cielo di Foggia. Lo Stadio Pino Zaccheria ospiterà venerdì 6 giugno 2025 un evento che è non è solo calcio, ma rito collettivo, celebrazione popolare, memoria condivisa. Un giorno per essere calciatori accanto alle leggende del pallone, per rivivere quel fischio d’inizio che da sempre unisce generazioni. Tra i protagonisti attesi, spicca un nome che porta con sé determinazione, esperienza e mestiere: Stefano Sorrentino. A Foggia, l’ex portiere che ha attraversato vent’anni di calcio italiano tornerà al centro della scena. A modo suo: con quegli occhi della tigre che hanno sfidato un generazione intera di bomber.

l viaggio di un guardiano di sogni

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Nato a Cava de’ Tirreni ma cresciuto tra i pali e le rigide regole del nord calcistico, il cammino di Sorrentino inizia nelle giovanili della Lazio, poi alla Juventus, prima di trovare un’identità vera nel vivaio del Torino. Da lì, una lunga trafila di prestiti — Juve Stabia, Varese — dove a suon di prestazioni solide ha scalato gerarchie e guadagnato rispetto, la moneta più rara nello spogliatoio. Nel dicembre 2001 arriva finalmente il battesimo in Serie A, in un Lecce-Torino che racconta la storia di un ragazzo che si prende il proprio posto tra i grandi. Da quel momento in poi, Sorrentino non smetterà mai di lottare. Nemmeno quando la squadra retrocederà, nemmeno quando il futuro si farà incerto.

Dall’Europa alla provincia

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Nel 2005 il suo talento varca i confini nazionali: l’AEK Atene lo accoglie con l’entusiasmo delle grandi piazze. In Grecia diventa idolo, leader, simbolo. Poi una nuova tappa nel 2007: Spagna, Recreativo Huelva. Il calcio iberico gli insegna l’arte del dettaglio e dell’anticipo, ma è in Italia che Sorrentino scrive le pagine più dense del suo romanzo sportivo. Al Chievo Verona, dal 2008, diventa totem. Cinque stagioni vissute alla ricerca di punti salvezza per una squadra che fa del sacrificio il suo credo. Dal Bentegodi passa al Palermo di Maurizio Zamparini, dove diventa capitano e colonna di una squadra spesso in bilico tra incanto e crisi. È qui che Sorrentino alza il volume della sua leadership: il portiere diventa guida. Nel 2016 torna a Verona, ancora Chievo. È un cerchio che si chiude. Da lì, fino al 2020, gioca e resiste. Arriva persino ad ipnotizzare Cristiano Ronaldo dagli 11 metri: il solo, in Italia, ad aver parato un rigore a CR7.

L’irrinunciabile richiamo del campo

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Appesi gli scarpini, per Sorrentino comincia un’altra vita: dirigenza, scrivania, progetti. Ma il richiamo del campo è più forte. È la Torinese, storico club della Promozione piemontese, a restituirgli una nuova forma di appartenenza. Prima Direttore Tecnico, poi… centravanti. Sì, perché Stefano non è tipo da vivere le cose a metà: a 41 anni si reinventa attaccante e segna. Un gol vero, in una partita vera, contro il Pianezza: chi è cresciuto tra i pali sa bene cosa serva per fare gol.

Un futuro in giacca e cravatta, ma con l’anima negli scarpini

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Dopo l'ultima parentesi da presidente del Chieri, il suo legame con il pallone resta intatto: nel sangue di Stefano scorre il DNA da calciatore. Per questo, eventi come “Cur in Campo”, di cui DerbyDerbyDerby è media partner, sono terreno fertile per chi, come lui, vive il calcio come passione, identità, vocazione.

A Foggia Stefano Sorrentino scenderà in campo con la voglia di mettersi ancora una volta al servizio del gioco, di lasciarsi guardare, applaudire, sentire. E in fondo, “Cur in Campo” è esattamente questo: un ponte tra chi ha scritto pagine importanti di questo sport e chi sogna di farlo. Il 6 giugno, allo Zaccheria, Sorrentino sarà lì, insieme a Totti, Panucci, Fiore, Quagliarella e altri campioni. C’è chi applaudirà i gol, chi tornerà indietro nel tempo con un sorriso. E chi, guardando Sorrentino, ritroverà il valore della tenacia. L’ultimo dei portieri romantici. Con quegli occhi della tigre che ancora sfidano il destino.