Undici anni in Italia, Chievo e Atalanta sono state le sue esperienze più fortunate, in seguito le brevi parentesi con Spal, Paganese e Valcalepio (club di Eccellenza lombarda). Boukary Dramè, intervenuto in ESCLUSIVA ai nostri microfoni, ha totalizzato 134 presenze in massima serie, realizzando due gol con la maglia dei clivensi a Juventus e Napoli, e mezzo all'Inter con l'Atalanta: "Contro di noi faticavano spesso, ricordo una sfida a Bergamo terminata 1-1 in cui segnai un gol che fu attribuito poi come autogol (a Murillo, ndr)". Tuttavia, prima di approdare nel campionato nostrano, l'ex Sochaux e Real Sociedad tra le altre, ha indossato la maglia del Psg agli inizi della sua carriera. 7 anni complessivi all'ombra della TourEiffel, due nelle giovanili (2000-2002), tre nella squadra B (2002-2005) e due stagioni in prima squadra (2005-2007).
ESCLUSIVA
Boukary Dramè in ESCLUSIVA: “Psg? Che svolta con Luis Enrique! All’Inter toglierei Bastoni”


Qual è il tuo ricordo più bello con la maglia del PSG?
"Il mio primo ricordo risale all’esordio al Parco dei Principi. Era la mia prima partita ufficiale da professionista, contro lo Strasburgo, il 24 settembre del 2005. È stato un momento forte, importante. Ero allenato da Laurent Fournier. Quel momento ha segnato davvero l’inizio della mia carriera".

In Italia hai affrontato più volte l’Inter: c’è una partita che ricordi in modo particolare?
"Sì, ho giocato più volte contro l’Inter. Ricordo in particolare un Atalanta-Inter finito 1-1 a Bergamo, dove segnai un gol che poi fu attribuito come autogol. Peccato, perché avevo fatto una bella partita. Contro l’Inter erano sempre match particolari, quasi un piccolo derby. Loro facevano sempre fatica contro di noi, e ci è anche capitato di vincere".
Segui ancora il Chievo? Ti fa male vedere la squadra con cui hai iniziato la carriera in Italia così lontana dalla Serie A?
"Sì, seguo il Chievo. Quando è arrivato il fallimento è stato un colpo. Un uomo come Pellissier, che ha fatto tutta la carriera lì, ha preso in mano la situazione e ha fatto rinascere il club. Sono stato alla partita di gala che ha organizzato per l’inaugurazione, per il recupero del logo del club in vista della Serie D. Ho preso un volo da Parigi solo per esserci: è stato un onore. Continuo a seguire la nuova realtà e spero davvero che possano tornare ai livelli di un tempo. C’è ancora molta strada da fare, ma il lavoro fatto è enorme. Complimenti a Pellissier, ma non è finita: credo ancora in questo progetto".

E l’Atalanta? Che rapporto avevi con Gasperini?
"L’Atalanta è un grandissimo club. Non l’ho scelta per caso. Mi sono sempre trovato bene, c’erano tutte le condizioni per fare bene. Con Gasperini, però, il mio percorso si è un po’ complicato. Lui è un ottimo allenatore, lo si è visto col tempo. Ma il nostro rapporto era piuttosto elettrico. Forse non ci siamo capiti, o lui non ha capito me. Ci sono state parole o situazioni mal interpretate. Ma è la vita, succede. Lui è lì per vincere, per ottenere risultati, non per fare il simpatico. E da questo punto di vista, ha fatto benissimo".

Con Gasperini in partenza, l’Atalanta continuerà a fare bene in Italia e in Europa?
"Servirebbe un allenatore del suo livello, perché l’Atalanta era Gasperini. È stato lui a costruire quella squadra e a saperla gestire. Quando costruisci qualcosa, sai anche come sistemarla quando si rompe. Un nuovo tecnico avrebbe sicuramente più difficoltà. Il livello che ha portato è stato eccezionale. Senza di lui, faccio fatica a immaginare l’Atalanta continuare a ottenere quei risultati. Spero che chi arriverà possa farmi ricredere".
C’è un giocatore dell’Inter che prenderebbe e inserirebbe nella rosa del PSG?
"Sì, direi Bastoni. Ha un gran piede sinistro, è un difensore eccellente. Sa anche proporsi in avanti, non ha paura. Forse non è il più veloce, ma è molto solido in difesa, sa mettere buoni cross, e all’occorrenza può anche tirare. È un giocatore serio, intelligente tatticamente. Un giovane così completo lo vorrei nella mia squadra".

Quanto è cresciuto il PSG sotto la guida di Luis Enrique?
"Ci è voluto del tempo. Nella prima stagione ha ricevuto molte critiche, soprattutto dai tifosi. Ma lui è sempre rimasto fiducioso, ha chiesto pazienza. E aveva ragione. Nel calcio serve tempo, la continuità paga. Se tieni un gruppo insieme per più anni, i risultati arrivano. Ora il PSG gioca meglio e ottiene più risultati. Luis Enrique è stato un grande giocatore e ora sta dimostrando di essere anche un allenatore eccellente. Si merita tutto ciò che gli sta accadendo".

Perché in passato il PSG ha avuto tante difficoltà nonostante la presenza di Messi, Neymar e Mbappé in squadra?
"Credo che il problema fosse l’eccessivo affidamento su quei tre. Le stelle diventano tali anche grazie ai compagni. Non puoi mettere tre campioni in squadra e poi circondarli da giocatori scelti a caso, con tutto il rispetto. Serve qualità anche in difesa, a centrocampo, in porta. Quando hanno vinto la Champions con i loro vecchi club, avevano accanto giocatori di classe mondiale. Il PSG non aveva quella solidità. Ora invece si punta più sul gruppo, sulla qualità generale della rosa. Ed è per questo che stanno facendo bene".
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