Solidità e ambizione, è così che le squadre brasiliane impegnate al Mondiale per Club hanno staccato il passo per gli ottavi di finale. Tra queste c’è anche il Fluminense, prossima avversaria dell’Inter, ma i riflettori sono puntati soprattutto sul Flamengo, considerato da molti il club più attrezzato per arrivare in fondo. Insieme al collega Leonardo Bertozzi, giornalista di ESPN Brasile, abbiamo analizzato da vicino lo stato di forma delle formazioni verdeoro, i protagonisti più attesi e le possibili insidie nel tabellone del torneo che nel primo turno eliminatorio vedrà protagoniste anche Palmeiras e Botafogo, una contro l'altra nel derby carioca.
ESCLUSIVA
ESCLUSIVA Mondiale per Club: “Il derby Palmeiras-Botafogo. Danilo, che rinascita! Thiago Silva alla Baresi”

Qual è la squadra brasiliana più forte in questo Mondiale per club?
"Direi il Flamengo. Attualmente è la capolista del campionato brasiliano, che si è fermato per il Mondiale, e ha la rosa più completa e omogenea. Può ruotare i giocatori senza perdere qualità. In panchina c’è Filipe Luís, ex giocatore dell’Atlético Madrid diretto per anni da Simeone, che ha idee diverse: vuole una squadra sempre dominante nel gioco. In questo momento è il club più forte tra le brasiliane.
Che impatto stanno avendo Danilo e Jorginho nel Flamengo?
Per Danilo è stato molto positivo tornare in patria. All’inizio della carriera aveva vinto la Libertadores con Neymar al Santos, ma è poi partito giovane per l’Europa. Ha sempre giocato in un ruolo che in Brasile ha avuto grandissimi interpreti – Cafu, Dani Alves, Maicon – e lui è un tipo di terzino un po’ diverso, meno di spinta. Il pubblico brasiliano lo ha sempre guardato con un po’ di scetticismo, ma la sua leadership, la duttilità tattica – può giocare anche da centrale, come sta facendo ora – sono qualità fondamentali.

Jorginho, invece, non aveva mai giocato in Brasile. È andato in Italia giovanissimo e ora voleva vivere quest’esperienza prima di chiudere la carriera. Nel Flamengo, che ama il palleggio e tiene tanto la palla, è un giocatore chiave. Ha già fatto un assist decisivo contro l’Espérance nella prima partita. È sempre nel vivo del gioco e sarà, secondo me, un punto fermo.
Passando al Fluminense, come giudichi il ritorno di Thiago Silva?
"Quando ha debuttato nel Fluminense veniva già chiamato “Il Mostro”: impressionante fisicamente, tatticamente, nella lettura del gioco. Queste qualità le conserva ancora. Mi ricorda un po’ Baresi negli ultimi anni: anche quando la condizione fisica cala, l’intelligenza calcistica fa la differenza. È tornato dopo aver vinto tutto in Europa perché è sempre stato un idolo e voleva chiudere il cerchio. E poi c’è Fabio, il portiere: ha 44 anni ed è vicino a diventare il calciatore con più presenze ufficiali nella storia, superando Peter Shilton. Quando arrivò al Fluminense sembrava a fine corsa, invece è diventato titolare ed è fondamentale.

Guardando il tabellone, quale squadra ha il cammino più favorevole?
"Penso che Palmeiras e Botafogo abbiano un cammino più accessibile rispetto al Flamengo, che dovrà affrontare il Bayern Monaco – una squadra di prima fascia. Come dice Filipe Luís, contro le squadre di seconda fascia possiamo competere, contro quelle di prima è molto più dura. Chi vincerà tra Palmeiras e Botafogo invece troverà Benfica o Chelsea, più abbordabili.
C’è anche una forte rivalità recente tra Palmeiras e Botafogo, giusto?
"Sì, specialmente negli ultimi anni. Sono due club storici che hanno prodotto tanti campioni del mondo: Garrincha, Didi... Nel 2023, il Botafogo fu capolista per mesi, sembrava lanciato verso il titolo, poi perse incredibilmente 4-3 col Palmeiras dopo essere stato in vantaggio 3-0. Quella sconfitta fu un trauma. Ma l’anno dopo, nel 2024, il Botafogo ha battuto il Palmeiras in casa sua, lo ha eliminato dalla Libertadores e ha vinto sia il campionato che la Libertadores. Ha scacciato i fantasmi.
Come valuti i due allenatori portoghesi protagonisti di questa sfida?
"Renato Paiva è appena arrivato al Botafogo, mentre Abel Ferreira è ormai una leggenda al Palmeiras: ha vinto due Libertadores, vari titoli nazionali, gli manca solo il Mondiale. Ma, ripeto, il sorteggio è stato più favorevole a Palmeiras e Botafogo. Il Flamengo è finito nel "tabellone della morte”, con Bayern e poi eventualmente il PSG. Certo, il PSG è a fine stagione e mentalmente potrebbe non essere al top, ma non va sminuita la vittoria del Botafogo contro di loro".

Che colpo del Botafogo contro il PSG...
"È stata una vittoria storica. Il portiere ha fatto una grande prestazione, la squadra è stata compatta e organizzata. Anche Luis Enrique ha detto che il Botafogo è stato l’avversario che ha difeso meglio contro il suo PSG in tutta la stagione. A fine partita sembrava avessero vinto un trofeo. Era dal 2012, con il Corinthians di Paolo Guerrero, che una squadra brasiliana non batteva un campione d’Europa. Quasi 13 anni dopo, è stato un sogno".
"Jair Cunha, il difensore appena arrivato, è un elemento interessante. E poi Igor Jesus, che potrebbe diventare una soluzione anche per la nazionale di Ancelotti, che oggi manca di un centravanti classico. Ha già segnato nelle qualificazioni, non era nella prima lista di Ancelotti ma ora potrebbe esserlo. Sicuramente sarà osservato".

E il lavoro di Ancelotti con il Brasile: com'è il giudizio dopo le prime partite?
"È arrivato in un momento politicamente instabile – è cambiato il presidente della CBF – ma questo non ha influito sul suo arrivo. Le prime partite sono state valutate positivamente. In Ecuador è sempre dura, ma ha iniziato con equilibrio. Contro il Paraguay il Brasile ha giocato bene. Ha già fatto cambiamenti, come il ritorno di Casemiro. Dice che valuterà tra i 60 e i 70 giocatori. Ma alla fine, si sa: se vinci il Mondiale, va tutto bene. Se non lo vinci, sei il Brasile: qui non ci si accontenta del secondo posto. La pressione è massima, e lui lo sa. È stato preso perché è un vincente, e saprà reggere questa pressione".
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