Il pari tra Lazio e Napoli concede un'opportunità incredibile all'Inter che in caso di successo contro la Juventus, salirebbe in vetta alla classifica in solitaria. In esclusiva ai nostri microfoni l'ex attaccante nerazzurro Julio Ricardo Cruz, che in carriera ha segnato 10 reti ai bianconeri (la Vecchia Signora è stata la sua vittima preferita) presenta il Derby d'Italia dell'Allianz Stadium. Gioie e dolori contro la squadra allenata attualmente da Thiago Motta, dalla delusione in Coppa Intercontinentale nel 1996 alla doppietta al Delle Alpi.
Dal Feyenoord all’Inter, quando vedevi la Juve ti scatenavi...
"Sì, è la squadra a cui ho segnato più gol. Al Feyenoord ho avuto un percorso importante e ho anche perso una finale contro la Juventus, quella Intercontinentale, quando giocavo con il River Plate a Tokyo. Da quel giorno, ogni volta che ho affrontato la Juve mi è andata bene. Non solo con il Feyenoord, ma anche con il Bologna. Forse è stato anche perché di fronte c’era Buffon, un portiere straordinario. Segnare contro di lui è stato speciale".
A proposito del Feyenoord, quanto è stata importante per te quell’esperienza in Olanda?
"Il mio obiettivo era giocare in Europa, e il Feyenoord è stata una delle opportunità che ho avuto. C'erano anche altre squadre italiane interessate, ma ho scelto il Feyenoord perché volevo provare il calcio olandese. È stata un’esperienza perfetta, anche perché prima di me erano passati giocatori importanti come Romário e Ronaldo. Mi ha aiutato a crescere molto".
All'Inter, qual era la partita che sentivate di più: Inter-Milan o Inter-Juventus?
"Inter-Juventus, non a caso viene chiamata "Derby d’Italia". Era quella che vivevamo con più intensità".
C'è una sfida contro la Juventus che ti è rimasta più impressa?
"Il derby che abbiamo giocato allo Stadio Delle Alpi a Torino. Non sapevo che l’Inter non vinceva lì da tanti anni. Segnai una doppietta, ed è stata una gioia doppia: prima per i gol e poi perché l’Inter tornò a vincere a Torino dopo tanto tempo".
Oltre a quella vittoria, ricordi qualche altra partita importante contro la Juve? Qual è stata la sconfitta più dolorosa?
"La vittoria che ricordo di più è proprio quella a Torino. La sconfitta più brutta invece è stata la finale di Coppa Intercontinentale con il River Plate, quando segnò Del Piero. Eravamo una grande squadra, Sorin, Salas, con tanti talenti che poi hanno fatto carriera in Europa, ma purtroppo quella volta perdemmo".
Per lo scudetto sarà una lotta tra Inter e Napoli?
"Fino a qualche settimana fa lo pensavo, ma ora l’Atalanta è tornata in corsa. L’Inter ha il vantaggio di avere una squadra solida e un capitano in grande forma, ma giocare la Champions toglie energie. Il Napoli, invece, ha solo il campionato e può concentrarsi meglio. Conte è un allenatore esperto e conosce bene il calcio italiano. L’Atalanta sta crescendo molto e ha dimostrato di essere una squadra solida".
Lazio e Bologna, tue ex squadre, possono arrivare in Europa? La Lazio addirittura in Champions?
"Il Bologna ha fatto un gran lavoro con Thiago Motta. Forse hanno pagato un po' l’inesperienza in Champions, ma il percorso è stato positivo. La Lazio sta facendo il possibile, ma deve trovare continuità. Mi auguro che entrambe possano raggiungere i loro obiettivi".
A proposito di Atalanta, Retegui sta facendo bene. Ti rivedi un po’ in lui, c’è un attaccante che ti ricorda il tuo modo di giocare?
"Retegui è un attaccante che lavora molto, ha fatto un bel percorso e si è guadagnato il suo posto, essere capocannoniere della Serie A non è una cosa scontata. Forse in alcune cose mi somiglia, ma è ancora all’inizio del suo percorso e deve continuare su questa strada. Io cercavo di "rubare" qualcosina ai miei modelli, ai miei compagni più bravi".
Lautaro Martínez ha ricevuto qualche critica a inizio stagione, ma ha sempre dato un grande contributo alla squadra. Come giudichi il suo percorso?
"Ha vinto la Copa América, il Mondiale, la Coppa Intercontinentale. È un giocatore che non si è mai tirato indietro, lavora tanto per la squadra ed è il capitano dell’Inter. Non gli si può dire nulla, è un grande lavoratore. È normale che un attaccante abbia periodi in cui segna di meno, ma il suo contributo è sempre stato fondamentale".
Hai avuto come compagno di squadra Simone Inzaghi. Ti aspettavi che diventasse un bravo allenatore?
"Con Simone abbiamo fatto un anno insieme alla Lazio. Era già molto organizzato, gli piaceva osservare e studiare. Non pensavo che in così poco tempo sarebbe arrivato ad allenare una grande squadra come l’Inter".
Thiago Motta alla Juventus: è la scelta giusta, ti aspettavi tutte queste difficoltà dei bianconeri?
"Thiago Motta lo conoscevo da avversario. Ci ho parlato un po’ quando allenava il Bologna, è un tecnico che crede nelle sue idee e ha avuto il coraggio di portarle avanti. Alla fine, ha portato il Bologna in Champions, un traguardo incredibile. Juventus? È normale che ci siano delle difficoltà iniziali. La Juve ha cambiato diversi giocatori e ha scelto un direttore sportivo che ha fatto bene a Napoli. Stanno lavorando per tornare a competere ai massimi livelli. Mi ricordo la mia esperienza all'Inter con Moratti, non abbiamo vinto subito, poi con l'arrivo di Mancini è cambiato tutto".
L’Inter in Champions League: dove può arrivare?
"Due anni fa ha raggiunto la finale, e oggi è una delle squadre migliori d’Europa. La Champions è una competizione strana, non sempre vince la più forte. Spero che l’Inter possa arrivare fino in fondo".