Dopo la "mano de D10s", è stata la mano di Vincenzo Italiano. Chi, se non uno degli allenatori più emergenti del panorama calcistico italiano, poteva far alzare un trofeo al Bolognadopo più di cinquant'anni. Un 1-0 al Milan che rimarrà nella storia dello sport del nostro paese, alla voce 'imprese inaspettate'. Un po' come la Champions League raggiunta da Thiago Motta con i felsinei, ma questa volta con la ciliegina sulla torta. Ma quella dell'ex allenatore della Fiorentina è una storia di rinascita.
trionfo meritato
Vincenzo Italiano, storia di una rivincita: spezzata la maledizione delle finali


Dalla Serie D all'Europa con la Fiorentina: la storia di Italiano
—Da calciatore, un mediano dai piedi sapienti, una vita passata nella Verona scaligera con l'Hellas e poi al mitico Chievo. Undici anni fa, il ritiro dalle scene giocate per ripartire subito, ma in panchina. A differenza, però, di come funziona oggi per la maggioranza degli allenatori in Serie A, Italiano parte dal basso. Addirittura fuori dal professionismo. Nel 2017 firma con l'Arzignano Valchiampo, in Serie D, vincendo al primo tentativo i playoff a cui però non segue il ripescaggio del club veneto. La stagione successiva torna nella sua Sicilia alla guida del Trapani in Lega Pro: altra promozione al primo colpo e passaggio di livello allo Spezia, in Serie B. Nel Golfo dei Poeti, inizia la sua scalata al successo "fra i grandi". Da subito tutti si accorgono del modello di gioco prediletto dall'allenatore: un calcio molto offensivo orientato al possesso palla e triangolazioni che riecheggiano al tiki taka di Guardiolana memoria. La salvezza con i liguri gli vale l'interessamento da parte dei club più importanti della Serie A: la Fiorentina di Commisso "rompe" con il neo arrivato Gattuso e nell'incredulità generale dei tifosi viola a Firenze arriva Vincenzo Italiano.

C'era una volta l'allenatore che perdeva tutte le finali
—I tre anni in riva all'Arno avranno il sapore della consacrazione per Italiano, ma purtroppo saranno costernati anche da tristi epiloghi. Alla prima stagione riesce subito a riportare la Viola in Europa dopo sei anni: nonostante la cessione a metà stagione di Vlahovic, la sua Fiorentina batte all'ultima giornata la Juventus e si aggiudica la qualificazione in Conference League. Ma sarà la seconda annata con il giglio sulle spalle quella più ricca di traguardi conquistati. Sia in Coppa Italia che in Conference League, Italiano riesce a portare Gonzalez e compagni in finale. Tuttavia, come tutte le storie senza un lieto fine, saranno dieci giorni difficilissimi per il tecnico alle prime armi con certi palcoscenici. Prima la caduta - seppur comprensibile - all'Olimpico contro l'Inter di Inzaghi (2-1), poi quella di Praga (meno giustificabile, ndr) con il West Ham... Un altro 2-1, arrivato stavolta allo scadere dei tempi regolamentari, con la squadra totalmente sbilanciata in attacco per cercare la rete che avrebbe significato gloria europea.
Il tormentone che da lì ad un anno avrebbe perseguitato l'allenatore della Fiorentina. Ad Atene, contro l'Olympiakos, la Viola ci ricasca, stavolta addirittura ad una manciata di minuti dai calci di rigore: El Kaabi anticipa di testa Ranieri e infrange i sogni di una squadra scesa in campo con le gambe tremanti. La paura di perdere un'altra finale ha avuto ancora una volta la meglio. In una stagione, inoltre, segnata tragicamente dalla scomparsa del direttore generale Joe Barone, Italiano non può più sopportare il peso dell'etichetta di "allenatore che perde tutte le finali". Il ds Pradè prova a convincerlo a rimanere, ma il tecnico ha già deciso: andrà in un club sì meno prestigioso, ma che ha conquistato a sorpresa la qualificazione in Champions League.
Un successo più che meritato, targato Vincenzo Italiano
—In Emilia, Italiano trova un altro direttore sportivo molto quadrato: Giovanni Sartori, fra gli artefici del successo dell'Atalanta degli ultimi anni. La rosa, tuttavia, viene pesantemente depotenziata. Via i due assi di Thiago Motta, Calafiori e Zirkzee, che non vengono adeguatamente rimpiazzati. E l'Italiano-ball stenta ad accendersi, soprattutto nei primi difficili mesi nel nuovo formato della Coppa dei Campioni. Quasi tutte sconfitte, il Bologna non è all'altezza dell'ostacolo ed esce di scena, seppur in ripresa nelle ultime due giornate. A quel punto, libero dal "peso" di dover fare bella figura in Europa, Italiano torna ai fasti di Firenze: un bel calcio, spumeggiante, dove il predominio ce l'hanno gli esterni di fascia, che esplodono sotto la sua guida. L'esempio su tutti è quello di Dan Ndoye, attaccante che con Motta aveva segnato a malapena una rete l'anno prima. Con la 'cura Italiano' invece rinasce e sforna gol, assist e prestazioni da leader: sarà proprio lo svizzero a decidere la finalissima di Roma, quella della RIVINCITA dell'allenatore perdente in tutte le finali che aveva giocato.

Maledizione spezzata
—14 maggio 2025: il Bologna torna campione dopo 51 anni e Vincenzo Italiano alza per la prima volta da tecnico un trofeo nella sua giovane ma lunga carriera. La Coppa Italia è rossoblù, il Milan va KO, ma il successo assume le sembianze di un allenatore che ha saputo mettere da parte gli scheletri nell'armadio e i fantasmi del passato. E la dedica per il successo, in qualche modo, fa un giro immenso e poi ritorna (ai colori viola): "Con Joe Barone ci eravamo andati molto vicini, adesso posso finalmente dedicargli questa vittoria". Perché il passato è passato, ma ci insegna a non commettere gli stessi errori. E la maledizione delle finali perse di Italiano può dirsi - finalmente - spezzata.
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