L'analisi

Il Napoli non può più nascondersi

Conte
La squadra di Conte non esprime il calcio più bello né quello più prolifico. Ma è in vetta alla classifica con merito, riscrivendo tanti luoghi comuni
Salvatore Malfitano
Salvatore Malfitano Redattore 

Antonio Conte ha racchiuso in due frasi, pronunciate al termine della sfida col Torino, il suo credo. "Siamo lì, reggiamo quella pressione". Significa riconoscere che il Napoli che ha plasmato è una squadra temprata, matura. Poi ha rimesso le truppe in riga. "Io non sono mai contento, loro lo sanno…". Il messaggio è chiaro, non bisogna adagiarsi. Dopo quattordici giornate di campionato, gli azzurri mantengono la vetta della classifica, stravolgendo un po’ miti e credenze che spesso accompagnano chi si staglia al primo posto con una certa continuità, durante la stagione. Il Napoli non è la miglior difesa, ha subito 9 reti: una in più della Juventus. Non è il miglior attacco per distacco, ha realizzato 21 gol quando l’Atalanta è già arrivata a 36. Al momento ci sono ben sei squadre che sono più prolifiche. Di conseguenza, non ha la migliore differenza reti: + 12, mentre la formazione di Gasperini è a +20.

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NAPOLI, ITALIA - 31 AGOSTO: Romelu Lukaku e Antonio Conte, durante la partita di Serie A tra Napoli e Parma allo Stadio Diego Armando Maradona il 31 agosto 2024 a Napoli, Italia. (Foto di Francesco Pecoraro/Getty Images)

La rivoluzione gestionale del Napoli

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È chiaro, dunque, come la forza del collettivo non risieda nei numeri. La narrazione del calcio, spesso, ha bisogno di trascenderli per essere compresa fino in fondo. Il Napoli è in testa alla classifica per meriti indiscussi. Ha saputo riconvertire la negatività dello scorso anno in voglia di riscatto. Ha aggiunto, a fronte di investimenti importanti, calciatori del calibro di Lukaku, McTominay e Buongiorno il cui contributo è tangibilissimo nei risultati ottenuti finora. Aurelio De Laurentiis ha scelto di demandare parte dei suoi poteri ad un allenatore che necessita di margine di intervento in varie questioni, per poter incidere appieno. Tutte decisioni che sembrano il lato luminoso della medaglia, che fino a pochi mesi fa mostrava soltanto la faccia più oscura.

 

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Entusiasmo pericoloso

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Qualcuno potrebbe dire che Conte fa il pompiere. Si affretta a spegnere l’entusiasmo, perché è troppo pericoloso. La sua creatura è in costruzione, acquisisce solidità di settimana in settimana. Averla libera da impegni europei permette una pianificazione del lavoro più accurata e una gestione delle energie psicofisiche senz’altro più efficaci.  Non può consentire a nessun fattore di mettere a rischio un equilibrio che deve consolidarsi nella vittoria. "Vedo un gruppo che cresce come collettivo. È palese che ciò che stiamo facendo è in crescita". Lo sa anche il tecnico, in fin dei conti.

Conte BBC

Gioco o risultato?

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Senza volerlo, è in atto anche una rivoluzione concettuale. Napoli si è sempre appuntata la medaglia sul petto di una squadra che, per arrivare ai vertici del calcio italiano, ha puntato sulla qualità del gioco espresso. Lo ha fatto quando Sarri sfiorò l’impresa nel 2018, si è ripetuta quando alla fine ha conquistato lo scudetto nel 2023 con Spalletti. Oggi non si può dire lo stesso. A Torino gli azzurri hanno fornito un’ottima prova, ma non sono il caso da studio per principi tattici volti all’attacco. Questa formula, per ora vincente, non è così divertente. La dicotomia tra gioco e risultato è risolta all’origine in favore del secondo aspetto. Com’è giusto che sia. La linea che divide estetica e vanità, poi, è così sottile. Il calcio è prima sport, poi spettacolo. È prima di chi lo pratica, poi di chi ne fruisce guardandolo. Tutti paradigmi riscritti da Conte. E nascondersi in trincea, a queste condizioni, è sempre più difficile.

 

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