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Conte lento nei cambi, Lopetegui reattivo con De Jong: l’Inter perde il trofeo e il tecnico ma resta nella scia della Juve

COLOGNE, GERMANY - AUGUST 21: Antonio Conte, Manager of Inter Milan walks past the UEFA Europa League Trophy following the UEFA Europa League Final between Seville and FC Internazionale at RheinEnergieStadion on August 21, 2020 in Cologne, Germany. (Photo by Ina Fassbender/Pool via Getty Images)

Inter battuta 3-2 in finale di Europa League

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Da Lukaku a Lukaku: rigore dell’1-0, 3-2 fallito, autogol del 2-3. Poi, naturalmente, il paraponzi arpiniano di un Conte isterico e lento (i cambi, i cambi), di un Lopeteguei che azzecca la mossa De Jong (doppietta di cabeza) e dell’Europa League che, per la sesta volta, bacia il Siviglia, squadra dal palleggio fino e il cuore grande. L’Inter mi sembrava più completa e l’avevo scritto. Non così «perfetta», però, come millantato dalla propaganda. E’ stata una finale divertente per un tempo (reti di qua, reti di là) e poi schiava dello spirito del periodo, con i duellanti stremati e il risultato appeso alla riffa degli episodi. Di un’asprezza certificata dagli agguati, dagli svenimenti, dai reciproci mal di testa; e dai mani-comi che l’Europa, a differenza dell’Italia, sembra aver chiuso. Per fortuna.

Roberto Gagliardini non guarda il trofeo

Lukaku ne ha incarnato il simbolo guerriero, è stato Achille e il suo tallone. Non altrettanto Martinez, più Lautaro che Lau-toro. E dal momento che i duri entrano in campo quando il gioco si fa duro, ecco Godin. Nitidi i sentieri: il Siviglia, torello e fasce, soprattutto a destra (Jesus Navas-Suso); l’Inter, contropiede appena possibile (sul primo gol, per esempio) e sfondamento centrale. Le finali sono imboscate, sono illusioni, sono tensioni. Come in caso di vittoria Steven Zhang avrebbe dovuto domare i ruggiti delle edicole, così, dopo la grande depressione, dovrà essere altrettanto sereno nell'evitare processi sommari a una stagione che lancia ufficialmente l’Inter - bocciata dalla Champions, semifinalista di Coppa Italia, seconda in campionato, finalista di Europa League - nella scia della Juventus. Non sarà tutto, ma con l'aria che tira...

Da Guardiola a Conte, il destino ha bocciato l’idea del tecnico fondamentalista. La stampa che pompa, i padroni che spendono e poi la ditta Sanchez-Eriksen in campo un quarto d’ora o poco più. Mah.

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