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Italia-Bosnia 1-1: il calcio asintomatico della Nazionale italiana post-lockdown

FLORENCE, ITALY - SEPTEMBER 04:  Stefano Sensi  of Italy in action during the UEFA Nations League group stage match between Italy and Bosnia and Herzegovina at Artemio Franchi on September 4, 2020 in Florence, Italy.  (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Riflessioni dopo il pareggio azzurro in Nations League a Firenze

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Già dalla distinta sbagliata - Acerbi al posto di Chiellini - si era capito che il calcio del dopo-lockdown, anche per la Nazionale, sarebbe stato come minimo «asintomatico». L’1-1 di Firenze con la Bosnia spezza il romanzo di 11 vittorie e frena il battesimo in Nations League: riporre l’incenso nel turibolo è esercizio che ci immalinconisce. Era da 291 giorni che l’Italia non si specchiava nella sua Italia. Sia chiaro: sempre meglio un sonnifero azzurro del viagra del mercato. Non è stata, non poteva essere una partita gagliarda. Si è giocato al piccolo troppo, senza colpi di clacson, tutti diligentemente in coda, imbottigliati ma curiosi. Con Belotti preferito a Immobile-scarpa-d’oro e Zaniolo buttato in mischia troppo tardi: Mancini si è garantito un tale credito, da ct, che non saranno certo queste mosse a intaccarne il carisma, la rotta, gli inchini.

Roberto Mancini ieri a Firenze

Per la Bosnia ha segnato Dzeko, in mischia. Ha giocato, Edin, da «pivot» che fa salire la squadra e distribuisce le munizioni: salvo farsi trovare nel posto giusto al momento giusto. Insomma: a 34 anni, il «solito» Dzeko. Per i nostri ha pareggiato Sensi, di carambola. Mancavano Jorginho e Verratti, le geometrie non potevano non risentirne. Anche se Barella ha cercato di sopperire al deficit euclideo con il suo passo rapido, che non sarà il compasso dei «vigili» di metà campo, ma banale non è (quasi) mai. Non giocava, la Nazionale, dal 18 novembre scorso: 9-1 all’Armenia. E pure nella prima edizione della Nations League aveva timbrato, all’esordio, lo stesso risultato: 1-1 con la Polonia. Ripeto: ci aspetta un viaggio lungo e tormentato fra le imboscate di un calendario che la gestione del Covid renderà ancora più spasmodico, ancora più ambiguo. Non si riparte da zero, questo no: ma neppure dalle coccole di una striscia fa.

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