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L’amico del cuore, Benoit Ladriere: “Da Avellino andavo a trovare Mertens ogni settimana a Napoli, lui è semplice e umile”

NAPLES, ITALY - JUNE 13:  Dries Mertens of Napoli defends the ball during the Coppa Italia Semi-Final Second Leg match between SSC Napoli and FC Internazionale at Stadio San Paolo on June 13, 2020 in Naples, Italy.  (Photo by SSC NAPOLI/SSC NAPOLI via Getty Images )

Parla l'amico del cuore di "Ciro" Mertens: Sarri ha fatto svoltare la carriera del belga con il ruolo del falso nueve

Redazione DDD

Per parlare di Dries Mertens, interviene Benoit Ladriere, trequartista dell’Eendracht Alast (quarta serie belga); cresciuto nell’Anderlecht assieme al numero 14 azzurro. Durante la carriera ha militato per una stagione anche in Italia, ossia all’Avellino nel 2013/2014 (10 presenze): "Ho conosciuto Dries ai tempi delle giovanili dell’Anderlecht - ha ricordato Ladriere ai microfoni di EuropaCalcio.it - era anzitutto un bravissimo ragazzo, semplice e sempre disponibile come lo è adesso. Non è un caso che a Napoli sia divenuto famoso anche per questo. All’Anderlecht aveva una gran bel tocco di palla e una buonissima tecnica, ma era molto piccolo. E sinceramente in quel momento non credevo che avrebbe poi fatto un percorso calcistico del genere, anche perché all’Anderlecht spiccavano soprattutto i giocatori alti e fisici. Ha stupito tanti di noi, e ancora prima di andare al Napoli. Anche in Olanda fece benissimo“.

Dries Mertens subito dopo il gol alll'Inter in Coppa Italia

Non solo: "Il caso ha voluto che entrambi approdammo in Italia proprio nella stessa estate: lui al Napoli e io all’Avellino. Ricordo con grande piacere la mia esperienza con i lupi. Scoprii un nuovo modo di giocare a calcio, purtroppo non andò molto bene perché ebbi un infortunio che mi tenne ai box per più di due mesi. Mi è dispiaciuto restare lì un solo anno e di non essermi potuto esprimere al meglio. Ogni tanto andavo a trovare Dries a Napoli, già in quel periodo era circondato da ottime persone, credo che sia un fattore che lo abbia certamente aiutato. La prima stagione diciamo che non fu una delle migliori, però in un paio di occasioni andai al San Paolo e anche quando subentrava dalla panchina dava sempre il massimo e il suo contributo non mancava mai. Poi è chiaro che la sua vera svolta è stata quell’intuizione di Sarri nel farlo giocare da falso nueve: ha iniziato a segnare caterve di gol senza mai fermarsi. Sempre di quell’annata 2013/2014 ricordo ancora la partita di marzo 2014, vinta 2-0 dal Napoli: ero anche io allo stadio e dopo la gara andai con lui e altri suoi compagni di squadra a festeggiare in un ristorante. La stessa cosa due anni fa dopo una partita di Champions: andai a trovarlo e mi fermai da lui. La semplicità e l’umiltà sono sempre stati i segreti di Dries“.

 

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