PARLA IL DIVIN CODINO

Roby Baggio: “Quelli come Leao devono sempre dimostrare qualcosa in più, lo so bene io”

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Il vincitore del Pallone d'oro 1993 è stato intervistato da Umberto Zapelloni sul "Foglio Sportivo", a quasi dieci anni dall'ultima volta che è sceso in campo...
Davide Capano
Davide Capano Redattore 

"Dieci anni senza toccare un pallone. Sembra impossibile, ma è proprio così". Così inizia il pezzo in cui Umberto Zapelloni intervista Roberto Baggio sul "Foglio Sportivo" di oggi.

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"Roberto Baggio non aveva fatto bene i conti - prosegue - e quando glielo facciamo notare butta lì un 'Mamma mia' che è tutto un programma. Lui che pagherebbe per tornare a giocare, altro che andare a riempirsi le tasche in Arabia, realmente non ha più toccato palla da quella volta. Neppure per gioco. Neppure un tiro in giardino".

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"L’ultima volta è stata davvero alla partita per il Papa a Roma… c’era anche Maradona - racconta Roby -. Mi ero allenato tre mesi per giocare quella partita. Andavo apposta a Bologna per tenermi in forma tre volte alla settimana. Poi, alla fine dell’ultimo allenamento, il venerdì sera, ho voluto provare a tirare qualche punizione… e tac… alla terza mi sono fatto male al muscolo. Uno strappo. La partita era il lunedì, sono andato a Roma che quasi non riuscivo a camminare, però ho giocato un tempo, non potevo non esserci. Una sofferenza. Ma a quel punto ho capito che era arrivato il momento di dire basta".

La frase su Leao e la strada che manca ai ragazzi di oggi

Nel corso della chiacchierata, il Divin Codino, toccando temi come lavoro, sacrificio e talento ha parlato anche del numero 10 del Milan: "Quelli come Leao devono sempre dimostrare qualcosa in più, lo so bene io".

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In un altro passaggio il Pallone d'Oro 1993 sottolinea come sia cambiato l'approccio al calcio oggi da parte dei ragazzi: "Noi giocavamo sempre e comunque con la palla, era l’attrezzo che non dovevamo mai perdere e abbandonare. Partivamo da quel concetto lì. Oggi sono cambiate tante cose, credo che manchi la strada, andavano bene due magliette in terra e una porta. Lì ti crei un bagaglio che ti porti per la vita. C’è troppa pressione affinché i nostri figli facciano esperienze proprie, incontrino difficoltà".

 

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