I doppi ex

Storie incrociate: i doppi ex di Barcellona e Atlético Madrid. C’è anche un italiano

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Griezmann, Suárez e tanti altri: quasi tutti accomunati da storie che sembrano tratte da sceneggiature hollywoodiane.
Lorenzo Maria Napolitano
Lorenzo Maria Napolitano

Atlético Madrid e Barcellona sono uniti da storie intrecciate nel tempo. La loro è una rivalità che ha radici saldamente piantate nel terreno del calcio, ma che si spinge oltre il semplice gioco toccando corde culturali, sociali e, in qualche modo, politiche. Il Barça rappresenta l'orgoglio di una Catalogna indipendente, mentre l'Atlético è espressione autentica e viscerale di una Madrid che vive all'ombra del colosso Real, coltivando con fierezza la sua anima battagliare e profondamente legata alla sua gente.

Nonostante differenze sociali, la rivalità tra queste due squadre è essenzialmente sportiva. Con l'ascesa del campionato spagnolo come uno dei più spettacolari del mondo, anche se grazie soltanto ad un'élite ristretta di squadre, sfide tra Barcellona e Atlético Madrid sono diventate cruciali per il destino delle competizioni nazionali ed europee. Spesso, infatti, il loro confronto s'è rivelato decisivo: dai confronti in Spagna, che hanno determinato la corsa al titolo, alle magiche notti di Champions League.

I catalani negli ultimi decenni sono stati una montagna quasi impossibile da scalare per l'Atlético, ma qualche soddisfazione i madridisti sono riusciti comunque a togliersela, come nel 2014 quando la squadra di Simeone, all'ultima giornata, riuscì a strappare un pareggio che valse il titolo tra le mura del Camp Nou. Eppure, questa lotta al potere non è mai sfociata in odio; al contrario, tra i due club esiste un equilibrio particolare, fatto di rispetto reciproco e collaborazione che ha anche permesso molteplici scambi di talenti da un club all'altro. Grazie a questo rapporto di affinità, estremamente diverso rispetto a quello che il Barcellona intrattiene con il Real Madrid, diversi calciatori iconici del nuovo millennio hanno vestito sia la maglia dell'Atlético che quella Blaugrana, come...

David Villa

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David Villa è stato uno di quei calciatori che ha dato il via alla rivoluzione spagnola: con la classe ha spezzato le catene che tenevano stretto l'attaccante agli ultimi metri del campo, nei pressi della porta. Grazie alle sue straordinarie doti balistiche ha mostrato un nuovo modo di essere centravanti, in cui non era più necessario essere più grosso o più veloce del difensore. Ha sostanzialmente riscritto il manuale del numero nove, annotando che segnare non è solo questione di posizione, ma di visione, talento e audacia.

La stessa che ha dimostrato quando ha deciso di passare dal Barcellona all'Atlético Madrid, nel 2013, sposando l'ambizione del club madridista di rompere il dominio della formazione di Guardiola. Paradossalmente, Villa si ritrovò a dover disintegrare ciò che lui stesso aveva contribuito a realizzare. I Colchoneros in quella stagione furono imbattibili, tant'è che neanche Barça e Real riuscirono a strappargli tre punti. Ma la squadra di Simeone non era affatto sola, perché lo stesso Barcellona non voleva saperne di abdicare.

Si arrivò così alla resa dei conti, all'ultima giornata, al Camp Nou. In una calda giornata d'inizio estate i catalani ospitavano la squadra di Simeone, a cui bastava soltanto un pareggio per laurearsi campione. Le danze le aprì Alexis Sanchez, ma al 49° minut0 Diego Godín, pretoriano del Cholo, ripristinò la parità. Così, dinanzi a 96.000 spettatori, l'Atlético di Villa infranse il dominio del Barcellona.

Villa

Sergio Agüero

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El Kun è arrivato all'Atlético Madrid dall'Independiente, in cui ha esordito da giovanissimo. In Spagna il suo talento s'è fuso con l'esperienza e la guida di Diego Forlán, che insieme creavano un binomio ricco di qualità e creatività. Insieme, i due hanno formato una delle coppie d'attacco più letali della Liga, arrivando anche alla vittoria dell'Europa League nel corso della stagione 2009/2010.

Dopo il successo, la coppia sudamericana s'è smembrata: le strade di Forlán e Agüero si sono divise, l'uruguaiano ha cercato fortuna all'Inter, ma non ha trovato quanto desiderato. L'argentino, invece, s'è accasato al Manchester City, diventando una vera e propria bandiera del club. Iconico è il suo gol al novantaquattresimo minuto contro il QPR, nell'ultimo match della Premier League 2011/2012, che separava i Citizens dal loro terzo titolo, primo dal 1968. Quella vittoria aprì la porta al grande ciclo del Manchester City, che lo ha portato ad essere una delle squadre più forti e titolate del ventunesimo secolo.

La sua gloriosa carriera, però, s'è interrotta bruscamente. Trasferitosi al Barcellona per provare a risollevare le sorti del club, Agüero fu subito fermato da un infortunio al tendine della gamba destra, che lo costrinse a restare diverso tempo lontano dal campo. Ma è il 31 ottobre 2021 che il centravanti si ritrova a fare i conti con uno dei momenti più difficili della sua carriera. Nella partita casalinga contro l'Alavés, è vittima di un'aritmia cardiaca, che lo porta ad abbandonare il campo anzitempo e a sospendere l'attività agonistica. Per salvaguardare le proprie condizioni di salute, il 15 dicembre El Kun annuncia il ritiro a soli 33 anni. 

Aguero

Agüero e Forlán festeggiano il gol in finale di Europa League contro il Fulham, nel 2010. (Foto di Michael Regan/Getty Images)

Luis Suárez

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Anche Suárez può vantare una carriera scritta da uno sceneggiatore Hollywoodiano. Al Liverpool il centravanti uruguaiano presenta la sua candidatura come miglior centravanti del mondo, ma è con la maglia del Barcellona che scrive letteralmente la storia. Infatti, insieme a Neymar e Messi mette a ferro e fuoco le difese di tutta Europa, arrivando alla conquista della Champions League nella stagione 2014/2015.

Salutato il brasiliano, direzione Parigi, Suárez resta insieme all'amico Messi a Barcellona, trovando ancora vittorie in ambito nazionale e sfiorando il successo europeo a seguito di una debacle clamorosa ad Anfield Road. Il peggior anno dell'attaccante con la maglia Blaugrana è il 2020, quando sulla panchina del club siede l'ex difensore Ronald Koeman, con cui non ha affatto istaurato un buon rapporto.

"La telefonata per dirmi che non contava su di me è durata quaranta secondi, non è il modo per sbarazzarsi di una leggenda. Gli mancava la personalità per dirmi le cose chiaramente, se non mi voleva o se era il club che non mi voleva", disse Suárez qualche anno fa, che fu sostanzialmente costretto a cercare nuova squadra. Ad accoglierlo a braccia aperte c'era proprio l'Atlético Madrid, con cui riuscirà anche a vincere la Liga, mentre il Barcellona piomberà in una profonda crisi, e i soldi stavolta non c'entrano.

Suarez

Antoine Griezmann

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Il nome del calciatore francese è legato indissolubilmente all'Atlético Madrid, ma non ha vinto mai il campionato con i Colchoneros per un brutto scherzo del destino. Nei momenti del Barcellona di cui abbiamo scritto poco fa, il club investe parecchio e male: esempio in tal senso è proprio il pagamento della clausola rescissoria di Griezmann, che passa al Barça per 120 milioni di euro. Una cifra enorme, che il club catalano non poteva permettersi di spendere in un momento così critico, ma alla dirigenza faceva troppo gola il duo che si sarebbe creato tra Le Petit Diable e Lionel Messi.

I due, a sprazzi, mostrano la loro letalità, ma non quanto sperato. E proprio in quegli anni l'Atlético si prepara per vincere il campionato a quasi 10 anni dall'ultima volta. La chimica che si instaura tra Suárez e Simeone fa sognare in grande i Colchoneros, che mettono a ferro e fuoco le difese spagnole nella stagione 2020/2021. Griezmann, dall'altro lato della Spagna, non otterrà granché. Tant'è che dopo due anni a Barcellona farà ritorno a casa, dove ritroverà anche la continuità realizzativa che lo aveva contraddistinto negli anni.

Griezmann

Thiago Motta

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Attuale allenatore della Juventus, Thiago Motta è l'italiano più conosciuto, insieme a Demetrio Albertini, ad aver vestito le maglie di Barcellona e Atletico Madrid. Il centrocampista italo-brasiliano è cresciuto nelle giovanili del Barça ed ha esordito nel 2001 in prima squadra, vestendo la maglia del club catalano fino al 2007 vincendo anche la Champions League nel finale di stagione 2005/2006.

L'anno seguente si trasferisce a Madrid, sponda Atlético, ma non trova gran fortuna. Dopo aver esordito infatti si rompe il menisco interno del ginocchio sinistro, compromettendo l'intera stagione. A fine anno, avrà collezionato soltanto 10 presenze con i Colchoneros, che decideranno di non rinnovargli il contratto firmano l'anno precedente. Motta, da svincolato, arriva in Italia prima al Genoa e poi all'Inter, conquistando la seconda Champions League della sua carriera.

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