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LaCorea del Sud ha conquistato senza troppa fatica il pass per il Mondiale 2026, battendo il Kuwait 4-0 e centrando la qualificazione con una giornata d’anticipo. Nonostante il successo sul campo, però, l’ambiente attorno alla nazionale è tutt’altro che sereno. Durante la gara di martedì, infatti, i tifosi sudcoreani hanno fischiato il commissario tecnico Hong Myung-bo, scatenando la reazione di uno dei protagonisti della selezione: Kang-in Lee.
Il centrocampista offensivo del Paris Saint-Germain, 24 anni, ha preso posizione a difesa del proprio allenatore e della federazione: “Alcuni spettatori attaccano e criticano il nostro CT e la federazione coreana. Ma noi, i giocatori, siamo parte di questa struttura, e quando le critiche diventano sproporzionate ci colpiscono direttamente”, ha dichiarato a margine dell’incontro.
Hong Myung-bo è stato scelto lo scorso anno dopo l’esonero di Jürgen Klinsmann, e nonostante abbia raggiunto l’obiettivo senza mai perdere, il suo passato pesa come un macigno. Nel 2014, alla guida della nazionale ai Mondiali in Brasile, Hong era stato duramente contestato per l’eliminazione nella fase a gironi. Una ferita mai del tutto rimarginata per parte della tifoseria, che da allora non ha più dimenticato.
La federazione, dopo aver cercato invano un nome internazionale, ha deciso di puntare proprio sull’ex capitano della nazionale. Una scelta pragmatica, ma non priva di critiche. "Vorrei chiedere ai tifosi di guardare anche i lati positivi – ha aggiunto Kang-in Lee – Un clima di sostegno ci aiuterebbe a dare il massimo al Mondiale. Abbiamo bisogno di supporto, non di divisioni".
La Corea del Sud, che parteciperà al suo dodicesimo Mondiale consecutivo, può contare su un gruppo giovane e di talento. Ma per andare lontano servirà anche un ambiente unito. E il messaggio di Kang-in Lee, più che un richiamo, suona come un appello.
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