ESCLUSIVA Betis-Fiorentina, Oliveira: “Con Kean e Palladino si può sognare”
Moise Kean, 24 anni, attaccante della Fiorentina. (Foto di Gabriele Maltinti/Getty Images)
L'ex attaccante della Fiorentina ha detto la sua sul match
Stefano Sorce
È il ritorno delle emozioni forti, di quelle notti che profumano di storia e passione. Due squadre che amano giocare, due tifoserie calde, due città che vivono di pallone. E' Betis-Fiorentina, semifinale di andata di Conference League, in programma giovedì 1 maggio 2025. Pellegrini contro Palladino, Bakambu contro Kean, Isco contro Gudmundsson sono solo alcuni dei duelli che prevede il match. La qualità non mancherà ed in vista di questa sfida che promette scintille, abbiamo avuto l’onore di ascoltare le parole di Luis Oliveira, ex attaccante viola, uno di quei giocatori che con la sua eleganza e il suo fiuto del gol ha lasciato un segno indelebile nei cuori dei tifosi.
Ai nostri microfoni, in vista di Betis-Fiorentina, Oliveira ha raccontato emozioni, ricordi e la sua visione su questa sfida affascinante, che mescola presente e passato, talento e destino, ma non solo. Impossibile non parlare anche di Cagliari e del suo grande passato calcistico che lo ha visto protagonista assoluto degli anni 90.
Betis-Fiorentina: "partita equilibrata, ma la Viola c'è"
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Giovedì 1 maggio si gioca Betis-Fiorentina, gara di andata della semifinale di Conference League. Come vedi la partita? Che prospettive di qualificazione ha la Fiorentina?
"Credo che questa partita, dal mio punto di vista, sia cinquanta e cinquanta, perché quando una squadra arriva alle semifinali vuol dire che è pronta ad affrontare qualsiasi avversario, a prescindere da chi sia. Penso che la Fiorentina debba giocare come ha sempre fatto, senza avere nemmeno un attimo di paura, cercando di affrontare la partita con grande intensità e, soprattutto, cercando di trovare qualche gol importante che servirà per la gara di ritorno".
Il Betis può contare su tanta qualità, con giocatori come Antony, Bakambu, Cucho Hernandez e soprattutto Isco. Secondo te, la Fiorentina è qualitativamente all'altezza della squadra di Manuel Pellegrini?
"Credo che giocare la prima in casa sia un vantaggio per il Betis, sappiamo anche quanto siano caldissime le tifoserie spagnole, soprattutto con giocatori come Antony, Bakambu, Cucho Hernandez, che è davvero un giocatore capace di incutere timore. Tuttavia, credo che la Fiorentina abbia quello spirito giusto, come ha dimostrato nelle ultime partite, soprattutto quando gioca in coppa: sono concentrati. Dal mio punto di vista sarà una partita bella da vedere, e credo che in Betis-Fiorentina la Viola abbia grandi possibilità, soprattutto se crede in sé stessa".
Parlando dei singoli, sempre comunque in ottica Betis-Fiorentina, non possiamo non parlare di Moise Kean, che sta vivendo una stagione molto positiva. Ti aspettavi un rendimento del genere da parte sua?
"Io ho sempre detto che un attaccante, quando va in una squadra come la Juventus, può trovarsi un po’ chiuso, perché c’è poca possibilità di spazio. La Juve è una società che punta sempre a vincere qualcosa di importante, e tante volte non valorizza davvero i talenti che ha in casa. Da quando è arrivato a Firenze, invece, si è visto un ragazzo con tanta voglia, anche perché veniva da un periodo lungo in cui giocava poco. Kean è arrivato in una piazza con una tifoseria importante, che ti spinge, e secondo me ha trovato un allenatore e un gruppo che lo hanno aiutato a esprimersi. Ha dimostrato di essere un grande attaccante, uno dei migliori, e credo che ad averne beneficiato più di tutti sia stata la Nazionale. Questo ragazzo ha ancora ampi margini di miglioramento. Io tifo per lui, perché è stato tanto tempo al buio, ma adesso sta cominciando a vedere la luce". Forza Moise Kean anche in vista di Betis-Fiorentina.
Raffaele Palladino è uno degli allenatori emergenti più interessanti del panorama italiano. Che idea ti sei fatto del suo lavoro fin qui?
"Ho sempre detto che Palladino è un allenatore importante, giovane, con una mentalità molto diversa rispetto a quella di tanti altri grandi allenatori. È giovane, ma ha fatto molto bene con il Monza e sta facendo benissimo anche con la Fiorentina. Certo, ha avuto un periodo un po’ così così, ma queste cose succedono ovunque. La cosa che mi dispiaceva molto era leggere sui giornali che la Fiorentina stava pensando di esonerarlo per prendere un altro allenatore. Secondo me sarebbe stato un grandissimo errore. Palladino ha preso in mano la squadra e sta dimostrando di essere un tecnico di grande valore, all’altezza di una piazza importante come Firenze".
Verso Betis-Fiorentina: Adli e Mandragora due successi di Palladino
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Nell’ultima partita contro l’Empoli, come hai visto la Fiorentina? Quali aspetti ti hanno convinto e quali invece ti hanno lasciato qualche perplessità?
"Secondo me, nella classifica della Fiorentina mancano alcuni punti importanti. Penso soprattutto ai due persi contro il Parma e ai due contro il Milan. Contro i rossoneri, la Fiorentina ha fatto qualcosa di straordinario: era andata sul 2-0, ma poi si è fatta raggiungere. Credo sia stato un momento in cui forse si è pensato troppo presto di avere la partita in tasca, e il Milan ne ha approfittato. La vittoria contro l’Empoli di lunedì, però, ci ha ridato una forte spinta, così come quella precedente contro il Cagliari in casa. La Fiorentina è in grande forma, e sono convinto che giocherà le sue carte fino alla fine. Speriamo possa arrivare a una finale europea per il secondo anno consecutivo".
Ci sono due giocatori che, a mio avviso, vengono spesso sottovalutati: Adli e Mandragora. Che opinione hai su di loro e sul contributo che stanno dando?
"La Fiorentina non ha scoperto solo due giocatori, ma tanti, davvero tanti, che quest’anno stanno facendo prestazioni di altissimo livello, come Adli e Mandragora. Parliamo di giocatori che in molti non conoscevano o non consideravano abbastanza. E questa, secondo me, è la cosa più bella del calcio. Quando conosci già un nome affermato, è facile dire "è bravo". Ma quando le cose vanno male, ci si lamenta subito dicendo che si poteva prendere qualcun altro. Invece, quando scopri un talento che non ha ancora un grande nome, e quel talento esplode, è una vittoria doppia. E credo che questi ragazzi stiano facendo davvero qualcosa di meraviglioso a Firenze. Mi aspetto che anche in Betis-Fiorentina facciano il loro".
Oliveira e il Cagliari: un tuffo nel passato
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Tralasciando Betis-Fiorentina, ti invito a parlare invece dell'altro tuo grande amore, ovvero il Cagliari: cosa ha significato all'epoca il passaggio ai rossoblù?
"Il passaggio al Cagliari è stato davvero qualcosa di indimenticabile. Mi ricordo benissimo, quando giocavo all'Anderlecht, che il mio procuratore, Sergio Berti, mi disse: 'Stasera ti vengono a vedere, ci saranno dei dirigenti di una squadra italiana'. Ma non mi disse che si trattava del Cagliari. La prima volta che sono venuto, abbiamo giocato contro una squadra di metà classifica e abbiamo vinto facilmente. Mi pare di aver fatto uno o due gol. Poi, qualche mese dopo, sono tornati per una partita più importante, credo fosse contro il Club Brugge. In quella partita segnai ancora, forse una doppietta, e penso che lì decisero definitivamente di portarmi a Cagliari. È un momento che non dimenticherò mai. Quando mi dissero 'Cagliari', io risposi: 'Dov'è Cagliari?'. Non lo sapevo. In Belgio, a quei tempi, si vedeva solo la TV italiana, la Rai, ma si parlava soltanto delle grandi squadre: Milan, Inter, Juventus, Roma, Napoli. Cagliari non si conosceva quasi per niente."
Tra i giocatori attuali del Cagliari, c'è qualcuno che hai seguito con particolare interesse o che ti ha colpito?
"Credo che attualmente ci siano giocatori molto interessanti al Cagliari. Uno in particolare è Pavoletti, che ha dimostrato, nonostante la sua età, di avere qualità importanti. Ogni volta che entra in campo fa vedere la sua voglia di mettersi in mostra e di guadagnarsi una maglia da titolare. A me piace molto anche Luvumbo come tipo di giocatore. Se fossi l’allenatore del Cagliari, lo utilizzerei come seconda punta, perché è molto veloce e può aprire spazi utili soprattutto per gli inserimenti dei centrocampisti. Anche Piccoli è un giocatore importante. Non so se rimarrà a Cagliari, ma con quello che sta facendo ultimamente, sicuramente attirerà l’attenzione di qualche grande squadra".
Durante la tua esperienza a Cagliari, hai avuto modo di giocare con Massimiliano Allegri. Oggi, dopo l’addio alla Juventus, secondo te da dove dovrebbe ripartire Allegri? E in quale squadra lo vedresti bene?
"Assolutamente sì, ho giocato con il carissimo Massimiliano Allegri, che chiamavamo 'Acciuga' perché era magrolino! Era un giocatore importante, con dei piedi davvero eccezionali e li ha ancora! Ti metteva la palla dove voleva, con una precisione incredibile. Non avrei mai pensato che potesse diventare un grande allenatore, ma oggi è così. Credo che in questo momento stia solo aspettando la squadra giusta per riprovarci e vincere ancora qualcosa di importante, come è abituato a fare".
Nel corso della tua carriera hai giocato con campioni straordinari come Batistuta, Rui Costa, Dely Valdes, Mboma, Suazo e Signori. Cosa puoi dirci su questi grandi calciatori?
"Sì, ho avuto la fortuna di giocare con grandissimi campioni. Ho iniziato all'Anderlecht con Luc Nilis, un giocatore davvero importante, con piedi buoni e grande facilità nel vedere la porta. Con lui avevo un'intesa fantastica, sembrava che ci conoscessimo da sempre. Quando poi sono arrivato a Cagliari, nel primo anno c'era Francescoli. Era un giocatore di classe superiore e mi ha aiutato tantissimo. Parlava francese, e per me è stato fondamentale perché all’inizio non parlavo italiano. Mi ha dato una grande mano, e insieme abbiamo fatto qualcosa di importante: quell’anno siamo riusciti a qualificarci per la Coppa UEFA".
"In seguito ho giocato anche con DelyValdés, un altro giocatore veramente forte. Mi ha permesso di trovare più spazi liberi, perché sapevamo già in allenamento come muoverci. C’era una grande intesa: sapevo quando voleva la palla e lui capiva i miei movimenti. Anche Suazo era veloce, andava sempre in profondità, e questo per me era perfetto. Con Mboma abbiamo giocato anche nell’anno della retrocessione, purtroppo, e dopo ci sono stati problemi nello spogliatoio anche con l'esonero di Tabarez. È stata comunque una stagione che, nel bene e nel male, non dimenticherò mai. Con Beppe Signori ho avuto la possibilità di giocare e conoscerlo, ma purtroppo abbiamo giocato poco insieme. Guidolin preferiva altri. Io stesso sono rimasto spesso fuori, ma quando giocavamo insieme sembrava che fossimo una coppia rodata da anni".
"Infine, a Firenze, ho giocato con Rui Costa e soprattutto con Batistuta: con loro abbiamo fatto cose meravigliose.Batistuta era un vero capitano. Anche quando aveva qualche acciacco, fuori dal campo era sempre presente. Tirava il gruppo, dava l’esempio. Con lui ho un rapporto che dura ancora oggi: davvero spettacolare".
Chi è il Luis Oliveira di oggi? E tra i calciatori attuali, c'è qualcuno nel quale ti rivedi, per caratteristiche o modo di giocare?
"Credo che il calcio in quest’ultimi anni sia cambiato tantissimo. Non vediamo più quella fantasia di un giocatore, come ero io, come erano altri, che puntava l’avversario, cercava di superarne uno o due, andava in fondo e metteva dentro la palla. Oggi è quasi tutto tattica: si arriva in fondo, si torna indietro, si va dall’altra parte. E questo manca tantissimo. Perché la cosa fondamentale che diceva sempre il nostro allenatore era: "Punta l’uomo, supera l’uomo". Perché una volta che superi l’uomo, arriva il difensore centrale da una parte, destra o sinistra, per cercare di tappare i buchi, e tu hai la possibilità di passare la palla ai compagni che, dal mio punto di vista, sono più smarcabili. Diciamo che uno che mi può somigliare un pochettino, anche se ha caratteristiche un po’ diverse dalle mie è Lautaro Martinez. Un giocatore importante, un giocatore che sta facendo molto bene".
Per quanto ti riguarda, quali sono oggi i tuoi obiettivi personali? Cosa stai facendo e che progetti o sogni hai per il futuro?
"Ti ringrazio anche per la tua domanda e per avermi contattato, dandomi l’opportunità di esprimere le mie idee. Attualmente alleno qui in Veneto, in una società che si chiama Galaxy, e per me è fondamentale lavorare con i giovani. I ragazzi, oggi, hanno bisogno di qualcosa di importante, soprattutto a livello tecnico. Tanti ragazzi non sanno nemmeno passare bene la palla o muoversi per far ripartire l’azione. Credo che, attraverso questo mio lavoro, cercherò di aiutarli nel modo più efficace possibile, per migliorare un po’ la loro qualità". Concludo facendo un grande in bocca al lupo ai tifosi Viola per Betis-Fiorentina e mando un abbraccio a tutti i lettori, a presto!".