IL RETROSCENA

Giuseppe Rossi: “Mi voleva il Barcellona di Messi ma saltò per un particolare”

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Intervista fiume quella di Pepito alla radio ufficiale del nsotro campionato. L'ex Fiorentina ha svelato dell'interesse di Guardiola, dell'offerta della Juventus e anche della sua esclusione dai Mondiali
Lorenzo Ciabattini

Giuseppe Rossi si è ritirato dal calcio da pochissimo, con la partita d'addio che si è giocata nel mese di marzo a Firenze. Pepito ha ripercorso alcune tappe cruciali della sua carriera, tra cui un clamoroso passaggio al Barcellona saltato, nel corso di un'intervista fiume a Radio Serie A: "Nell'estate del 2000, dopo alcuni provini in Italia, venne un osservatore a dirmi che il Parma era interessato. Mio papà mi guardò e disse: 'Se vuoi, prendi tutto e partiamo subito'. In due settimane diventai capocannoniere, mi dissero che avrebbero voluto tesserarmi. Avevo 12 anni, fu una scelta difficilissima".

 

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Alla porta di Pepito il Manchester United

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"Dopo un allenamento. Si presentò un vecchietto, non sapevo fosse uno scout, e mi disse: 'So che sei Giuseppe Rossi, siamo molto interessati a te'. Non nominò neanche il club, mi diede una spilla con lo stemma dei Red Devils dicendo: "Dimmi quando hai tempo che andiamo a cena e parliamo del contratto". Pensavo fosse uno scherzo, ma con mio papà chiamammo e nel giro di una cena diventai un giocatore dello United. Lì volevo guadagnarmi subito il loro rispetto ma credo di esserci riuscito. Videro un ragazzo che aveva voglia di ascoltare, di far parte di una cultura diversa. Anche se voleva dire gonfiare tutte le mattine i palloni, lavare le scarpe di tutti quei campioni. Ma era giusto così, in fondo avevo solo 17 anni".

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Giuseppe Rossi al Barcellona, un "bonus" fece saltare tutto

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"Mi voleva il Barcellonadi Guardiola, ma la figura principale era Messi. Si diceva che tutti i giocatori che andavano al Barcellona dovessero passare da Leo. Non so se fosse vero, quello che so è che mi vedevano nel tridente con lui e David Villa e questo fa capire che stagione avessi fatto, quello che ero diventato al Villareal. La trattativa però non andò a buon fine perché il mio club voleva qualcosa di più a livello di fisso, più che di bonus. Saltò tutto. Avrei giocato in una delle squadre più forti della storia del calcio, in quel Barcellona".

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Dal Barcellona alla Juventus, Pepito Rossi come post Del Piero

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"Nella stessa estate ci fu anche la grande possibilità di andare alla Juventus. Mi offrirono un bel contratto, parlai con Marotta e Conte: mi dissero che mi volevano per il dopo Del Piero. Ricordo che all'inizio esitai, non ero convinto del fatto che fossero tornati ad essere la grande Juve del passato. Mi fecero un'offerta che comunque non avrei potuto rifiutare. Perciò andai dal Villarreal a dire che volevo partire, ma la società bloccò il trasferimento perché avevano già fatto cessioni importanti. Mi dissero: 'Questo è il contratto, dicci quanto vuoi per rimanere'. Volevano fare bella figura in Champions League".

La mancata convocazione ai Mondiali

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"Prima dell'infortunio a Firenze, stavo vivendo uno dei momenti più belli della mia carriera. Ero capocannoniere in Serie A e la Fiorentina seconda in classifica. Poi arrivò l'infortunio a gennaio, restai fuori tre mesi e tornai per le ultime tre partite. Nel pre-mondiale in Brasile, Prandelli mi chiese come stessi. Gli dissi "Mister, la stupirò". Facemmo tanti test, un'amichevole con l'Irlanda che però andò male, ma comunque mi sentivo sicuro di andare ai mondiali".

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Il tradimento di Prandelli

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"Invece Prandelli mi chiamò per dirmi che non sarei rientrato nel gruppo finale. Ci rimasi molto male, salutai tutti velocemente nello spogliatoio, presi il primo aereo e tornai a casa. Cambiai i miei piani estivi per distrarmi e lì capii che non potevo abbattermi per le decisioni degli altri, per cose che non dipendevano da me. Mi sentii tradito da Prandelli. Giocarsi la carta di un giocatore che magari non vedi al 100%, ma che ha tutto quel vissuto alle spalle, poteva essere una spinta in più per chi guardava la Nazionale. Ma nulla, evidentemente lui la pensava diversamente. Ora l'ho superata, ma se ci ripenso il tradimento lo sento ancora".