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Quello tra Osasuna e Real Sociedad è una delle partite tra squadre dei Paesi Baschi più sentite. Per questo motivo è conosciuto senza mezzi termini come El Derbi Vasco. La vicinanza tra le due città e il far parte di due regioni differenti (Navarra i primi, Guipuzkoa i secondi) sono certamente tra i motivi di questa accesa rivalità. Nella sua storia, però, non è così raro vedere giocatori passare da una sponda all'altra, anche in più di un'occasione. Sono quasi cinquanta in totale e in alcuni casi si è trattato di veri e propri campioni del passato e del presente.
Nato a Pamplona, quindi da non confondere con l'omonimo basco nato ad Alonsotegi circa un decennio prima e noto come il "macellaio di Bilbao" per un fallo killer su Maradona, e centrocampista, iniziò la carriera nella squadra della sua città, l'Osasuna. Qui esordì nella massima serie spagnola nel 1985 e vi rimase fino al 1988, registrando 94 presenze e segnando 18 reti. Passò poi proprio ai rivali della Real Sociedad, segnando 8 gol in 74 partite. Le buone prestazioni e soprattutto un ottimo senso del gol lo portarono al Barcellona di Johann Cruijff, di cui, insieme ad altri 4 giocatori baschi, rappresentò la spina dorsale. Passò anche per un'altra squadra basca, l'Athletic Bilbao, per poi fare una breve esperienza in Giappone allo Yokohama Marinos e infine chiudere la carriera dove tutto iniziò: all'Osasuna. Con la maglia della Spagna ha collezionato 36 presenze. Fu assoluto protagonista del mondiale Usa 1994 dove, grazie anche a due suoi gol, arrivò fino ai Quarti di finale uscendo contro l'Italia. La curiosità? Ha segnato nel derby basco con entrambe le maglie.
Anche lui di Pamplona, lo si ricorda per la sua duttilità in difesa. Dava infatti sicurezza sia come terzino sinistro che come braccetto nella difesa a 3. Cresce nella cantera dell'Osasuna ed è promosso in prima squadra nella stagione 2006/07, conquistando già dall'anno successivo la titolarità. Le ottime prestazioni lo portano prima a Malaga e poi soprattutto all'Arsenal, sempre come titolare inamovibile. Fu Arsène Wenger a capire di poter sfruttare lo spagnolo nella difesa a 3 quando necessario. In Inghilterra vinse 6 dei 7 trofei ottenuti in carriera. L'ultimo giunse, invece, con i rivali della sua città, la Real Sociedad. Gli ultimi due anni di carriera li chiuse proprio a San Sebastián, dove ottenne la Coppa del Re che mancava alla squadra da più di trent'anni.
Nacho Monreal esulta dopo la vittoria in Coppa del Re contro l'Athletic Bilbao (Photo by Fran Santiago/Getty Images)
Ala mancina e attaccante messicano di gran talento. Era certamente uno dei giovani più promettenti, ma che alla fine non ha dimostrato a pieno il suo potenziale anche per decisioni, forse, sbagliate. Fu l'Arsenal a portarlo in Europa giovanissimo. Prima di debuttare in Premier League, però, è mandato in prestito prima al Salamanca e poi all'Osasuna. Nel club di Pamplona gioca un solo anno, dove in poco tempo conquista la titolarità. Non segna molto (solo 3 gol), ma la classe c'è e per questo, tornato a Londra, Wenger decide di puntare sul giovane talento. Dopo un primo anno incoraggiante dove nelle due coppe nazionali sigla 5 gol in 7 partite, non riesce a trovare continuità, soprattutto in campionato. Sempre con un prestito torna in Spagna, nel Paese basco, ma questa volta sponda Real Sociedad. È proprio qui che dimostra di essere un ottimo giocatore, arrivando in doppia cifra in Liga nelle prime tre stagioni. Dopo 6 stagioni e a soli 29 anni decide di andare a giocare in Mls per il Los Angeles FC, di cui diviene simbolo e bomber. Oggi a 35 anni è senza squadra.
Giocatore dalla grande tecnica e senso del gol, è oggi uno dei centrocampisti migliori della nazionale spagnola. Decisivo, per esempio, è stato il suo gol allo scadere dei tempi supplementari contro la Germania all'ultimo Europeo vinto proprio dalle Furie Rosse. Anche lui, come Monreal e Goikoetxea, nasce a Pamplona e cresce nella squadra di casa. Quando esordisce tra i professionisti, l'Osasuna si trova in Segunda División e non ha potuto così vivere il derby basco con la maglia rossa. Il talento di Merino non sfugge agli osservatori del Borussia Dortmund che decidono di portarlo in Germania. Ancora molto giovane non riesce a trovare spazio e dopo un anno di prestito al Newcastle, passa a titolo definitivo alla Real Sociedad. Qui esplode definitivamente, diventando un pilastro del centrocampo bianco-blu. In 6 anni colleziona 27 gol e 30 assist e ottiene insieme a Monreal la Coppa del Re. L'estate scorsa è passato all'Arsenal, dove ha già trovato 2 gol e 1 assist in campionato alternando partite da titolare a subentrante.
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