Madrid forza 3

Alla scoperta del cuore operaio Rayista nella Madrid dei potenti

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Viaggio in Spagna alla scoperta del barrio più povero e ribelle di Madrid, Vallecas.
Lorenzo Maria Napolitano
Lorenzo Maria Napolitano

Madrid - sosteneva il giornalista Antonio Mingote - non ha nulla, eppure ha tutto: non ha un grande fiume, non ha canali o laghi. Non ha neanche il mare, e non ci sono gloriose rovine. Però, allo stesso tempo, Madrid ha la varietà. Essa è infatti animazione e contrasto, in cui la maestosità dei grandi viali, dei monumenti e delle fontane si fonde con l'intimità delle stradine, dei piccoli cortili e dei conventi dove elemosinare un po' d'ombra. Come anche altre capitali europee, Madrid è in breve esagerata.

Sì per quanto è frenetica, per i fiumi di turisti che invadono la città, ma soprattuto per lo sport, nello specifico il calcio. Madrid, infatti, brulicante di piccole e grandi squadre, negli ultimi anni è stata l'ombelico del mondo per quanto riguarda il pallone. Oltre ad essere l'unica capitale a vantare due team Campioni del Mondo per Club, il derby interno Real-Atletico è stato in ben due occasioni l'ultimo atto della Champions League, nel 2014 e nel 2016. Dunque, senza ombra di dubbio, le squadre di Ancelotti e Simeone sono quelle più rappresentative della città, ma se Madrid come abbiamo scritto è anche contrasto, non si può non tener conto delle altre squadre che animano la comunità madrilena, tra cui il Rayo Vallecano, che si fregia di essere il fedele rappresentante di un barrio molto particolare.

Rayo Vallecano

Nel cuore di Vallecas

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Madrid è la città simbolo della ricchezza iberica, vero, ma appena fuori dal centro c'è un barrio che ha tutte le caratteristiche del quartiere popolare, con abitanti operai e palazzi decadenti. Parliamo di Vallecas, cuore pulsante del tifo Rojinblancos. Qui non sembra proprio di essere nella capitale spagnola, ma ai suoi abitanti ciò va più che bene: loro, infatti, non rinnegano la propria genesi ma, al contrario, la trasformano in un baluardo, in orgoglio. Anche il Rayo, d'altronde, vuol essere prima di tutto un simbolo di resistenza e ribellione al calcio moderno, il ritratto gioioso di una squadra radicata visceralmente nel proprio barrio, e soltanto dopo un team d'élite della massima divisione spagnola.

Va da sé che il credo politico dei tifosi rojinblancos è diametralmente opposto a quello del Real o dell'Atletico. Alcune frange di queste due squadre, infatti, hanno manifestato simpatie prevalentemente di destra, a tratti addirittura franchiste, mentre alcuni gruppi rayisti hanno esternato preferenze decisamente antifasciste. E sono proprio questi i valori che, fieramente, i tifosi del Rayo Vallecano manifestano ogni fine settimana allo stadio, tant'è che uno dei cori più famosi recita: “Somos los hinchas más anarquistaslos/ más borrachos/ los más antifascistas/ por nuestro rayo revolucionario/ todos los fachas fuera de mi barrio”. Tradotto: "Siamo i tifosi più anarchici, più ubriachi, più antifascisti; per il nostro fulmine di rivoluzione, fuori tutti i fascisti dal mio quartiere".

La forza e la determinazione di questa squadra in ambito sociale si riflette anche nel calcio: il soprannome del Rayo Vallecano è, infatti, i Matagigantes, gli ammazza-giganti, apodo attribuitogli nell'anno della prima storica promozione nel massimo campionato nazionale, nel 1978. Da quell'anno il Rayo non ha avuto però vita facile, dato che ha fatto i conti nel corso della sua storia con scottanti retrocessioni, anche in terza serie, e addirittura fallimenti a livello societario. Le ultime stagioni, però, stanno sorridendo alla terza squadra di Madrid, che non solo ha ottenuto buoni posizionamenti negli ultimi campionati, ma disputa La Liga ininterrottamente dal 2021, anno seguente la promozione con la vittoria ottenuta nei playoff di Segunda División.

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La rivalità e gli scontri con i tifosi di Real e Atletico Madrid

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Motivo principale di scontri con i tifosi del Real Madrid o dell'Atletico, non potrebbe non essere di matrice politica. Diverse volte i Bukaneros (i tifosi più caldi del Rayo) hanno dato vita a brutti eventi di cronaca con gli Ultras Sur (frangia del Real) e con il Frente Atletico (supporter dei colchoneros).

Le divergenze vengono acuite nei giorni delle partite, ed i tifosi attraverso provocazioni di ogni genere, risvegliano quell'odio capace di sfociare in vera e propria violenza. Nel 2001, ad esempio, un gruppo di ultrà del Real Madrid s'infiltrò nel quartiere di Vallecas per colpire il cuore pulsante del tifo rayista, e la risposta dei Bukaneros fu tempestiva. Il risultato fu uno scontro all'interno del barrio che fece calcolare 12 feriti. Anche la rivalità con l'Atletico Madrid è molto sentita, soprattutto a causa dell'assassinio di Francisco José Romero Taboada, membro di un gruppo di tifosi del Deportivo la Coruña, nel 2014.

Quel giorno un gruppo del Frente si scontrò con i tifosi del Deportivo, e ad aiutare i galiziani a combattere contro il nemico "fascista" si unirono i tifosi del Rayo e dell'Alcoron, altra squadra di Madrid con una minore tradizione calcistica in massima serie. Secondo le autorità sanitarie, quel giorno, almeno 11 tra aggressori e aggrediti hanno dovuto far ricorso alle cure mediche, tre di loro per ferite da arma da taglio ed altri tre con ferite alla testa.

Il Rayo Vallecano oggi

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Essendo una squadra meno blasonata rispetto alle grandi di Madrid, il Rayo è un club che vive molto di prestiti, giocatori svincolati e giovani calciatori cresciuti nel vivaio. Negli ultimi anni la dirigenza ha voluto regalare ai tifosi pezzi da novanta, nonostante fossero in un secondo, se non terzo stadio della propria carriera. Nel 2021 decisero di ingaggiare Radamel "El Tigre" Falcao, che riuscì a suon di gol a tenere lontano il Rayo dalla zona che scotta della classifica. In quell'avventura, romantica ma non solo, il colombiano decise di vestire la maglia numero 3, omaggiando il padre Radamel García, che gli aveva tramandato una smisurata passione per il calcio.

Falcao

Proprio quest'anno l'ex Chelsea ha deciso di lasciare la Spagna e ritornare in patria, ai Millionarios, ma nei più alti piani del Rayo Vallecano è stata intrapresa una scelta nel segno della continuità. Salutato Falcao, sono state aperte le braccia ad James Rodriguéz, voglioso di rilanciare la propria carriera dopo parentesi poco fortunate in Qatar, Grecia e Brasile. Il colombiano, però, non ha ancora inciso. La sua gestione desta molto sospetto soprattutto ai tifosi, dato che nelle poche presenze collezionate quest'anno ha sempre dato risposte positive, ma ciò non è sempre sufficiente per guadagnarsi una maglia da titolare.

James Rodriguez

In Liga, il Rayo sta portando avanti un campionato più che sufficiente, che soddisfa ampiamente le aspettative stagionali. Nell'ultimo match disputato contro il Valencia, sono stati conquistati tre punti d'oro che lo allontanano di parecchio dalla zona retrocessione. Al contrario, la squadra di Ruben Baraja è in caduta libera: quest'anno Los Murcielagos (i pipistrelli, soprannome attribuito ai giocatori del club) hanno ottenuto soltanto due vittorie in quattordici partite.

Al momento i Rojinblancos occupano la dodicesima posizione con diciannove punti, e sono più vicini - in termini numerici - all'Europa che alla parte bassa della classifica. Con l'ultima vittoria ottenuta gli uomini di Pérez sono usciti da un tunnel di tre sconfitte di fila, e si preparano alla sfida contro il Real Madrid. Sarà una partita difficile, contro un Real non in forma ma sicuramente superiore tecnicamente, ma la banda Ancelotti male farebbe a non preoccuparsi di una squadra conosciuta sotto il nome di Matagigantes, gli ammazzagiganti. 

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