Sei anni fa Davide Astori, lo scorso anno Joe Barone, e domenica scorsa Edoardo Bove. Perchè? Perché sempre la Fiorentina? Un destino crudele che, fortunatamente, è rimasto tale proprio come accadde 43 anni fa a Giancarlo Antognoni durante una partita contro il Genoa. In quell'occasione, il campione viola fu salvato dall'intervento del medico genovese Gatti e del massaggiatore viola Raveggi. Anche questa volta, senza la prontezza di Cataldi, avremmo forse dovuto fare i conti con una tragedia. Invece, il centrocampista della Fiorentina, in prestito dalla Roma, sta bene e non ha riportato danni neurologici.
Bove non è un caso
Bove e l’allarme di Frey: “La salute dei calciatori oggi è messa in secondo piano”
Non è però la prima volta che il calcio italiano si trova ad affrontare episodi drammatici di questo tipo. Un caso recente e tristemente noto è quello di Christian Eriksen durante l'Europeo del 2020. L'allora giocatore dell'Inter fu vittima di un arresto cardiaco durante la partita Danimarca-Finlandia e riprese conoscenza soltanto in ospedale, grazie all'intervento immediato del compagno Simon Kjaer e dello staff medico.
Con l'aumento degli impegni sportivi e delle attività ad alta intensità, è lecito temere che episodi simili possano diventare più frequenti. Per questo motivo, come ha sottolineato Sébastien Frey ai microfoni di Fuoriclasse, sulle frequenze di Radio Cusano, la prevenzione è fondamentale: “L'intervento di Cataldi non va sottovalutato. Grazie al suo gesto, Bove non ha subito alcun danno neurologico. Negli ultimi anni stiamo assistendo a diversi episodi gravi e molto simili tra loro: c'è bisogno di prevenzione. Lancio un appello alla Lega Serie A e alle Federazioni affinché ogni tesserato venga formato su come intervenire in queste situazioni. Oggi il calcio va troppo veloce, ci sono troppe partite, e i segnali sono preoccupanti. La salute dei calciatori è spesso messa in secondo piano”.
Frey ne sa qualcosa... purtroppo
—Con la salute non si scherza. Sébastien Frey, ex portiere di Inter, Verona, Parma, Fiorentina, Genoa e Bursaspor, oltre che della Nazionale francese, nella sua autobiografia "Istinto Puro", scritta insieme al collega Federico Calabrese, ha raccontato quelli che sono stati i momenti più difficili della sua carriera: l'infortunio del 2006 e la malattia del 2019.
DAL SOGNO ALL'INCUBO - "Nel 2006, nel pieno delle forze, ho subito un incidente al ginocchio che ha messo a rischio la mia carriera. Ricordo la faccia dei medici che scuotevano la testa… Fu un periodo di sofferenza terribile, l’operazione fu complicata, i tempi di recupero lunghi. Lo spettro della depressione era in agguato".
A salvare Seba fu Roberto Baggio: "Mi aspettavo la tua telefonata mi disse [...] Mi raccontò come ne era uscito, come si era riapprocciato alla vita e come la filosofia buddista lo aveva aiutato in questo. La grandezza di Baggio, al di là delle indiscutibili doti tecniche, è sempre stata questa, la sua positività, la sua resilienza, il sorriso contagioso gli ha permesso di affrontare e superare gli ostacoli che il destino gli ha riservato dentro e fuori dal terreno verde di gioco”.
"NEL 2019 HO RISCHIATO DI MORIRE" - Tredici anni dopo il grave infortunio al ginocchio, Frey ha confessato di aver rischiato di morire a causa di una malattia autoimmune: "La vita purtroppo ogni tanto ti riserva sorprese negative. A febbraio 2019 avevo iniziato ad avere una febbre che non passava, convulsioni: mi ritrovavo ad affrontare la prova più difficile della mia vita. Sono stato in terapia intensiva per una settimana e non capivo che succedeva. Dopo una settimana si sono accorti che avevo una malattia autoimmune: arrivato a casa, pensavo che il peggio fosse passato e invece ho perso l’uso delle gambe. Non c’era un perché: per niente può finire tutto".
CADERE E RIALZARSI - A distanza di anni Seba ne parla col sorriso, l'affetto delle persone care è stato la miglior medicina possibile per rialzarsi una seconda volta. Da qui dovrà ripartire Edoardo Bove, nutrirsi dell'amore della propria famiglia, dei compagni di squadra, dei colleghi, dei tifosi per portare avanti il proprio sogno con determinazione e sacrificio, quelle che non sono mai mancate a Sebastien Frey che nel suo libro rammenta: "Credere nei propri sogni e avere la forza di portarli avanti e realizzarli".
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