È stato un rapporto di amore e odio quello vissuto tra Walter Sabatini e Maurizio Zamparini. Due figure esuberanti, veraci, schiette, che si sono spesso scontrate, anche duramente, ma che sono state in grado di mettere in piedi una delle formazioni più esotiche e nostalgiche del recente calcio italiano. Nel corso dell'intervista concessa a NetBetNews.it, il direttore sportivo ripercorre la sua avventura in rosanero e ricorda il suo tribolante rapporto con il presidente, scomparso nel 2022.
Il racconto
Walter Sabatini ricorda Zamparini: “Straordinario, mi manca da morire”
Sabatini e il ricordo di Zamparini
—Walter Sabatini diventa direttore sportivo del Palermo nel 2008. In rosanero vive un biennio straordinario, riuscendo a costruire una squadra in grado di mettere paura anche alle grandi della Serie A. Tuttavia, sono stati due anni in cui non sono affatto mancate le frizioni con il presidente Zamparini, nonostante, per la squadra, le stagioni andassero a gonfie vele.
LEGGI ANCHE
Sabatini ne parla con commozione, definendo così il loro rapporto: "Turbolento. Turbolento ma meraviglioso. Mi manca da morire Zamparini. Negli ultimi tempi sono venute a mancare persone che io ho amato veramente, e lui era una di queste. Con lui la vita era sempre turbolenta, dipendeva dai suoi umori, dipendeva dall’ultima persona con cui aveva parlato. È stato un rapporto parecchio discutibile. Mi racconta Ricky Massara che loro al secondo piano sentivano le urla mie e di Zamparini che litigavamo al terzo piano. Erano litigate brutte ma belle, perché c’era un coefficiente di verità altissimo in quello che dicevamo".
Poi prosegue ricordando la bellezza e la rarità di quella rosa, costruita con grande maestria: "Abbiamo litigato tanto, però abbiamo fatto insieme un lavoro difficilmente riproponibile nel calcio. Nella stessa squadra giocavano contemporaneamente Pastore, Cavani, Miccoli, Simplicio, Bresciano, Ilicic…". E non solo, perché il Palermo di quegli anni poteva vantare davvero una rosa di gran valore. A quelli citati si possono aggiungere Sirigu, Kjaer, Abel Hernandez, Balzaretti, Nocerino, Glik, Darmian, e tanti altri ancora. "Il nostro Palermo era una pietra preziosa. Una stagione andammo tre volte a giocare a Torino con la Juve e vincemmo sempre. Ma vincevamo ovunque".
Sabatini e il retroscena sulle dimissioni: "Mi chiamò Zamparini..."
—Walter Sabatini ritorna sull'argomento Zamparini, e, approfondendo il rapporto che c'era tra i due, svela l'assurdo retroscena sulle sue dimissioni dal Palermo: "Racconto questa storia senza alcuna edulcorazione. Lui mi diceva sempre che aveva i suoi orari contadini e dopo le 18:30 non voleva rotture. E infatti, lui non si sentiva mai dopo quell’ora".
Era una serata di fine ottobre, e Sabatini percepì immediatamente che stesse per accadere qualcosa di insolito: "Mi arrivò una sua telefonata passate le 19:00. Rispondo, chiacchieriamo un po’, dopodiché comincia a lamentarsi di una serie di cose. A quel punto gli dico: “Presidente, ma che le manca per essere felice?”. Mi rispose: “Vuole sapere cosa mi manca per essere felice? Che lei e Delio Rossi ve ne andiate a fanc***”. Il giorno dopo mi dimisi e me ne andai via, con molto dolore perché allontanarmi da quella squadra era veramente difficile". E, di fatto, terminò così, l'1 novembre, l'avventura di Walter Sabatini al Palermo.
La storia, però, non si conclude qui. I rosanero proseguono la stagione tra alti e bassi in campionato, ma con ottimi risultati in Coppa Italia: "Eliminammo il Milan in semifinale con un gol a San Siro di Abel Hernandez. Una sberla all’incrocio dei pali imprendibile… un gol che emotivamente mi prende molto ancora oggi. Andammo a giocarci la finale contro l’Inter".
All'Olimpico finisce 3-1 per i nerazzurri, con la doppietta di Eto'o e la rete di Milito. "Due giorni dopo mi chiama Zamparini. Mi dice: “Senta un po’ direttore, vada da Sagramola (ex amministratore delegato Palermo, ndr) e si faccia pagare tutti gli stipendi”. Io mi ero dimesso, quindi non avevo nessun titolo per andare a chiedere gli stipendi, ma Zamparini ci teneva che li avessi perché aveva riconosciuto che non meritavo di esser mandato via. Era un uomo sorprendente, sbalorditivo, e mi manca", conclude Sabatini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA