di Simone Balocco -
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dalle lacrime bruno al derby superga passo breve
di Simone Balocco – Il derby di Torino, altresì detto “derby della Mole”, che il prossimo 4 maggio giungerà alla sua 198a edizione, è una delle partite più attese dell’intera stagione e vede fronteggiarsi la squadra torinese...
Il derby di Torino, altresì detto “derby della Mole”, che il prossimo 4 maggio giungerà alla sua 198a edizione, è una delle partite più attese dell'intera stagione e vede fronteggiarsi la squadra torinese più tifata d'Italia e la squadra torinese più tifata a Torino. Il “derby della Mole” ha sempre dato al calcio italiano tanti spunti e molte partite sono passate agli annali come iconiche.
Tra le tante anche il match del 17 novembre 1991, decima giornata di campionato, che vide la vittoria bianconera con gol di Pierluigi Casiraghi. Quella partita passò alla storia non tanto per la vittoria della squadra di Giovanni Trapattoni, ma per ciò che avvenne al minuto 16 del primo tempo. Casiraghi, allora attaccante della Juventus, aveva subìto un brutto fallo di gioco e l'arbitro Ceccarini comminò al giocatore granata che aveva commesso il fallo il cartellino giallo. Il giocatore era stato già ammonito dieci minuti prima il che significava, secondo il regolamento, l'espulsione diretta. Torino in dieci uomini per i restanti 74 minuti di gioco.
Ciò che successe al momento dell'espulsione fu un qualcosa mai successo prima nella storia del calcio italiano. Il giocatore del Torino espulso fece una scenata incredibile contro l'arbitro e fu portato a fatica fuori dal campo dai compagni di squadra, in particolare da Gianluigi Lentini. La sua rabbia era così forte che questo giocatore, in lacrime, cercò, con molta foga, di dimenarsi dalla “marcatura” dei compagni. Colui che fece quel gesto era stato Pasquale Bruno, classe 1962, difensore roccioso e grezzo di San Donato di Lecce alla seconda stagione il maglia granata dopo aver giocato tre stagioni proprio con la Juventus, con cui vinse una Coppa Italia ed una Coppa Uefa.
Il giudice sportivo fu impassibile con Bruno: otto giornate di squalifica. Il difensore sarebbe tornato in campo il 2 febbraio 1992 nel match esterno contro la Lazio. Alla fine le giornate furono ridotte a cinque e Bruno tornò il 12 gennaio. Fu tremendo quel derby: oltre a Bruno, fu espulso anche Roberto Policano per fallo (ancora una volta) su Casiraghi. Quattro giornate di stop per lui. Quel Juventus-Torino non fu un derby banale, ma ricordato come uno dei più crudi proprio per le gesta di Bruno, difensore centrale all'occorrenza terzino, che si fece conoscere a tutti con il soprannome di “o' animale”, un nomignolo che già aveva da qualche tempo, ma che tutta l'Italia calcistica conobbe in un pomeriggio di metà novembre.
E la carriera di Bruno è stata da sempre costellata da falli, cartellini gialli, cartellini rossi e giornate di squalifica: basti pensare che debuttò in Serie A con il Como e fu espulso ala prima partita proprio contro la Juventus. Un difensore per nulla elegante, Pasquale Bruno: grezzo con i piedi, ma che viveva per la marcatura a uomo e per “combattere” i provocatori e i simulatori. Per questo, chiedere allo stesso Casiraghi e a Baggio. Baggio e Bruno potevano essere compagni alla Juventus, ma nell'estate 1990 Bruno varcò la sponda granata del Po. Un passaggio contestato dai tifosi granata che però fin da subito capirono che Pasquale Bruno era il calciatore giusto che aveva il DNA di “cuore Toro”.
Dopo gli anni granata, approdò alla Fiorentina dove militò 18 mesi prima di farsi sei mesi al Lecce in Serie B e chiudere poi la carriera in Scozia e Inghilterra con gli Hearts di Edimburgo ed il Wigan. Questo è stato Pasquale Bruno da San Donato, Lecce: un passionale, uno che ci metteva la cattiveria giusta per strappare all'avversario di turno la palla o farsi rispettare in campo. Non a caso, il soprannome “o'animale”, mai digerito dal calciatore, per molti era azzeccato come una sua entrata rude. Anche non sulla palla. Si ringrazia Gigi Lentini che quella domenica pomeriggio trattenne con la forza Bruno altrimenti, come ha sempre detto il difensore pugliese, quel pomeriggio avrebbe finito la carriera. In un derby, oltretutto.
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