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Fuochino Juventus, nel calcio sulle montagne russe del campionato post-Covid

TURIN, ITALY - JULY 20:  Cristiano Ronaldo of Juventus scores the opening goal from the penalty spot during the Serie A match between Juventus and  SS Lazio at Allianz Stadium on July 20, 2020 in Turin, Italy.  (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Juventus-Lazio 2-1

Redazione DDD

analisi Fcaebook di Roberto Beccantini -

Quando una squadra-lotteria incrocia una squadra-ospedale, può succedere di tutto. Che la cronaca di una partita orienti la storia di un verdetto (il nono scudetto: probabile, adesso) e che la Juventus, anche contro una Lazio di scorta, molto di scorta, confermi di essere una riffa permanente, capace di troppo, con o senza Pjanic. Per carità, il calcio post lockdown sembra un turista sulle montagne russe, ma il modo in cui la Tiranna riesce a complicarsi la vita, lei che per una vita ha insegnato a come godersela, sta per diventare un brevetto. Dal centrocampo che fu alla Bbc che non è più, molto la Famiglia dovrà lavorare. Il 2-1 dello Stadium ha rispettato le locandine del film ed è stato scolpito dai protagonisti sommi: Cristiano e Immobile, 30 gol a testa e l'Oscar di capocannoniere che attende un padrone.

Una parata di Wojciech Szczesny contro la Lazio

Faceva un gran caldo (per tutti), e non è che i duellanti scoppiassero di salute. Avrebbe dovuto giocare Higuain. Ha giocato Dybala: un segno del destino. Nel primo tempo, sgonfio, un palo di Alex Sandro e uno, croccante, di Immobile. Nel secondo, di tutto un po’. Dal mani-comio di Bastos che, via Var, ha portato al penalty del marziano, alla papera di Luiz Felipe che ha propiziato il contropiede Dybala-Cristiano. E poi, dopo una traversa di Cierre, ecco la solita Juventus di stagione, svagata e sbadigliante, fino alla bonucciata del penalty e al volo di Szczesny sulla punizione di Milinkovic-Savic. Tutti calati, tutti tremanti: persino Rabiot, fin lì uno dei più rotondi.

Sarri ha chiuso togliendo Dybala e inserendo Rugani: una mossa che in altre epoche avrebbe agitato fior di dibattiti. Non ora. Otto punti in più a quattro turni dall’ultimo gong. Poi il Lione. Servirà una fabbrica, in Champions, non la lotteria di questo lungo scorcio.

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