Servirebbero nuove parole per spiegare quello che si è visto sul colle di Montjuic. Lo stadio olimpico Lluís Companys ha indossato l'abito migliore per ospitare la partita più importante de LaLiga. Il Clásico numero 261 della storia del calcio spagnolo non ha deluso le aspettative: Barcellona e Real Madrid hanno regalato spettacolo. Partita che ha dato delle risposte, ormai quasi definitive, sulla stagione di catalani e madrileni. I blaugrana schiantano i blancos 4 a 3, con una rimonta in 25 minuti folli del primo tempo, e vedono il titolo iberico ad un passo. Una partita, per dirla come l'ospite d'onore del Montjuic, Travis Scott, da goosebumps.
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Un Clásico da goosebumps e stargazing: il Barcellona batte il Real Madrid e si avvicina al titolo

BARCELONA, SPAIN - MAY 11: Lamine Yamal of FC Barcelona celebrates with team mates after Fermin Lopez of FC Barcelona scored their team's fifth goal which was disallowed after during the LaLiga match between FC Barcelona and Real Madrid CF at Estadi Olimpic Lluis Companys on May 11, 2025 in Barcelona, Spain. (Photo by David Ramos/Getty Images)


Tra stelle della scena e difese da rivedere
—La settimana calcistica si è aperta con quella che a detta di molti è la partita dell'anno, una delle più belle semifinali della Champions League. A San Siro, l'Inter batte il Barcellona e vola in finale. Lo fa in una partita con doppio vantaggio, rimonta e contro-rimonta che si completa tra i minuti di recupero del secondo tempo regolamentare e il primo supplementare. Per molti, il Clásico inizia con l'eliminazione della squadra di Hansi Flick.
Il timore per un contraccolpo psicologico dei catalani era tenuto in conto in vista dello scontro diretto. Per circa un quarto d'ora, sotto al sole di Montjuic, sembrava addirittura essere reale. Una difesa blaugrana decisamente in tilt si fa imbucare dalla velocità e la tecnica di Kylian Mbappé che, prima, ottiene e segna il rigore e, poi, non spreca il bellissimo assist di Vinicius. Il tabellone, al 14esimo, recita: Barcellona zero, Real Madrid due.

Un copione già visto delle ultime partite dei Culés, soprattutto nelle due semifinali di Champions League contro l'Inter, dove si è ritrovata a rimontare due reti di svantaggio. Stesso destino che seguirà anche il Clásico. Il Real Madrid di Carlo Ancelotti perde sia le misure che la convinzione, che vengono ritrovate dal Barcellona. Lo fa con i suoi gioielli: il senso del gol e il tempismo di Eric Garcia e la stella che brilla più di tutte, Lamine Yamal. Proprio il 17enne è quello che rimette tutto in parità: un tiro a giro sensazionale. Poi, con una doppietta personale - e la complicità della difesa dei blancos -, è Raphinha a completare la rimonta.
Nella ripresa, c'è tempo per la tripletta di Mbappé e per tantissime occasioni. Tra tutte, quella di Víctor Muñoz che davanti al portiere blaugrana spara fuori il gol del pari. Ma finisce 4 a 3: il Barça vince il quarto Clasico stagionale e vede il 28esimo titolo ad un passo.
Flick come Guardiola, Ancelotti all'ultimo ballo
—Due stagioni diverse di due squadre agli antipodi del calcio spagnolo, come il giorno e la notte. Anche il Clásico di ieri pomeriggio, domenica 11 maggio, ha mostrato questa contrapposizione tra Barcellona e Real Madrid. Una differenza che si è poi concretizzata nel risultato. Il doppio vantaggio iniziale delle merengues è stato spazzato via come polvere al vento da un attacco fenomenale.
Hansi Flick sembra aver messo sotto scacco il gioco di Carlo Ancelotti, ancora una volta in questa stagione. Il tecnico tedesco arrivato a inizio stagione ha preso in mano il progetto precedente di Xavi e lo ha reso una vera macchina da gol. Lo ha fatto nella maniera più eclatante possibile. Infatti, Flick è l'unico allenatore dei Culés - insieme a Pep Guardiola - a vincere i primi quattro.

In questi quattro incroci i blancos non hanno trovato il modo per incidere ai danni dei rivali. Il pressing asfissiante, il giro palla e il tridente devastante dei blaugrana hanno impedito, per la maggior parte dei confronti stagionali, le scorribande dei madrileni. Come canta Travis Scott, presente allo stadio, il Barcellona ha trovato "the formula like I own the race", mentre il Real Madrid l'ha persa. Ancelotti, che a fine stagione non sarà più allenatore delle merengues, perde il suo ultimo Clásico con i cori catalani che spazzano via quel hala Madrid: "Visca el Barça y visca Catalunya".

Barcellona e Real Madrid come stargazing: Yamal e Mbappé
—Nella partita decisiva della stagione spagnola, nello scontro diretto che avvicina il club catalano al titolo della Liga e manda i madrileni in una fase di riflessione. Anche qui, la contrapposizione tra i sentimenti di Barcellona e Real Madrid è netta. Ma nel Clasico del Montjuic, c'è qualcosa che mette d'accorso le due parti, seppur per due giocatori diversi.
Una sconfitta è sempre una sconfitta. Ma se c'è un punto fisso da cui partire questo è Kylian Mbappé. Mentre la sua ex-squadra va a giocarsi la finale di Champions League, l'attaccante francese sembra destinato a non vincere niente alla prima stagione con i blancos. Nonostante ciò, il 26enne non ha mai smesso di segnare. Una tripletta in un Clásico tra Barcellona e Real Madrid che gli vale anche il primato nella classifica marcatori: 27 reti contro le 25 di Robert Lewandowski.

Da un lato la stella dei madrileni, dall'altra quella dei catalani, quella che sta sorprendendo sempre di più. Per un Clasico memorabile servivano anche le giocate di Lamine Yamal in risposta ai gol di Mbappé. Quando il Barça trova la via per andare dal 17enne canterano blaugrana, tutti si aspettano qualcosa di straordinario. Ed effettivamente è così. Il suo mancino disegna traiettorie che vede solo Yamal: il gol del 2 a 2 ne è un esempio; ma anche dei passaggi o dei cross di esterno (sprecati pure da un giocatore decisivo come Raphinha).
Barcellona-Real Madrid finisce 4 a 3. Ai blaugrana di Flick servono solo due punti per mettere le mani sul titolo spagnolo. Sarebbe il terzo stagionale dopo la Supercoppa e la Coppa del Re (entrambi vinti davanti ai rivali madrileni). Ma questo è stato un match intenso, tra rimonte e giocate fenomenali. Citando ancora Travis Scott: come un stargazing calcistico.
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