derbyderbyderby editoriali Inter-Fluminense 0 a 2, l’epilogo della stagione dei nerazzurri: cosa rimane a Chivu

Mondiale per Club

Inter-Fluminense 0 a 2, l’epilogo della stagione dei nerazzurri: cosa rimane a Chivu

Inter Fluminense
Finisce l'avventura negli Stati Uniti: tanta delusione in casa interista che conclude la sua annata calcistica con una sconfitta
Samuele Amato
Samuele Amato Redattore 

Sembra davvero difficile trovare un senso a quello che è successo nell'annata calcistica nerazzurra che si è conclusa nella serata di ieri, lunedì 30 giugno. L'Inter non riesce a trovare le energie, a tratti mette il cuore, ma manca sicuramente la testa. La squadra di Cristian Chivu perde per 2 a 0 contro un solido Fluminense che si organizza difensivamente e usa l'esplosività dei propri attaccanti per le ripartenze. Finisce così il Mondiale per Club del Biscione - e si conclude una stagione infinita e anomala. Che, forse, segna la fine di un ciclo importante del club meneghino.

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Troppe assenze, ma poca qualità

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I giorni precedenti alla partita valida per gli ottavi di finale della competizione targata FIFA sono occupati dalle notizie che vengono dall'infermeria. Alcuni giocatori dell'Inter devono lasciare il ritiro statunitense e rientrare prima del previsto, per via di vari infortuni. Tra questi ci sono Benjamin Pavard e Yann Bisseck, i quali costringono Matteo Darmian ad essere titolare fisso e unico disponibile come braccetto di destra. A loro due, si uniscono altre pedine importanti: Davide Frattesi e Hakan Calhanoglu. Quest'ultimo al centro di notizie del mercato in uscita.

Per Chivu, dunque, scelte obbligate (si aggiunge anche l'assenza di Pio Esposito). Una è sicuramente Kristjan Asllani in regia di centrocampo. Il 23enne albanese è una chiave del match: nonostante qualche lancio lungo o cambio di gioco, non riesce a dare verticalità e velocità alla manovra di costruzione. Ma la qualità viene a mancare soprattutto, almeno nei primi minuti di gioco, nella fase difensiva. In particolare sulla sinistra, dove Federico Dimarco e Alessandro Bastoni non si fanno trovare pronti dallo scambio veloce dei brasiliani. Al terzo minuto, quest'azione offensiva del Fluminense è già vincente: troppo molle Stefan De Vrij in anticipo, disattento Matteo Darmian, distaccato Denzel Dumfries e una lettura pessima di Yann Sommer. German Cano, libero, batte in rete per l'1 a 0.

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Il primo tempo è il manifesto di una squadra che ha perso testa, voglia e qualità. L'unico a metterla è Nicolò Barella. Imprecisioni tecniche, invece, da tutti gli altri interpreti: persino il capitano, Lautaro Martinez, non sembra in forma smagliante. Così come il suo partner in attacco, Marcus Thuram. Il francese, rientra da un infortunio (forse dallo stesso che si porta dietro da mesi) e sembra giocare con qualche fastidio di troppo. Senza un giro palla veloce, senza movimenti, il Fluminense si posiziona benissimo e blocca qualsiasi apertura all'Inter - e ritorna il mantra: a questa squadra manca chi salta l'uomo.

I cambi di Chivu: l'unica cosa positiva

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L'Inter ci prova, non rinuncia e nel secondo tempo aumenta i giri del motore, seppur con qualche limitazione. Le sostituzioni arrivano al 53esimo e sembrano poter dare qualche speranza ai nerazzurri. Fuori Kristjan Asllani, Denzel Dumfries e Henrikh Mkhitaryan; dentro Petar Sucic, Luis Henrique e Valentin Carboni. Chivu sceglie di togliere il vertice basso e aggiungere due trequartisti dietro la punta.

Effettivamente, il primo pallone toccato da Sucic è una verticalizzazione che arriva su Carboni. Con due passaggi, l'Inter arriva in area avversaria, ma non riesce a battere il blocco del Fluminense. Qualcosa che nel primo tempo non si è visto. Al 66esimo, Sebastiano Esposito entra al posto di Thuram. I tre davanti danno vita a varie occasioni, con Lautaro più al centro della manovra offensiva. Il Toro di Bahìa Blanca ha due occasioni importanti: la prima parata da Fabio, la seconda si stampa sul palo (il terzo legno colpito dal capitano nerazzurro). L'altra occasione ce l'ha De Vrij, che però non riesce a indirizzare il pallone in porta.

Inter Carboni

Meno riuscito il cambio di Luis Henrique che, nonostante le sue qualità tecniche, non riesce a incidere. Quando Chivu fa passare l'Inter al 4-2-4, si posiziona sulla sinistra per rientrare sul destro - ma non ha ancora quel guizzo che gli faccia saltare l'uomo. Al 93esimo - dopo tanti tentativi dei nerazzurri - la pietra tombale sulla partita e sulla stagione: difesa posizionata malissimo ed Hercules fa 2 a 0. Fluminense ai quarti di finale.

Le ceneri di un progetto finito: come costruire la nuova Inter?

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In un certo senso questa partita, che è l'ultima dell'infinita stagione calcistica 2024-25, è anche un sollievo che sia arrivata. Non per la sconfitta, quanto per mettere un punto e andare a capo. Serve questo, serve la serenità, il riposo e ritrovare le energie per i giocatori. Ma serve - soprattutto - un vero e nuovo progetto tecnico e sportivo. Servono idee ai dirigenti, chiamati a fare un mercato necessario: sia in uscita, quanto in entrata.

Il Mondiale ha dato qualche risposta. Ci sono ancora giocatori importanti su cui costruire l'Inter che verrà: Bastoni, Barella, Lautaro sono probabilmente i tre grandi insostituibili. Ma ci sono anche novità. Tra quelle più interessanti ci sono Pio Esposito (che in una partita ha fatto capire che apporto può dare) e Valentin Carboni. E poi Petar Sucic, che sta iniziando a inserirsi sempre di più nella trama di gioco nerazzurra, dando tanta qualità.

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Ma serve davvero altro. L'idea di svecchiare la rosa è già una grande e buona idea: sia per dare freschezza, sia per costruire a lungo termine (e su questo, bisogna farlo capire ai tifosi: non esiste "tutto e subito"). L'arrivo di Ange-Yoan Bonny è importante per l'attacco e in questa direzione. Serve pescare anche qualche caratteristica che in rosa non si ha: a parte Carboni, serve qualcuno che metta tanta tecnica nel saltare l'uomo. Il gioco interista si sta stagnando: il giro palla non sta dando più sfogo alle triangolazioni di pochi mesi fa. Il passaggio dal 3-5-2 di base al 3-4-2-1 è già un'arma in mano a Chivu, ma probabilmente sarà importante cambiare sistema e persino i principi di gioco.

Il mercato in uscita - che ha già visto andare in scadenza Correa e Arnautovic - sarà fondamentale. Mentre si cerca di capire cosa ne sarà di Mehdi Taremi, l'affare Calhanoglu è diventato un caso estivo. Il centrocampista turco vede il ritorno in patria con la maglia della sua squadra del cuore, il Galatasaray. Le parole di Lautaro nel post-partita e quelle - anche sorprendenti - del presidente Beppe Marotta portano allo scenario di una separazione con il numero 20 nerazzurro.

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Ora però si stacca. Si mette un punto e si va veramente a capo. Ma si attendono risposte dal mercato. Poi, quando inizierà la prossima stagione, bisognerà capire se finalmente Chivu avrà la sua creatura, se i giocatori avranno la stessa fame e voglia. Come quella di restare, perché come ha detto Lautaro da capitano vero: "Chi non vuole restare, se ne deve andare". Ma chi resta, dovrà fare molto di più.