derbyderbyderby editoriali Inter, stile “Seattle Grunge”! Chivu si prende gli ottavi di finale e la squadra

Inter-River Plate

Inter, stile “Seattle Grunge”! Chivu si prende gli ottavi di finale e la squadra

Inter River Plate
La vittoria del Lumen Field ridà ai nerazzurri nuova linfa vitale: tante note positive, tra cui Sucic e Pio Esposito, e le conferme degli uomini migliori
Samuele Amato
Samuele Amato Redattore 

Una delle partite più attese di questa fase a girone, che racchiude anche la storia di due squadre e due Paesi legati dalla tradizione albiceleste. L'ultima partita del gruppo E del Mondiale per Club vede Inter contro River Plate, due club che hanno condiviso storici volti del calcio contemporaneo. Sfida decisiva per gli equilibri del girone e che rappresenta il primo vero e grande acuto dei nerazzurri di Christian Chivu. Al Lumen Field di Seattle, il Biscione stende Los Millonarios e va agli ottavi da testa di serie, mostrando una qualità e una brillantezza che mancava da un po' - lo fa in una partita anche sporcata da molti duelli fisici.

Inter Chivu

Come As You Are: trovata la "nuova" identità nerazzurra?

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Tra il Lumen Field di Seattle e la cittadina di Aberdeen ci sono 175 km di distanza, quasi due ore di strada in macchina nel cuore dello stato di Washington. In quella città, che si affaccia nell'Oceano Pacifico nel nord-ovest statunitense, è nata una delle band più influenti degli anni Novanta. Lì si sono formati i Nirvana di Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl (oggi frontman dei Foo Fighters). Proprio con l'ingresso di quest'ultimo, nel '91, la band esplode definitivamente. Lo fanno rivoluzionando il genere del grunge rock, il quale ha la città natale proprio a Seattle.

Uno dei brani più iconici di uno degli album (Nevermind) più importanti della storia della musica è un inno all'accettazione di sé stessi in contrapposizione alle pressioni esterne da parte della società. Si tratta di Come As You Are, "Vieni come sei" - che si trova scritto anche nel cartello di benvenuto di Aberdeen. L'Inter di Chivu ha raccolto questo invito e nella partita contro il River Plate ha deciso di essere quello che è davvero.

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Il finale di stagione è stato turbolento per i nerazzurri, quando si sono ritrovati con alcune certezze che venivano meno. In poco tempo, avrebbero dovuto ritrovarsi e rinnovarsi, duro compito che è toccato al nuovo tecnico dei meneghini. Una richiesta che veniva avanzata da tutto l'ambiente interista e da esaudire in maniera tempestiva, soprattutto per continuare il Mondiale per Club. Come nella canzone dei Nirvana: Take your time / hurry up (Prendi il tuo tempo / sbrigati), l'Inter deve capire come ripartire, mentre gli altri dicono di sbrigarsi.

Ebbene, una risposta è arrivata nella vittoria per 2 a 0 contro il River Plate. Nonostante assenze importanti (Calhanoglu tra tutti), i 20 volte Campioni d'Italia hanno messo su una prestazione importante. Lo fa con grandissima qualità e convinzione dei propri mezzi, in una partita che ha richiesto di sporcarsi un po'. Kurt Cobain canterebbe così: Come doused in mud / soaked in bleach (Vieni imbrattato di fango / imbevuto di candeggina).

La cifra tecnica dell'Inter: Mkhitaryan e Barella brillano, prime magie di Sucic

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Questa "nuova" identità interista riparte dalle certezze: la qualità dei giocatori migliori. In particolare a centrocampo, dove l'Inter ha effettivamente creato un mismatch importante coi rivali argentini. Mentre Kristjan Asllani ha iniziato timidamente, per poi crescere sempre di più nel corso della partita, a prendere in mano il gioco sono le due mezz'ali: Henrikh Mkhitaryan e Nicolò Barella.

Entrambi hanno messo in campo tutto quello che avevano, mostrando delle qualità che il River Plate non poteva pareggiare. Grande visione di gioco, precisione nei passaggi e soprattutto la possibilità di saltare l'aggressiva pressione degli avversari che, più che andare sulla palla, entravano dritti sull'uomo (e se il match si è incattivito è anche un po' colpa dell'arbitro che ha concesso molto).

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Sia Mkhitaryan che Barella si sono sempre fatti trovare liberi dai propri compagni, arrivando persino a percorrere tanti metri palla a piede e smistare i palloni sulla trequarti avversaria. Inoltre, il centrocampista armeno ha agito da vero professore del centrocampo: una geometria che vedeva solo lui. Una sua lettura di un retropassaggio dei Millonarios argentini, porta all'anticipo e alla seguente espulsione di Martinez Quarta. Il centrale stende il 36enne (anche lui classe 1989 come i Nirvana) che andava spedito in porta senza difensori davanti a sé.

In questo contesto di superiorità numerica, Christian Chivu azzecca i cambi. Uno di questi è il nuovo arrivato Petar Sucic per Nicolò Barella. La promessa del calcio croato si rende protagonista sul gol dell'1 a 0 con l'assist vincente per Pio Esposito, ma soprattutto è autore di giocate importanti. Il numero 8 nerazzurro, all'89esimo, prende il pallone a centrocampo e inizia a mostrare la sua qualità tecnica. Con una finta di corpo fa scivolare il primo avversario e poi salta il secondo. Avanza pochi metri palla a piede e richiama a sé la pressione di un altro avversario, liberando lo spazio per Mkhitaryan - che però, davanti al portiere, non riesce a battere in rete. Uno dei tanti lampi che fanno ben sperare gli interisti e i tifosi croati.

Il grande leader e il sogno del nuovo bomber

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La scelta iniziale del tecnico rumeno in attacco è quella vincente. C'è chiaramente il capitano e trascinatore di Lautaro Martinez che, nonostante non abbia trovato il gol (un altro legno colpito), ha giocato un'altra partita da leader vero. Lo ha fatto con un nuovo compagno di reparto, Francesco Pio Esposito. I due si trovano alla perfezione, si scambiano il pallone e si inizia a intravedere cosa può dare il 19enne.

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Fisico imponente, agisce sia da boa che da terminale offensivo, non si nasconde e riceve il pallone per scambiarlo subito con i compagni. A tratti ricorda Bobo Vieri, a tratti il Lukaku dell'era Conte. Caratteristiche tecniche che negli ultimi due anni l'Inter non ha avuto nel suo pacchetto avanzato. Il suo gol, quello che stappa il match, è solo il premio per una partita di alto livello del gioiello ex-Spezia. Raccoglie il passaggio di Sucic, Pio si porta la palla sul destro mandando sia il difensore che il portiere sul lato opposto e tira. Una rete che corona il sogno di una vita con quei colori e che, ora, potrebbe continuare a vestire.

Mentre la speranza cresce con questa prestazione di Pio Esposito, Lautaro rappresenta ancora il faro che guida il mondo nerazzurro. Un'altra certezza è Alessandro Bastoni, che non dovrebbe essere più una sorpresa - eppure, sorprende ancora. Lo fa con il 2 a 0 definitivo, dove salta l'entrata (a tenaglia) di due difensori del River e un tunnel al terzo, per poi scaricare in porta un gran sinistro basso.

Inter in testa: da Seattle esce ancora più grunge

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Questo Mondiale per Club è un appuntamento con un mondo che ha regalato tante icone e mode contemporanee, influenzando tutta la cultura pop: come la musica e il cinema. A Seattle, città natale del grunge rock, l'Inter riparte da questo sound graffiato e potente, ritrovando le proprie certezze e idee, innestando la personalità decisa di Christian Chivu.

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Ma guai a parlare della nascita dell'Inter di Chivu. Lo stesso tecnico rumeno invita alla calma, ironizzando anche nel post-partita: "Manca solo dire 'Chivulismo'. Ma abbiamo fatto una partita vera". I nerazzurri lo hanno fatto alla loro maniera, capendo i momenti e sfruttando le proprie qualità.

Come un'altra band di Seattle, i Soundgarden di Chris Cornell. La Beneamata si accoda all'invito del brano My Wave, un altro inno a percorrere la propria strada, nella maniera più autentica e libera possibile (Break, if you like the sound / If it gets you up / If it brings you down). Chivu si prende la squadra e gli ottavi, l'Inter ritrova (con Bare, Mkhitaryan, Basto, Dumfries e Lautaro) e rinnova il suo stile. Quest'ultimo porta le firme anche dei nuovi volti di Sucic e Pio Esposito.