Venerdì 15 novembre (calcio d'inizio alle 20:45), Svizzera e Serbia si sfidano nella gara valevole per la 5ª giornata di Nations League che deciderà le sorti del Gruppo 4. Le due squadre si trovano in una situazione delicata: con una vittoria, la Serbia potrebbe ancora sperare nel pass per la fase a eliminazione diretta e condannare gli elvetici alla retrocessione in League B. Per la Svizzera, la sfida contro Dusan Vlahovic e compagni, rappresenta "l'ultima chiamata" per cercare di agguantare quantomeno i playoff che, in caso di successo, le garantirebbero la permanenza in League A.
Rivalità oltre il calcio
Svizzera-Serbia, “Amici mai”: nel 2018 Shaqiri e Xhaka fecero infuriare Belgrado
Una rivalità che va oltre il calcio
—La rivalità tra Svizzera e Serbia affonda le proprie radici nella storia e nella politica dei Balcani. La Svizzera è una nazione che ha accolto, soprattutto negli anni '90, molti immigrati provenienti dalla ex-Jugoslavia, tra cui un gran numero di albanesi del Kosovo. Il fenomeno migratorio ha condotto nel Paese elvetico diverse persone di origine kosovara, incluse le famiglie di calciatori come Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri. La questione dell'indipendenza del Kosovo è un tema molto sensibile per la Serbia, che non riconosce l'autonomia dell'ex provincia.
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Il nazionalismo e le tensioni etniche sono ancora presenti nei rapporti tra le due nazioni e si riflettono anche sul campo da calcio: ogni sfida tra Svizzera e Serbia acquista un significato simbolico. Per i giocatori di origine kosovara, sfidare la Serbia assume un valore personale, che va oltre il risultato sportivo. Non a caso, molti dei calciatori svizzeri di origini balcaniche sentono una pressione aggiuntiva e un senso di rivalsa nei confronti della Serbia, mentre questa rivalità è vissuta dai tifosi serbi con un forte spirito patriottico.
Svizzera-Serbia, l'episodio controverso del 2018
—Un capitolo importante di questa rivalità è stato scritto durante la fase a gironi dei Mondiali di Russia del 2018. La Svizzera si impose in rimonta sulla Serbia (1-2) grazie ai gol, neanche a farlo apposta, di due giocatori di origini kosovare: Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka. Entrambi celebrarono la rispettiva marcatura con il gesto dell'aquila bicipite con le mani, simbolo dell'identità albanese. L'esultanza controversa scatenò un'ondata di polemiche e l'episodio divenne una questione diplomatica.
La FIFA, su pressione delle autorità calcistiche, sanzionò in un primo momento i due atleti elvetici per comportamento provocatorio; tuttavia il gesto divise il pubblico: molti sostenitori della Svizzera e della comunità albanese interpretarono il gesto come espressione d'identità culturale e come rivendicazione di autonomia, per i tifosi serbi, invece, si trattò di una chiara provocazione, un affronto diretto.
Le implicazioni politiche aggiungono pepe e tensioni ad una sfida già di per sè carica di rivalità. La posta in palio, non ai livelli di sei anni fa, è comunque alta. Non è da escludere la possibilità che potremmo assistere nuovamente ad un incontro acceso che rievocherà antichi rancori e sfide irrisolte.
Serbia vittoriosa all'andata
—Negli ultimi tre precedenti il bilancio sorride alla Svizzera, vittoriosa per ben due volte nella fase a gironi delle ultime due edizioni dei Mondiali. In Russia il 2-1 premiò gli elvetici, in Qatar la Nazionale allenata da Yakin, rimontò la compagine serba, fissando il punteggio sul 3-2 finale. Nella gara d'andata di Nations League, invece, a far festa è stata la Serbia che si è imposta 2-0 a Leskovac grazie ad un autogol di Elvedi e alla rete di Mitrovic.
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