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Mathieu Flamini, imprenditore ambientale contro la chimica “sporca”: “Io e Ozil in società, la Terra non è sana…”

HULL, ENGLAND - DECEMBER 10:  JMathieu Flamini of Crystal Palace arrives prior to the Premier League match between Hull City and Crystal Palace at KCOM Stadium on December 10, 2016 in Hull, England.  (Photo by Ian MacNicol/Getty Images)

Mathieu Flamini ora fa l’imprenditore e su NSS Sports ha parlato della sua vita post calcio, di cambiamento climatico, sostenibilità e healty living.

Redazione DDD

Non c'è più solo il calcio nella vita dei giocatori. La lotta alle disuguaglianze sociali, la sensibilizzazione sul cambiamento climatico e l'importanza della sostenibilità sono alcuni dei nuovi interessi del calciatore moderno, anche se c'è chi, queste cose, ha iniziato a interessarsene da diversi anni. Mathieu Flamini, infatti, durante la sua carriera di calciatore si è occupato anche di altro. Dal 2008, è founder e project manager di GF Biochemicals, un'azienda che produce derivati dell'acido levulinico (solventi a base biologica) per combattere l'impatto negativo dei prodotti petroliferi nell'industria chimica - che sono derivati da impianti e rifiuti agricoli. I solventi a base biologica sono sostituti sicuri e in grado di ridurre il monossido di carbonio (CO2) rispetto agli operatori storici a base di petrolio. Dall'acqua, come tutto, nasce l'interesse e la missione di Flamini per la sfida ambientale. È da bambino, infatti, che sulla costa marsigliese (dove è nato) vive personalmente il dramma dell'inquinamento marino, e proprio guardando alle condizioni del Mediterraneo arriva la sua sfida contro la plastica e l'inquinamento. Una sfida personale che, nel tempo, si unisce a quella globale. Nel frattempo, ha trovato l'interesse del compagno di squadra dell'Arsenal Mesut Özil, che insieme a Flamini progetta la formula per combattere le disuguaglianze sociali e il cambiamento climatico attraverso la sensibilizzazione e l'educazione delle persone su come avere uno stile di vita sano. Non puoi vivere sano se anche la Terra non è sana".

(Photo by Mike Hewitt/Getty Images)

(Photo by Mike Hewitt/Getty Images)

Mathieu, hai mischiato due mondi apparentemente distanti come il calcio e la bioeconomia. In quale momento hai capito di dover fare qualcosa di concreto per migliorare la situazione ambientale? "È partito tutto dal mare. Sono cresciuto guardando i problemi del mare, i problemi che hanno iniziato ad avvolgere la natura in generale. In particolare, quello dell'impatto della plastica sull'ambiente, una delle cose più gravi che, poi, si riflette sulla nostra esistenza. Successivamente, quando ho avuto l'opportunità di poter lavorare a contatto con l'energia e le fonti rinnovabili, ho iniziato a essere coinvolto nel movimento sostenibile e portare soluzioni per quello che ritengo uno dei più grandi problemi del nostro tempo: il cambiamento climatico". É qualcosa di difficile per un calciatore trovare il tempo - oltre il calcio - per un interesse così importante. Anche perché siamo abituati a vedere i calciatori solo come tali. Perché tanti giocatori non riescono a far emergere il loro pensiero su certi argomenti? "Per tanti anni è stato più difficile per un calciatore parlare di cose che non fossero calcio. Ma questo sta cambiando, e molto. Adesso, nel mondo dove viviamo c'è un problema di sfiducia in generale (verso la politica, ad esempio), ma il calcio sa essere ancora un'industria capace di far sognare, anche se questo - soprattutto oggi - è molto difficile. Lo sport, il calcio, può permettere alle generazioni più giovani di sognare. Per questo lo sport deve diventare un simbolo ancora più importante di prima e deve diventare un leader nella sensibilizzazione. I calciatori, i club hanno capito che è importante avere un'opinione. Vedo che molti giocatori hanno deciso di utilizzare la propria risonanza per avere un impatto positivo e per creare un cambio. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi: guarda Marcus Rashford con i bambini poveri. Ora ci sono molti più atleti che hanno deciso di parlare e combattere per cose importanti. Direi che al giorno d'oggi parlare di cose importanti è meno un tabù rispetto a prima. Le persone condividono sempre più le proprie opinioni e anche i calciatori possono e devono farlo, soprattutto tramite i social media".

Quest'estate hai spiegato al Guardian che senti la necessità di vedere più giocatori "che pensano fuori dagli schemi". Tu sei un esempio di questi qui, ma per un giovane giocatore pensi che oggi sia più facile esprimere le proprie idee o, al contrario, con la pressione (mediatica, dei tifosi, delle aspettative in campo) sia più difficile? "Nel tempo diventerà più facile, adesso i ragazzi che entrano nel mondo del calcio hanno dei modelli di riferimento (Rashford, Bellerin, ndr), vedono che grandi calciatori lo fanno e ciò ispira i più giovani. cosa che alla mia età non succedeva, ma parlo anche fuori dal campo. Quando avevo 15 anni non c'erano ragazzi che protestavano nelle strade per certi valori o cause come quella climatica. Noi, i calciatori ma in generale quelli delle generazioni più grandi, dobbiamo imparare da questi ragazzi. Rashford e Bellerin mi rendono orgoglioso di far parte del mondo del calcio perché usano la loro visibilità per sensibilizzare su questioni importanti. Mi danno anche più fiducia nel fatto che saranno sempre più nel futuro. Diciamo che oggi i giovani hanno sì più possibilità, ma hanno anche molta più consapevolezza di cosa li circonda". Insomma, i grandi giocatori dovrebbero utilizzare di più la loro visibilità. Una cosa che hanno fatto alcune squadre di calcio. Le politiche green stanno emergendo in molte realtà sportive, come il tuo Arsenal o il Forest Green Rovers. Come può il calcio avere un impatto importante in questa challenge che coinvolge tutta l'umanità? "Ho sempre detto che i calciatori e gli atleti hanno una responsabilità sociale, sono fondamentali in questo senso al 100%. Quando un atleta ha milioni di follower capisci l'impatto che il suo messaggio può avere, e non solo nel calcio: possono avere un impatto positivo per parlare di argomenti importanti. Colin Kaepernick in questo è stato fantastico. Un atleta, infatti, può parlare di tutto, dal Black Lives Matter, al clima o all'educazione. Lo sport è una delle piattaforme più importanti e seguite ed è normale che le società, gli atleti, abbiamo tutti la responsabilità sociale di avere un impatto positivo e creare un cambio di mentalità. Il calcio può aiutare a sensibilizzare ma quello del cambiamento climatico è una questione che va oltre".

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