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Tredici anni fa la scomparsa di Gabriele Sandri: il papà “Tutto è cambiato”, quali curve nel calcio post Covid?

REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - NOVEMBER 11:  Lazio supporters remember Gabriele Sandri who died during the Serie A match between US Sassuolo and SS Lazio at Mapei Stadium - Citta' del Tricolore on November 11, 2018 in Reggio nell'Emilia, Italy.  (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

L’11 novembre 2007 l’omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri seguiva di poco quello dell’ispettore Raciti "Da allora tutto è cambiato", dice papà Sandri e la pandemia ora sta stravolgendo il tifo organizzato

Redazione DDD

A tredici anni dall’’uccisione di Gabriele Sandri del colpo di pistola esploso da Luigi Spaccarotella fa ancora discutere. E piangere. "Una parte di me è finita quell’11 Novembre, la vita non è più la stessa e adesso col virus ci sentiamo come in gabbia", ha raccontato, ad Avvenire, Giorgio papà di 'Gabbo', simbolo di una battaglia di verità e giustizia conclusa nel verdetto della Cassazione. Omicidio volontario e nove anni e quattro mesi di carcere scontati per l’agente, ora casaro in un caseificio della provincia di Caserta, dopo aver appeso al chiodo la divisa della Polizia.

Giorgio Sandri (Photo by Ernesto S. Ruscio/Getty Images)

Il 2007 era un annus horribilis, poco prima di Badia Al Pino a morire nel derby Catania-Palermo fu Filippo Raciti, altra brutta storia. "Da allora molto è cambiato - dice Giorgio Sandri - dalla tessera del tifoso all’emergenza sanitaria. Vedere gli stadi chiusi non è più calcio. E’ giusto parlarne, interrogarsi sul futuro". Vietati gli assembramenti nell’incubo lockdown, oggi sul web la Fondazione Gabriele Sandri organizza la tavola rotonda 'Senza tifosi non è calcio, gli stadi vuoti al tempo del Covid', giornalisti, osservatori ed esperti della fenomenologia di curva sui social di Sportpeople.net a chiedersi cosa sarà del calcio moderno. Perché nemmeno tra le guerre mondiali gli stadi avevano "chiuso". Oggi invece il pubblico contingentato, seduto, distanziato e con mascherine, impossibilitato a tifare, abbracciarsi o festeggiare una vittoria come s’è sempre fatto, nell’ammutinamento del culto svilisce il cuore della partita. Manca l’essenza dell’anima. Non c’è più amore in gradinata, secondo Avvenire. Saranno vere anche per le curve le parole di Vittorio Colao. La guida dell’ex task force governativa aveva detto: "il mondo di ieri non esisterà più!".

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