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Africa, stop alla stagione in Lesotho; Moses Ramafole: “Capiamo la decisione, la vita viene prima di tutto”

Emanuele Landi

Il calcio si ferma nel Regno del Lesotho. Una giusta decisione per l'emergenza Covid-19 che non ha risparmiato il continente nero.

Il calcio ha provato a riportare un briciolo di normalità in molti stati ma non in tutti. In Africa, infatti, c’è chi ha detto stop per il campionato 2019/20. Tutti i 54 stati, poco o tanto, hanno subito la crisi dell'emergenza sanitaria. La stagione, quindi, si ferma nel Regno del Lesotho, stato meridionale del continente nero, considerato ─ a torto o a ragione ─ uno degli stati più pericolosi del mondo, nonostante alcuni progetti benefici. Dalla capitale Maseru al resto del paese non c’è stato il minimo dubbio nell'interrompere la Premier League. In testa, all'interruzione del torneo, c’era il Bantu con 50 punti (16 vittorie e 2 pareggi). La capolista, imbattuta, a +16 dalla più diretta inseguitrice non avrebbe avuto dubbi nel trionfo, arrivato poi a tavolino. «Sono entusiasta perché siamo dichiarati campioni per il 2019/20. Non siamo, però, contenti al 100% perché non abbiamo completato la stagione ─ parla così  il capitano Thapelo "Tenda" Mokhehle del Bantu FC ─. Il nostro obiettivo era giocare a tutte le partite senza perdite. Rispettiamo la decisione perché le vite sono più importanti».

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La decisione “vitale” in Africa, del resto, ha avuto riscontri positivi anche dal Linare. La compagine biancoverde, che ha sede nella città di Leribe nel distretto di Leribe, si è fermata al settimo posto a 26 lunghezze (-8 dal secondo piazzamento e -5 dal quarto). L’allenatore ad interim del Linare FC, Moses Ramafole, si è espresso così mostrando il pieno sostegno verso la decisione presa dagli organi competenti: «Siamo in crisi e accettiamo la decisione della PLMC e della Lesotho Football Association di terminare la stagione 2019/20 perché la vita viene prima di tutto. Il mio obiettivo era raggiungere la Top Four alla chiusura della stagione, ma sono un giovane allenatore e sto imparando. Vedremo la prossima stagione». D'altronde da uno persona che si chiama Moses o Mosè, se preferite, certe parole non suonano tanto strane.