derbyderbyderby calcio estero Dostoevskij scrive Ousmane Dembélé: la traiettoria della redenzione dell’ultimo Pallone d’oro

STORIE

Dostoevskij scrive Ousmane Dembélé: la traiettoria della redenzione dell’ultimo Pallone d’oro

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Come ha fatto l'ala francese a vincere il Pallone d'oro 2025? Viene qui ripercorsa la biografia di un talento incastrato fra le sue turbe esistenziali e capace di redimersi come il protagonista del capolavoro russo.
Pietro Rusconi

Ousmane Dembélé è passato per la Russia. È l'ormai lontano 2018 e nel freddo oriente si stanno giocando i Mondiali di calcio. Il ragazzo veste il numero 11 e viene da un'annata piuttosto complessa. Solo un anno prima il Barcellona ha speso per lui quasi 140 milioni (105 di base fissa con bonus accessibili da circa 43 milioni), facendone l'erede di fatto di O'Ney. Il brasiliano è uno dei giocatori più forti di questa generazione, insieme a Messi e Suarez ha condotto il Barcellona su lidi mitici e inimmaginabili per uomini mortali come noi.

La pressione psicologica su Dembélé è ovviamente enorme e ad essa si aggiungono le prime fragilità fisiche. Al termine della stagione saranno solo 22 le presenze stagionali, ma Deschamps deciderà comunque di investire sulle qualità tecniche di Ousmane. La Coppa del Mondo tornerà in Francia dopo 20 anni, nonostante Dembélé agirà da comprimario giocandone solo 4 (non partecipando alle fasi più importanti del torneo). Chissà se nella sua tormenta esistenziale dei 20 anni, tra una panchina e l'altra, il numero 11 avrà avuto la possibilità di leggere "Delitto e Castigo".

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L'inizio della mitologia di Dembélé: il Rennes

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Se di Raskolnikov si sa poco della sua vita precedente al fattaccio, del calciatore del PSG si sa molto. Dembélé, francese con radici senegalesi e mauritane, si fa conoscere al pubblico mainstream con il Rennes. Una stagione formidabile fra le riserve (13 gol in 22 partite) lo porta rapidamente alla prima squadra, anche per via di qualche scaramuccia contrattuale rischiosa.

Le qualità sono note sin da subito: alla seconda presenza ecco già il primo gol fra i grandi. Tuttavia è nel periodo fra Febbraio e Aprile che il francesino mette in mostra tutto il repertorio: 7 gol e 3 assist. Tra queste marcature, addirittura una tripletta contro il Nantes, con una rete dopo soli 57 secondi. A fine anno saranno 12 i gol e 5 gli assist in un totale di 33 presenze stagionali. Per dei puerili limiti caratteriali e un numero eccessivo di palloni persi, ci sono altrettante statistiche imbarazzanti su dribbling e tiri. La funambolica ala ambidestra francese dribbla più di Neymar nel suo prime e finalizza la maggior parte delle azioni del Rennes. Diventa a soli 18 anni il centro di gravità permanente dei rossoneri bretoni.

La scelta consapevole del Borussia Dortmund

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Dembouz e il Rennes capiscono che l'estate 2016 è già il momento di salutarsi. Troppo grandi le ambizioni del primo, troppo golose le offerte giunte per i secondi. La scelta ricade su una tappa cosiddetta intermedia, la Bundesliga: qua le squadre: "attaccano, non fanno domande". Le big sul ragazzo ci sono ma è anche la consapevolezza di essere ancora incompleto che lo porta tra le miniere della Ruhr, a Dortmund. 15 milioni fissi e 15 ulteriori di bonus, così Dembélé arriva alla corte del giovane Tuchel. Il Borussia è una squadra ormai affermata in Europa e in Bundesliga, ma gli manca sempre qualcosa a causa delle continue esose cessioni dei propri gioielli.

La risoluzione esistenziale giallonera

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Ousmane deve inserirsi in un attacco importante: Reus, Pierre-Emerick Aubameyang, Götze e Pulisic. Marco Reus lotterà per tutta la stagione con innumerevoli infortuni lasciando molto spazio alla crescita del francese. Tuchel dirà di lui: "Uno dei talenti naturali più folli che mi sia capitato di vedere. Calciava le punizioni col sinistro, gli angoli col sinistro, e poi dal lato opposto faceva lo stesso col destro." Il lavoro agito dal mister sul nazionale francese è quindi enorme: movimenti senza palla, l'inserimento in una struttura che possa organizzare e responsabilizzare il suo talento forsennato. Spesso Dembélé infatti vive una situazione sartriana, è "condannato ad essere libero" dal suo talento. I suoi dribbling, il suo primo controllo, la sua conduzione e la sua velocità producono una libertà radicale e di conseguenza la sua essenza. Questa creazione di senso, porta con sé un'enorme responsabilità che conduce ad un'angoscia esistenziale (la cosiddetta nausea).

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La sua libertà radicale è stata, in un certo senso, incanalata nel gioco di posizione del tedesco. Una produzione offensiva esplosa con la sua centralità: a fine stagione saranno 10 i gol e 20 (!) gli assist stagionali. Se in fase di rifinitura il calciatore sembra essere maturato molto rapidamente, nella finalizzazione ci sono ancora parecchi problemi: i numeri sui tiri tentati e sulla conversione realizzativa sono mediocri. Tuttavia una rete è rimasta nella storia: quella valida per la vittoria della Coppa di Germania contro l'Eintracht Francoforte.

La nausea di Barcellona

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La scalata di Dembélé verso l'élite calcistica europea sembra inarrestabile. Come citato precedentemente, il calciatore a soli 20 anni si trasferisce al Barcellona per la cifra abnorme di quasi 150 milioni di euro. La scelta della maglia è già indicativa: sceglie l'11 di Neymar, insomma pochi dubbi è lui l'erede designato. La partenza non è delle migliori, diventa virale il video della sua presentazione mentre palleggia goffamente e timidamente.

Al Barça trascorre 6 anni. 6 anni di nausea. Dembélé si trova nello stato esistenziale più faticoso e duro. La sua libertà radicale si traduce nel suo limite vero e proprio, rimane ingabbiata. Ousmane non riesce a reagire a questo malessere che il suo sconfinato talento ha creato inconsciamente. Così il ragazzo, fra videogiochi, infortuni più o meno gravi, indolenza e diete improponibili, si distacca sempre più dal calcio e dal ruolo di talento cucitogli su misura.

Il delitto e il castigo blaugrana

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Col passare del tempo la gente si dimentica di lui, lo ha sostituito con i nuovi idoli Mbappé, Pedri, Gavi e Haaland. Dembélé continua a rimanere nel circolo della nazionale ma le sue gesta a Barcellona rimangono preponderanti. Negli occhi delusi delle persone c'è il gol divorato in semifinale di Champions contro il Liverpool nel 2019. Un 1 vs 1 con Alisson gettato alle ortiche, una rete che avrebbe potuto evitare (forse) il clamoroso ribaltone del ritorno.

Ousmane come Raskolnikov commette un omicidio. Seppur metaforico, il calciatore cade vittima del suo istinto (particolarmente forte) e della volontà di rigettare un certo ordine morale collettivo. L'attuale Pallone d'oro ha ucciso il suo talento in nome di un peso esistenziale e sociale che nei suoi 20 anni non è stato in grado di sostenere. Le statistiche durante gli anni culè sono avvilenti: saranno solo 40 i gol e 41 gli assist in 185 partite. I compagni lo richiamano all'ordine (celebre l'intervento di Suarez), i giornali lo provocano e le dirigenze sbuffano: nessuno comprende il dramma solitario di Ousmane.

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Nell'analogia con il protagonista del romanzo russo, Dembélé vive la dissonanza tra il desiderio di apparire nella società catalana e quello di nascondere questo peso portato. Il risultato è una confusione e un'inettitudine palla al piede che porteranno al termine della sua esperienza punitiva col Barcellona.

Cambiare aria: Parigi

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Così nell'estate 2023, quasi sottotraccia, l'ex talentino francese si trasferisce al PSG per 50 milioni. La decisione appare come un eterno castigo: anche in Francia dovrà ereditare i (difficili) fantasmi di Neymar. La prima stagione dà risultati altalenanti: si tornano a vedere sprazzi di luce ma l'oblio interiore di Dembélé continua a mangiarlo vivo. Non ci sono più aspettative su di lui, anzi la squadra è tutta sulle spalle di Kylian Mbappè, prossimo al trasferimento al Real. Il passato del calciatore si incarna nella sua ambivalenza contro le sue ex squadre. Due gol contro il Barcellona ma soprattutto tanti errori di finalizzazione contro il Borussia Dortmund. La stagione '23-24 si chiude con 6 gol e 15 assist in tutte le competizioni.

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L'incontro con Sonja, l'incontro con Luis Enrique

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Luis Enrique nel 2023-2024 ha provato a catechizzare un calciatore preda delle turbe esistenziali. C'è un video oramai storico di un colloquio vis-a-vis con Mbappè sull'importanza di cambiare mentalità, sacrificando un po' del suo desiderio individuale in favore di un sacrificio a favore del sociale. I risultati sono deludenti, la stella francese sembra quasi non ascoltare e infatti a fine stagione saluterà.

Il tecnico asturiano capisce di aver sbagliato target: è Dembélé che deve essere redento. Luis Enrique nella stagione '24-25 decide che il numero 10 deve essere la sua stella polare, deve far fluire tutto il suo talento ma per fare in modo che questo accada, deve essere posto in un percorso lento di espiazione. La prima mossa che fa l'allenatore del PSG è quello di metterlo al centro della sua linea offensiva. Falso nueve? Centravanti? Punta? Il ruolo rimane indefinito perché Dembouz si destreggia, sfugge ai marcatori e apre spazi alle proprie spalle per gli inserimenti rapidi di Kvara e Doué. Si interscambia con i colleghi, si associa e finalizza. Eccome se finalizza: 35 gol stagionali uniti alla dolcezza dei 16 assist.

Raskolnikov ha nell'amore per Sonja la chiave per la redenzione della sua vita. Egli, sotto la guida caritatevole e pia della ragazza, accetterà di confessare e scontare la pena in Siberia per il fatto commesso. Allo stesso modo Ousmane volge la sua anima al tecnico spagnolo e al contrario di Mbappé, abbraccia pienamente il pentimento e il sacrificio che la squadra gli richiede. Infatti Dembélé non è solo migliorato nella conversione dei tiri, ma anche nella fase di pressing: esemplare l'intensa e razionale pressione su Sommer nella finale di Champions contro l'Inter.

Ousmane Dembélé ha davvero vinto il Pallone d'oro 2025

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La storia di Ousmane Dembélé è il racconto di un tormento reale, di fantasmi, di forze coercitive esterne all'individuo, di contesti socioculturali, dell'esistenza, dell'essenza e dell'avere vent'anni. È una storia "un po' complicata e sbagliata" (De André) ed è forse per questo che nella notte parigina del 22 Settembre, il francese ha alzato il premio più prestigioso per un calciatore, ovvero il Pallone d'oro. L'epilogo del libro e del percorso di Dembélé è identico. In entrambi agisce l'elemento dell'acqua: un simbolo fondamentale per vari rituali indicanti il momento della rinascita e della purificazione. Così, le lacrime fluiscono dolcemente dai visi di Raskolnikov e Ousmane.